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Covid. Se manca una strategia

di Anna Pianforini

29 OTT - Gentile Direttore
desidero proporre una riflessione sulla gestione della recrudescenza dell’epidemia da SARS-COV-2 da parte delle Direzioni Generali di alcune Aziende sanitarie. Tenuto in conto che la normativa definisce le Direzioni Generali come “strategiche”, ci si aspetterebbe da esse la predisposizione di piani operativi efficaci ed efficienti, prima che accadano gli eventi: la rincorsa affannosa alla soluzione dei problemi ad eventi accaduti ha ben poco di strategico, specie quando gli eventi sono ampiamente prevedibili.

Mi si comprenda, non si tratta di fare facili accuse fini a sé stesse, ma nel mio ruolo di infermiera (da oltre un quarto di secolo) in prima linea durante la prima fase dell’epidemia e nel ruolo di delegata sindacale capogruppo in RSU, sto cercando di coniugare assieme la necessità di assicurare un livello di assistenza sanitaria accettabile con la garanzia di sicurezza degli operatori sanitari.

Allora mi chiedo: cosa c’è di strategico nel depauperare il territorio di risorse per collassare l’ambito ospedaliero per cure di bassa o medio-bassa intensità, quando sappiamo benissimo che i pazienti, soprattutto se anziani e colpiti da comorbidità è più opportuno curarli nel proprio ambito familiare? Non sarebbe stato più efficace (e meno costoso) prevedere la creazione di una rete collaborante gestita dai Servizi di Igiene Pubblica, con medici di medicina generale in collaborazione con i servizi territoriali medico-infermieristici? Era proprio il caso di relegare gli MMG al ruolo di meri prescrittori di temponi rinofaringei e costringere i cittadini a rivolgersi ai Pronto Soccorso per qualunque tipo di affezione, anche la più banale, per paura del virus?

Ancora: cosa c’è di strategico nell’aumentare i posti letto di una struttura ospedaliera fino oltre la massima capienza, quando si ha la certezza che il personale in servizio in tutte le categorie è gravemente insufficiente, anche perché nulla si è fatto in tempi di pace per fidelizzare e trattenere i propri dipendenti? E solo questione di far bella figura, di dimostrare “quando siamo bravi nell’infilare letti anche negli sgabuzzini” o stiamo parlando di consapevolezza del fatto che, pur al netto dei disagi che certamente comporta una pandemia, è necessario erogare qualità e non solo quantità?

Termino. La negazione dei problemi e l’ostentazione di ottimismi fuori luogo sono inutili e fra l’altro suonano come prese in giro per coloro che si stanno spendendo, anche a rischio della propria salute. Non ci si illuda, con questo tipo di impostazione i Pronto Soccorso saranno sempre più intasati, i posti letto negli ospedali non basteranno mai e gli utenti sanitari saranno certamente mal assistiti e mal curati.

Per contro, l’impreparazione che stanno dimostrando alcune Aziende sanitarie non può ricadere sugli “eroi”, che non sono eroi e men che meno sono missionari ma persone che svolgono un lavoro ultraqualificato ed indispensabile. E malpagato! Per questi motivi ci si aspetti da parte delle forze sindacali che militano in trincea, un attento monitoraggio della situazione.

Nel caso in cui non siano rispettati i minimi parametri relativi al rapporto utenti/operatori o qualora si configuri la possibilità di abusi di professione a tutti i livelli, non si potrà fare altro che denunciare i fatti alle autorità competenti.

Anna Pianforini
Infermiera e Delegata sindacale

29 ottobre 2020
© Riproduzione riservata

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