Insinna. E se provassimo a rileggere quel libro con un'altra ottica?
di Sveva Grammatico
12 GIU -
Gentile direttore,
scrivo per rispondere a tutte le persone che fino ad oggi hanno commentato sul giornale le proprie opinioni sul libro del Sig. Insinna. Ho letto il libro ma ho dovuto farlo piano piano, all’inizio mi sono anche dovuta fermare per un po’, era troppo forte quel dolore.
Il capitolo sull’infermiera è solo un frammento della storia, non capisco perché crei tanto clamore. Esteticamente non ho molte differenze con la descrizione dell’infermiera ma non mi sono sentita neanche per un attimo offesa (la macchina acquistata a rate è nell’immaginazione del Sig. Insinna, quindi i commenti relativi all’essere ricco o povero sono assurdi). Sembra solo un pretesto per screditare una persona che a mio modo di vedere non lo merita. Ogni categoria ha i buoni e i cattivi, onesti e disonesti e non trovo giusto difenderla a priori. L’infermiera avrà pure voluto seguire il regolamento ma “forse” avrebbe potuto trovare modi e parole diverse, ritengo che un mestiere del genere presupponga anche una buona dose d’umanità.
Siete davvero sicuri di sapere cosa avreste potuto provare, dire e pensare al posto del Sig. Insinna?
Inoltre vorrei precisare che non mi pare affatto che il Sig. Insinna abbia provato ad infrangere il regolamento con il suo "potere magico" dato dalla televisione. Si è comportato come uno sconosciuto, come uno di noi, tanto da non entrare.
Io ho avuto un’esperienza simile ma anziché essere “affrontata” dall’infermiera di turno sono stata rassicurata, spalleggiata (nella mia sofferenza qualcuno era affianco a me) e ritengo che in quei momenti così critici della nostra vita chiunque vorrebbe essere “incoraggiato” anziché obbligato austeramente a seguire un regolamento.
Il mio consiglio è di rileggere il libro in un’altra ottica.
Sveva Grammatico
12 giugno 2012
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