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L’assistenza sanitaria territoriale torni ad avvicinarsi al cittadino

di Mario Sellini

19 OTT - Gentile Direttore,
mi sento di esprimere viva soddisfazione per la definitiva approvazione del Decreto cd “di agosto”. Diversi sono i punti di specifico interesse ed apprezzamento per gli psicologi. Particolare interesse suscita l’art. 29-ter (Disposizioni per la tutela della salute in relazione all’emergenza COVID-19).

In particolare il comma 2 recepisce un concetto ed un principio rispetto al quale la Professione si è da lungo tempo impegnata ed è quello di “garantire il benessere psicologico individuale e collettivo in considerazione della crisi psicosociale determinata dall’eccezionale situazione sanitaria”, in aggiunta ad un’altra necessità, “al fine di efficientare i servizi di salute mentale…”.

Oggi finalmente vediamo accolta e recepita la necessità di “garantire il benessere psicologico individuale e collettivo”. Si tratta di un passo avanti fondamentale anche se non è, dal punto di vista normativo, una novità assoluta. È dal 13 giugno 2006 che il Governo, allora Presidente del Consiglio Prodi, ha riconosciuto la necessità di costituire un modello organizzativo adatto a garantire il supporto psico-sociale, organizzando, in una unica equipe, tutti gli psicologi presenti in Azienda.

La risposta metodologica ed organizzativa a quanto indicato dal comma 2 dell’articolo 29 – ter del Decreto cd “di agosto”, in fase di pubblicazione in G.U., la ritroviamo nella direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri di 14 anni fa. Direttiva tanto dettagliata da comprendere anche il “triage” psicologico.
Evidentemente il tempo trascorso richiede una rivisitazione ed un adattamento alle condizioni sanitarie odierne ed alle mutate realtà epidemiologiche.
 
Ciò che non muta è la necessità di organizzare le risorse professionali psicologiche in una equipe costituita a livello di Azienda Sanitaria, la cui “mission” professionale ed aziendale deve essere quella di rispondere ai bisogni psicologici presenti e garantire il benessere psicologico individuale e collettivo.

La necessità di organizzare tutte le risorse professionali in un modello organizzativo unitario nasce dalla necessità di rendere flessibile l’utilizzo del personale psicologo disponibile, superando gli steccati di modelli organizzativi “a silos”, governati da una rigidità strutturale tale da impedire l’utilizzo delle risorse professioni fuori dal “silos” di appartenenza.

Noi siamo convinti che le risorse professionali psicologiche debbano essere messe a disposizione dei cittadini e delle Aziende, garantendo la multidiscinarietà degli interventi, la massima flessibilità organizzativa con l’autonomia professionale. Così come si è realizzato per il personale infermieristico, il cui modello organizzativo ha enormemente migliorato l’operatività degli stessi.

Lo stesso Decreto LEA richiede l’implementazione di un modello organizzativo complessivo ed unitario della Psicologia nelle Aziende. Il benessere psicologico individuale e collettivo, trova una sua reale collocazione in molteplici ambiti dell’assistenza sanitaria tra i quali: l’ Assistenza Specialistica ambulatoriale; le Cure palliative domiciliari; l’Assistenza sociosanitaria ai minori, alle donne, alle coppie, alle famiglie, ai minori con disturbi in ambito neuropsichiatrico e del neurosviluppo, alle persone con disturbi mentali, alle persone con disabilità, con dipendenze patologiche; l’Assistenza residenziale extra ospedaliera ad elevato impegno sanitario; alle persone nella fase terminale della vita, ecc.

È indispensabile mettere in rete l’assistenza e supporto psicologico in tutti questi ambiti e non considerare ciascuno di questi un settore “chiuso” o, peggio, autoreferenziale.

È assolutamente indispensabile attivare un modello organizzativo, anche solo come modalità di coordinamento delle risorse professionali psicologiche presenti in Azienda, capace di mettere in rete le prestazioni psicologiche erogate in tutti gli ambiti previsti dai LEA al fine di “garantire il benessere psicologico individuale e collettivo” così come previsto dal comma 2 dell’art. 29 ter.
 
Molto opportunamente la norma approvata richiede anche un efficientamento dei servizi di salute mentale. Su questo tema, ci permettiamo di dire la nostra perché, oltre 2.000 psicologi lavorano in questo settore. L’efficientamento è assolutamente indispensabile se si vuole rendere coerente forma e contenuto. La forma sono i Centri e Dipartimenti di salute mentale. Il contenuto è fatto essenzialmente se non totalmente di prestazioni ed assistenza psichiatrica e psicofarmacologica. Che sia così lo diciamo noi, ma lo confermano i dati forniti dal SISM, la cui fotografia è illuminante.

A fronte di 21 riferimenti alle specifiche attività svolte dagli infermieri, ai 17 riferimenti alla psicologia e ai 4 dell’attività degli assistenti sociali, troviamo 335 riferimenti espliciti all’attività “psichiatrica”. È la esatta fotografia di servizi che nominalmente sono definiti di “salute mentale” di fatto sono servizi psichiatrici. Non è un caso se i titoli che “raccontano” la tipologia di assistenza nella cd Salute Mentale sono: Attività psichiatrica territoriale; Attività psichiatrica ospedaliera; Consumo di farmaci; Costo dell’assistenza psichiatrica. Risulta evidente che il riferimento culturale non è quello della Salute Mentale, quanto piuttosto a quello psichiatrico.

Anche i dati relativi alle prestazioni in questi servizi risentono di un modello organizzativo che non è centrato sulla interdisciplinarietà e multiprofessionalità. Se l’organizzazione prevede che la 1a visita sia effettuata dallo psichiatra avremo un incremento delle visite psichiatriche. Ed il modello di organizzazione produce i propri effetti finali sull’individuazione del fabbisogno di personale.

L’assistenza sanitaria territoriale deve ritornare allo spirito della legge 833, deve avvicinarsi sempre più al cittadino il quale deve diventare il fulcro intorno al quale i professionisti e gli operatori sanitari ruotano, contribuendo a garantire, ciascuno per la propria parte la tutela della salute, nell’accezione ampia, come benessere complessivo, compresa la salute ed il benessere psicologico, e non solo come assenza di malattia. Ce lo chiedono i cittadini, ce lo impongono i LEA.

Questa è la lezione che la terribile esperienza della pandemia ci deve insegnare.
 
Mario Sellini
Segretario Generale AUPI

19 ottobre 2020
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