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Se i cittadini manifestano contro se stessi

di Biagio Papotto

19 OTT - Gentile direttore,
oggi, in Italia, è chiaro che siamo arrivati ad un momento critico di livello preoccupante. Le recenti aggressioni alle sedi sindacali, ai medici e al personale sanitario, che fanno da contraltare ad impunità manifeste, o addirittura spavaldamente vantate grazie anche a dichiarazioni politiche di velata giustificazione …sono due aspetti solo apparentemente opposti di una stessa condizione di profondo stress che il nostro sistema sociale vive. O subisce.
 
Quando i cittadini manifestano in pratica contro se stessi (tale è – in effetti – l’assalto ad una sede sindacale, di qualsiasi sigla si tratti, come pure l’aggressione a medici e personale sanitario durante l’esercizio delle proprie funzioni…non c’è molto altro da dire).
C’è da fare.
Uno Stato degno dell’iniziale maiuscola deve programmare i propri interventi a tutela delle prerogative di tutti, valutare i fatti con equilibrio e agire con decisione.
 
Platone ipotizzava nella sua “repubblica” comportamenti equilibrati e possibili devianze da parte dei governanti e dei cittadini che ne avessero tratto giuste o distorte impressioni di eccessiva forza, così come di eccessiva debolezza.
 
Ci commuoviamo – giustamente! – di fronte a possibili attacchi ed aggressioni agli ospedali delle ong che si trovano ad operare in scenari di guerra o carestia, esecriamo quegli atti…e poi assistiamo quasi inerti di fronte alle tv a fatti che accadono vicino a noi, nelle nostre città, a nostri colleghi, amici, parenti, persone che nell’Italia del 2021 si trovano ad affrontare difficoltà che siamo abituati a collocare mentalmente nella storia di molto tempo fa, o in una lontana geografia.
Per non parlare, poi, delle difficoltà di ogni giorno, che di questi atti, se non cause, possono rivelarsi drammaticamente troppo tardi concause a tutti gli effetti.
 
E ci riferiamo alla gestione insufficientemente rigorosa e trasparente delle (poche) risorse che abbiamo e a quella pericolosamente troppo fiduciosa delle risorse che avremo, come se le somme del PNRR fossero automaticamente bastevoli per tutto solo perché cospicue, se paragonate a quel che abbiamo a disposizione ogni anno.
Basterebbe – allora - fare una banale somma di quanto accantonato (e sperperato) negli anni, per eclissare le pur sostanziose cifre di quanto a disposizione nel PNRR.
 
Quelli sono soldi che andranno spesi in modo chirurgicamente (non è un avverbio casuale, parlando di medicina…) mirato, e che la CISL Medici chiede ad alta voce che siano destinati ad evitare gli attuali disservizi, le storture di ogni giorno e i futuri sconquassi.
In poche parole: assistiamo ad una vera e propria “fuga” dagli ospedali, dovuta alle sempre maggiori difficoltà di lavorare che i colleghi incontrano. Turni massacranti, zero tutele giuridiche e adesso anche - sempre più spesso – insofferenze dell’utenza, come se un medico fosse responsabile dei problemi organizzativi e gestionali.
 
I medici “fuggono” dagli ospedali, preferendo incarichi esterni (anche fuori dall’Italia), o una pensione che – sia pur non agiata – consenta almeno di evitare di “pagare da innocenti”. A questi problemi le soluzioni che si vorrebbero adottare sono le più varie, ma mai adeguate. Ora si arriva bellamente ad appaltare la gestione delle emergenze-urgenze a ditte private, che consentono ai medici di guadagnare (con la partita IVA) anche qualcosa in più in termini orari, ma potendo rifiutare le possibili “insidie” di prestazioni non rassicuranti.
 
“Non si trovano medici…” è la banale litania vacuamente recitata. Già, ma… ci sarà un motivo ?
Perché non garantirli nel numero? Apriamo ad almeno un quinquennio l’accesso libero a medicina, garantiamo specializzazioni più numerose (per noi il numero annuale delle borse dev’essere di 15.000 per un quinquennio), il corso di formazione in medicina generale diventi una specializzazione e aumentiamo le borse di studio per la medicina generale.
Perché non garantirli nei diritti? Cerchiamo di aprire davvero ad una contrattazione più equa e riguardosa delle professionalità.
 
Perché non sostenerli nel lavoro quotidiano, anziché lasciar loro l’onere di fronteggiare a spese proprie (e della loro incolumità fisica) un’utenza che non ha certo ragione, ma che si trova in quelle condizioni perché – come i medici e gli operatori della sanità in genere – altri sbagliano?
Forse perché tutto sommato tra i due litiganti c’è qualcuno che gode?
Siamo all’ultima chiamata, signori politici.
 
Vi si chiede solo di mostrare che siete degni del mandato che fiduciosamente vi è stato dato.
O di avere un sussulto di dignità e andarvene in massa.
 
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici

19 ottobre 2021
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