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Ospedale e territorio, superare le “barriere” nelle competenze

di Girolamo Digilio

17 SET - Gentile Direttore,
l’approfondito dibattito sulle funzioni e sull’organizzazione degli Ospedali del Servizio Sanitario Nazionale nell’ambito del “Forum per gli Ospedali” ospitato da Quotidiano Sanità negli ultimi mesi è stato ripreso ed autorevolmente integrato dal “Forum Permanente sul Sistema Sanitario Nazionale nel post Covid” nel documento “Ecco come ricostruire la sanità dopo la pandemia”, comparso su Quotidiano Sanità del 16 settembre 2021.
 
Nel condividere la necessità e l’assoluta urgenza di una modernizzazione degli Ospedali italiani con una serie di provvedimenti volti a colmare carenze e ritardi assolutamente intollerabili, non posso non sottolineare alcuni aspetti di ordine più generale, culturale e comportamentale degli addetti ai lavori, oltre che degli utenti, che incidono profondamente sulla funzionalità e sugli assetti organizzativi delle strutture e che spesso ostacolano il cambiamento.
 
A questo riguardo va tenuta presente una circostanza essenziale che condiziona l’operatività e l’efficienza delle strutture sanitarie: la tumultuosa, ed altamente positiva, evoluzione della scienza e delle tecniche diagnostiche e terapeutiche che impone aggiustamenti, ma più spesso rivoluzionari cambiamenti dell’assetto organizzativo, volti ad applicare sul campo, nei tempi più brevi possibili, il progresso della scienza.
 
Questa tumultuosa evoluzione rende più difficile fissare in norme di legge o in regolamenti troppo “duraturi” le cangianti funzioni di volta in volta implicate e gli altrettanto radicali cambiamenti della composizione e della distribuzione delle strutture: tutto ciò infatti comporta una sorta di “sperimentazione permanente” dei nuovi assetti organizzativi che tenga il passo con il progresso scientifico e tecnico.
 
Per mettere in atto una tale tempestività dell’intervento occorre però una elasticità normativa ed attuativa (con adeguati controlli) basata sui risultati dei cambiamenti necessari e via via attuati, che coinvolge sia gli organi amministrativi e burocratici sia gli stili di lavoro del personale sanitario a qualsiasi livello. Tutto ciò non può essere ottenuto se non con il superamento di barriere rappresentate da “competenze” e da specialità ancora fortemente chiuse in sé stesse e resistenti al cambiamento che dovrebbero invece collaborare gomito a gomito in un lavoro di équipe regolato da programmi e da ben definiti protocolli. Ciò vale, tanto più, nel rapporto Medicina Territoriale-Sistema Ospedaliero.
 
Affrontare sul piano della formazione e su quello operativo questa delicata tematica potrebbe accelerare la auspicata realizzazione di una vera, profonda integrazione della Medicina cosiddetta Territoriale con il sistema Ospedaliero ed assicurare una complessiva, più soddisfacente efficienza del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Girolamo Digilio
Già Primario e Docente di Clinica Pediatrica, Università La Sapienza, Roma

17 settembre 2021
© Riproduzione riservata

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