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Infermieri e professioni sanitarie in “ordine” sparso

di Calogero Spada

18 FEB - Gentile Direttore,
leggendo su queste pagine i due recenti contributi della FNOPI sull’infermiere del futuro e della FNO TSRM PSTRP sul lavoro del gruppo “Etica, deontologia e responsabilità professionale”, sembrano confermarsi le diffidenze già precedentemente manifestate nel merito della recente legge di bilancio, su una assai preoccupante divergenza delle politiche professionali dei diversi ordini, che non possono far bene alle professioni sanitarie non mediche, per le quali invece dovrebbero auspicarsi percorsi paralleli.
 
Le diversità sono evidenti: la FNOPI nel suo progetto di strategia programmatica per le nuove decadi pone in campo questioni estremamente pragmatiche quali il Case Manager, l'adeguamento degli organici infermieristici per garantire livelli qualitativi di cura nelle degenze e nel territorio, la valorizzazione economica, le competenze specialistiche ed avanzate, percorsi assistenziali a prevalente responsabilità infermieristica, la obsolescenza normativa e, non ultima, la ipotesi di “infermiere prescrittore”; situazioni che troverebbero le giuste analogie e corrispondenze in qualsiasi altra professione non medica; invece la risposta della TSRM PSTRP è la creazione ed adozione di una “Costituzione Etica” .
 
Pertanto, mentre gli infermieri si ripropongono come la “falange oplita” dei professionisti sanitari, con un lavoro di strategia “Licurgica” che Mangiacavalli e Mazzoleni  mettono in campo, per quanto riguarda Beux e Perciballi, a parte la proliferazione di c.d. “gruppi di lavoro” che poco o niente hanno prodotto non si intende come tale nuovo processo di astrazione dottrinaria, che pure sembra ricalcare eccessivamente il medesimo codice deontologico già esistente, possa operare una sinergia politica.
 
Tuttavia, se l’iniziativa della FNOPI risulta da una parte lodevole nel dimostrare che a «passaggi storici» dal sapore austero bisogna preferire finalità più realistiche, da diversi altri profili rivela un certo opportunismo misto ad autoreferenzialità, laddove risulta invece imprescindibile operare una sintesi professionale trasversale, con la presa in carico di annosi problemi, che ormai vanno ad elenco: 1. comma 566 Legge di Stabilità 2015; 2. Deregolamentazione della libera professione; 3. Deregolamentazione dell'indennità di esclusività; 4. Rispetto della c.d. “Riforma Gelmini” sui titoli accademici (anche con la creazione delle classi A e B negli ordini); 5. Rispetto della ultima contrattazione collettiva in tema di “valorizzazione” delle lauree magistrali; 6. Risoluzione della problematicità sulle esigue possibilità di carriera dei laureati magistrali.
Tornando all’orizzonte etico-deontologico, le diversità delle professioni, che forse andavano meglio rispettate inquadrandole in un numero di ordini corrispondenti alle “classi” di lauree sanitarie e non mettendo gli infermieri da una parte e liquidando tutte le restanti in un contenitore unico, vanno sì celebrate con una «comune base valoriale», ma questa non può essere ricercata in una aprioristica sintesi etica per poi mettere mano ai codici deontologici, ma nell’esatto percorso inverso: bisogna prima aggiornare e razionalizzare i codici, soprattutto mettere i loro esiti nelle mani del governo e soltanto poi giungere ad una sintesi più generale (Giuramento Ippocratico?).
 
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Abilitato alle Funzioni Direttive
Abilitato Direzione e Management AA SS 
Specialista TSRM in Neuroradiologia 


18 febbraio 2021
© Riproduzione riservata

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