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Rischio basso di trasmissione tra operatori sanitari e pazienti

di A. Donzelli, A. Cattaneo e L. Orlando

28 MAG - Gentile Direttore,
un’indagine dell’Ordine dei Medici di Torino
sottolinea che “il 97% dei sanitari vaccinati non può trasmettere il virus. Su un campione di 5.823 operatori (medici, infermieri, psicologi, farmacisti…) sottoposti a tampone dopo la vaccinazione per un periodo di osservazione di circa tre mesi, il 96,93% non ospitava il virus nelle prime vie aeree, quindi non era potenziale veicolo di contagio…”.

Questa indagine conoscitiva, svolta in forma anonima tra il 29 marzo e il 2 maggio, era rivolta a tutti i professionisti sanitari vaccinati a partire dal 27-12-2020, sia medici dell’OMCeO Torino, sia figure sanitarie degli altri Ordini professionali, con bacino esteso anche all’intera Regione. Come spiegato dagli autori, i rispondenti hanno aderito su base volontaria, dunque non costituivano un campione rappresentativo delle figure sanitarie operanti nella Regione Piemonte.

Tra gli 11.910 rispondenti, 5.823 sono stati sottoposti a tampone dopo la vaccinazione (nella stragrande maggioranza con Pfizer-BT), e il 96,93% non ospitava il virus nelle proprie vie aeree: i positivi sono stati il 3,07% del totale.

Pur apprezzando la lodevole iniziativa di monitoraggio, segnaliamo che i dati riportati non confermano l’affermazione contenuta nel titolo, per i motivi che seguono.

- Nella metà circa dei casi il tampone era molecolare, nell’altra metà antigenico. Quest’ultimo ha com’è noto una sensibilità inferiore a quello molecolare, dunque è verosimile che il 3,07% costituisca una sottostima della percentuale di positivi, qualora la verifica si fosse attuata con l’attuale gold standard molecolare.

- Gli autori dichiarano che il “periodo di osservazione si spalma su quasi tre mesi”, dunque – assumendo un rischio di trasmissione costante e che la protezione si mantenga costante nel tempo (senza aumentare, ma neppure senza declinare) - su base annua si tratterebbe di un tasso di positività superiore al 12,3%.

- Lo studio non ha potuto tenere conto di un gruppo di controllo. Per comprendere l’entità della protezione offerta dalla vaccinazione (con Pfizer-BT) sarebbe necessario disporre di un gruppo omogeneo di non vaccinati per confronto, ma gli autori non avevano questa possibilità, anche perché la grande maggioranza dei sanitari è vaccinata.
 
Per avere un’idea grossolana di quanto accade nella popolazione generale, calcolando la media mista tra tamponi molecolari e antigenici dal 15 gennaio al 2 maggio 2021 in base ai dati estratti dalla protezione civile, si riscontra una media del 5,54% di positivi su scala nazionale. Per il solo Piemonte nel periodo indicato si registra una media del 12,67% di positivi con i tamponi molecolari e dell’1,34% di positivi con i tamponi antigenici. La media tra questi due valori sarebbe del 7%. Un confronto tra questo valore e il 3,07% riscontrato tra i sanitari mostrerebbe una protezione del 56%.
 
Ovviamente tale confronto non sarebbe appropriato per vari motivi: una parte della popolazione generale, ancorché inferiore a quella dei soli sanitari, risentirebbe comunque degli effetti delle vaccinazioni, ed è possibile che i sanitari siano esposti a un rischio di contrarre il virus maggiore di quello della popolazione generale. Tuttavia il confronto con la popolazione generale, italiana o della Regione Piemonte, porta comunque a ridimensionare l’entità della protezione indicata: questa infatti, anche nell’arco di meno di tre mesi, sarebbe molto inferiore al 97% circa che potrebbe apparire da un primo esame dei dati dell’indagine commentata.

Comunque gli scriventi condividono le conclusioni del Presidente dell’OMCeO di Torino Giustetto “Alla luce di questi dati…si può dunque ragionare per un allentamento delle restrizioni”, anche per i motivi che seguono, che si potrebbero estendere a tutti i sanitari, in modo indipendente dallo stato vaccinale.

Infatti è stato appena pubblicato su Clinical Infectious Diseases uno studio, secondo gli autori l’unico ad aver finora quantificato il rischio di trasmissione a pazienti da parte di lavoratori della sanità (soprattutto infermieri o medici) infetti con SARS-CoV-2, a partire dalle 48 ore prima del manifestarsi dei sintomi. Un grande ospedale di Boston ha infatti attuato (da marzo al 10 giugno 2020) un contact tracing per tutti i pazienti e operatori sanitari testati positivi. I ricercatori hanno definito esposizione almeno 10 minuti cumulativi di presenza faccia-a-faccia (a distanza <6 piedi), in cui almeno uno tra paziente e operatore non indossasse la mascherina.

I 226 pazienti risultati “esposti” a sanitari infetti sono stati testati e isolati 14 giorni, chiedendo loro di riferire ogni nuovo sintomo, poi sono stati rivalutati e considerati infettati dal sanitario se positivi al test.

In 1 esposizione su 3 né l’operatore sanitario né il paziente indossavano una maschera, nelle altre la indossava solo l’operatore. C’é stata solo 1 infezione di un paziente esposto a un operatore infetto, entrambi senza maschera. Dunque le infezioni hanno riguardato solo lo 0,4% dei pazienti esposti. È ragionevole supporre che oggi, con l’uso sistematico di mascherine, le infezioni documentabili sarebbero ancora meno.

Gli autori della ricerca
 concludono che i risultati sono coerenti con la letteratura, in cui il rischio di trasmissione è strettamente legato, tra l’altro, a durata e intimità del contatto. Il rischio è:
• di gran lunga maggiore tra familiari/conviventi (10-40%)
• intermedio tra compagni di viaggio (che possono stare a lungo fianco a fianco conversando…) e tra chi condivide pasti (5-15%)
• basso/molto basso a seguito di brevi incontri con estranei
• (ndr) trascurabile all’aperto (0,1% secondo un recente studio irlandese, e ancor minore in una ricerca cinese, che ha identificato 1 solo caso all’aperto su 7.324 trasmissioni, relativo per altro a due persone coinvolte in una conversazione).

Dunque anche il rischio di trasmissione da sanitari a pazienti andrebbe considerato molto basso, fino a prova contraria. Ci sarebbe da chiedersi se la conversione in legge del DL 44/2021 sarebbe avvenuta senza modifiche anche se fossero state pubbliche le conclusioni di questa ricerca.

Alberto Donzelli
Coordinatore Comitato Scientifico Fondazione Allineare Sanità e Salute

Adriano Cattaneo
Epidemiologo, membro Gruppo NoGrazie

Luca Orlando
Gruppo TTT (Think Tank Tamponi, formato da cittadini con varie competenze)


28 maggio 2021
© Riproduzione riservata

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