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Medici di famiglia o Medici di Cure primarie? Cosa valorizzare e cosa cambiare

di C.Bruschelli, M.Di Fonso, D.Mazzacuva

12 LUG - Gentile Direttore,
negli ultimi giorni argomento dibattuto sono i 20 miliardi del PNRR, da utilizzare, come esposto dal Ministro Speranza, in assistenza di prossimità e telemedicina, formazione e ricerca, digitalizzazione della assistenza sanitaria, e di questi 4 nella assistenza domiciliare: da 489 Case della Salute cui afferiscono ciascuna circa 25mila Cittadini presenti nel territorio nazionale si passerà a 1300 Case di Comunità cui afferirebbero circa 45mila Cittadini, costituendo presidi sul territorio di primo contatto fra Cittadino e SSN.
 
La Casa della Comunità - si legge nel PNRR - sarà una struttura in cui opererà un team multidisciplinare di Medici di Medicina Generale, Pediatri di libera scelta, Medici Specialistici, Infermieri di comunità ed altri professionisti della salute. L’Ospedale sarà solo luogo preposto alla cura di acuzie o malattie gravi. Per i ricoveri brevi ed i Pazienti a bassa intensità di cura, ci si rivolgerà all’Ospedale di Comunità, una struttura a gestione prevalentemente infermieristica, con numero limitato di posti letto.
 
In questo cambiamento organizzativo, il Medico di famiglia che attualmente è un Libero professionista convenzionato con il SSR/SSN, scomparirebbe così come conosciuto sino ad oggi e sarebbe strutturato o come dipendente con ruolo di Dirigente Sanitario di Cure Primarie nelle Case di Comunità o come associato in Cooperative convenzionate con il distretto sanitario di appartenenza. Ma le Cure Primarie coincidono con le peculiarità della Medicina di famiglia? Diremmo di no, perché il Medico di famiglia con il suo rapporto individuale e familiare appunto, continuativo ed esclusivo, è un Professionista unico non sostituibile, come ancora oggi mostrano le indagini di gradimento dei Cittadini…
 
Certamente l’attività dei MMG negli ultimi anni ha subìto gravi danni da privazione del ruolo clinico esclusivo che dovrebbe caratterizzarla, limitata da vessazioni burocratiche e costretta da normative pressanti, persino osteggiata da molti mezzi di informazione, e tutto culminato nel periodo pandemico. Ma il MMG clinicamente preparato per il suo ruolo e che opera secondo Best Practice (e ricordiamo che davvero poco si è investito in risorse umane ed economiche per adeguata formazione dei nuovi MMG) è l'unico che giornalmente valuta la PERSONA con la sua storia individuale, familiare e clinica, l'unico che pratica in una stessa Persona prevenzione, diagnosi di acuzie, cura delle cronicità, revisione delle terapie farmacologiche complesse e l’unico che affronta in qualche modo qualsiasi problema, anche ricorrendo a consulenze mirate.
 
L’eliminazione di questa figura sanitaria ottempera davvero i bisogni di salute dei Cittadini e contiene la spesa a lungo termine? Certo la prevenzione, cardine della Medicina Generale, implica impegno economico a breve termine, ma Il Medico che cura con Appropriatezza e con cure personalizzate è dimostrato spendere meglio e meno per i propri Pazienti, a fronte di una condizione di maggiore Benessere dimostrato e percepito dalla popolazione…
 
Torniamo allora alle perplessità sulle evoluzioni insite nel nuovo PNRR; in prima osservazione, poiché non esistono solo le grandi città ma molti piccoli centri disseminati, si perderebbe la capillarità di assistenza sanitaria, giacchè 1300 Case di comunità non potrebbero coprire l’intera superfice territoriale con facile fruibilità da parte di tutti i Cittadini in aree disagiate, e se invece l’attività viene svolta nelle Cooperative queste potrebbero gestire un servizio fattibile in comuni con meno di 15mila abitanti, poiché centri cui afferiscano numeri superiori di Assistiti potrebbero rivelarsi improponibili per questioni logistiche..
 
Successivamente, la figura del Medico di Cure primarie che opera in queste strutture come dipendente con turnazioni definite similmente agli Ospedalieri rappresenterebbe una depersonalizzazione del rapporto Medico-Paziente, una possibile evoluzione verso frammentazione delle cure e soprattutto una figura specialistica con minori potenzialità del Medico di famiglia in merito a Medicina Predittiva e Preventiva…
 
E nelle Cooperative invece si creerebbero conflittualità professionali tra gli stessi MMG e tra loro e gli Specialisti, o peggio si potrebbero dare in gestione al privato accreditato le Case di Comunità, e qui la riflessione: il privato è gestito da imprenditori ed offre spesso solo rapidità, non necessariamente qualità superiore al SSN…Basterebbe modificare, purchè con appropriatezza, la disponibilità diagnostica all’interno delle strutture pubbliche…Soluzioni possibili nell’immediato futuro?
 
Probabilmente una scelta intermedia, che tenendo conto di attività oggi svantaggiose dei MMG e di esigenze oggi non soddisfatte della popolazione, sovrapponga benefici contrattuali tanto auspicati per i Medici di famiglia, similmente a quanto già esistente per gli Specialisti convenzionati, e garantisca per i Cittadini istituzione o potenziamento di centri territoriali organizzati di Cure Primarie, con cartelle cliniche condivise e fruibili per tutti gli operatori, cui afferiscono a turno sia Medici di Famiglia di quel territorio sia Specialisti ed altre figure sanitarie, nonché Medici di Continuità assistenziale, per fornire in quelle sedi servizio continuativo anche diagnostico ai Cittadini sia in acuzie non grave sia nei follow up, ma conservando il rapporto esclusivo caratteristico della Medicina di Famiglia e la capillarità della presenza come oggi…
 
Nelle formule contrattuali si potrebbe poi ridefinire il massimale di assistenza e tutta la logistica dell’attività, la libertà prescrittiva e la necessaria deburocratizzazione, ma tutto dovrebbe essere condizionato da una Formazione Specifica clinica adeguata per i nuovi Medici di famiglia, in cui semeiotica, metodologia clinica, farmacologia, ricerca e comunicazione Medico-Paziente forniscano strumenti indispensabili per applicare una disciplina medica di grande complessità e rilevanza socio sanitaria, da interpretare per la sua completezza come un punto di arrivo, e non di partenza, della nobile Arte Medica.
 
Carla Bruschelli
MMG Internista, Presidente Movimento Assistenza Tecnologia Organizzazione Medicina Innovazione (ATOMI)

Marina Di Fonso
MMG Allergologa, Vicepresidente Movimento ATOMI

Domenico Mazzacuva
Specialista ambulatoriale Odontoiatra, Segretario Movimento ATOMI


12 luglio 2021
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