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L’ictus e le strategie possibili per migliorare la prevenzione

di Valeria Caso

01 LUG - Gentile Direttore,
le patologie cerebrovascolari determinano un elevato carico di malattia nella popolazione adulta, soprattutto anziana, sia per la elevata aspettativa di vita di cui beneficia la popolazione italiana, sia per la maggiore sopravvivenza ad eventi acuti a cui oggi assistiamo. Ogni anno, in Italia ne sono colpite 185mila persone (il cui 20% sono casi che si ripetono dopo un primo episodio) ed è causa di oltre 100mila nuovi ricoveri. Un terzo delle persone colpite non sopravvive a un anno dall’evento, mentre un altro terzo sopravvive con una significativa invalidità: oggi, in Italia quasi un milione di persone vive con gli esiti invalidanti di un ictus. Il costante invecchiamento demografico sia a livello europeo che italiano potrebbe inoltre alimentare un incremento del 30% dell’incidenza tra il 2015 ed il 2035 mettendo il sistema sanitario del vecchio continente sotto ulteriore pressione finanziaria ed organizzativa.
 
A questo proposito, per comprendere meglio le differenze organizzative a livello europeo e supportare i politici, contribuenti e operatori sanitari nella creazione di un quadro strategico migliore per la prevenzione dell’ictus, l’Economist Intelligence Unit ha condotto una ricerca in cinque paesi europei (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito) in che modo questi paesi attualmente considerano e agiscono in materia di politiche sanitarie e investimenti. Per comprendere al meglio l’impatto delle politiche e gli ambiti oggetto di potenziali miglioramenti, questa ricerca è arricchita dalle opinioni di esperti sul campo in materia di prevenzione e strategie di gestione degli ictus. I risultati principali della ricerca sono i seguenti:
 
- I tassi di incidenza dell’ictus stanno diminuendo in Europa. Questo fattore è legato sia alle raccomandazioni per una vita sana che ai migliori interventi clinici per la gestione dei fattori di rischio (ipertensione, colesterolo, fibrillazione atriale, gestione del peso e stili di vita). Per un ulteriore passo in avanti, i governi dovrebbero adottare misure più strategiche in termini di supporto di altri interventi dalla dimostrata efficacia di riduzione del rischio di insorgenza dell’ictus;
 
- L’ampia maggioranza degli intervistati (84%) concorda nel sostenere che maggiori investimenti nella prevenzione ora contribuirebbero a ridurre i costi per il sistema sanitario sul lungo termine. Sebbene i tassi medi di incidenza dell’ictus in Europa e a livello nazionale siano in calo, tali cifre nascondono delle disuguaglianze. Stando alla ricerca dell’Economist, ogni paese europeo esaminato potrebbe apportare miglioramenti significativi per far fronte alle disuguaglianze regionali. Un numero maggiore di casi di ictus con conseguente decesso è rinvenibile nelle popolazioni più povere e svantaggiate su tutti i livelli.
 
- Gli esperti sostengono che equa distribuzione delle cure assistenziali e delle risorse, unita a una migliore implementazione delle linee guida locali, regionali e nazionali, saranno obiettivi cruciali su cui dovranno basarsi le policy volte alla riduzione dell’incidenza dell’ictus;
 
- La maggioranza degli intervistati ritiene che il governo debba svolgere un ruolo maggiore nel finanziamento delle attività di prevenzione per l’ictus. La maggioranza (60%) degli intervistati ritiene che la carenza di finanziamenti pubblici volti alla prevenzione dell’ictus impedisca l’accesso ai reparti ospedalieri emergenziali sul lungo termine;
 
- Iniziative di formazione e sensibilizzazione richiedono maggiori finanziamenti e sostegno. Più del 90% degli ictus potrebbe essere prevenuto e la prevenzione è di gran lunga meno costosa rispetto alla terapia acuta e al trattamento di lungo termine di un decorso post-ictus.  Purtroppo, la maggioranza (71%) degli intervistati ritiene che pochi cittadini comprendano l’impatto dell’ictus e in che misura sia un fattore responsabile di disabilità.
 
- L’implementazione delle linee guida cliniche potrebbe essere notevolmente migliorata. Soltanto il 39% degli intervistati ritiene che le più recenti linee guida in materia di prevenzione dell’ictus non siano “in gran parte” o “interamente” implementate. La carenza di finanziamenti statali e la mancanza di conoscenza dei principali fattori di rischio di ictus sono le principali barriere che ostacolano tale implementazione, stando agli intervistati.
 
Questo è un ulteriore ostacolo per il raggiungimento di uno degli obiettivi prioritari individuati dall’Action Plan europeo da raggiungere entro il 2030: ridurre il numero assoluto di casi di ictus in Europa del 10%.
 
In base a questi risultati, risulta quanto mai necessario:
1.Sviluppare campagne informative e formative;
2.Potenziare le figure professionali del mondo sanitario;
3.Implementare le linee guida cliniche per la prevenzione dell’ictus;
4.Sostenere le tecnologie digitali.
 
La pandemia da COVID-19 ha imposto di ripensare i modelli di presa in carico delle cronicità, anche andando a rafforzare e ampliare gli strumenti normativi attualmente esistenti come il Piano Nazionale delle Cronicità e dal Piano Nazionale per la Prevenzione. Si inserisce in questa cornice il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che offre l’opportunità di un miglioramento della prevenzione e della presa in carico dell’ictus: rafforzando strutture e servizi sanitari di prossimità e sviluppare soluzioni a sostegno dell’assistenza domiciliare, e sostenendo l’innovazione della sanità pubblica.
 
Prof.ssa Valeria Caso
Dirigente Medico di Medicina Interna e Vascolare - Stroke Unit dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia
Membro del Direttivo della World Stroke Organisation e dell’Osservatorio Ictus Italia

01 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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