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Carenza personale. Bongioanni (Aris Liguria): “Adeguare retribuzioni di enti accreditati a quelle del sistema pubblico”

l presidente dell’Aris Liguria, responsabile del personale dell’Opera Don Orione di Genova, parla di assistenza a rischio per 15.000 anziani e disabili liguri nelle Rsa e nelle residenze. “Perché si trovano le risorse per incrementare le retribuzioni degli operatori della sanità pubblica e non si trovano invece per i lavoratori del settore accreditato?”, si domanda. Per Bongioanni l’attuale situazione “genera disequilibri e rischia di far collassare il sistema”, determinando una “grave emorragia di personale dal settore accreditato”.

04 NOV - Il presidente Aris Liguria e responsabile del personale dell’Opera Don Orione Genova sulla crisi di personale sanitario in Liguria, Andrea Bongioanni, interviene sulla crisi del personale sanitario per evidenziare la grave situazione degli enti accreditati (RSA anziani, disabilità, utenti con patologie psichiatriche o dipendenze), dove si assiste a una vera e propria emorragia di personale legato, spiega, a disparità di trattamento economico che spingono medici e operatori sanitari a spostarsi verso il settore pubblico e privato.

Parliamo di enti, evidenzia Bongianni, che “sono a tutti gli effetti servizio pubblico. La proprietà e la gestione sono sì privati, spesso non profit e provenienti dal mondo associativo o religioso, ma le prestazioni erogate avvengono su delega pubblica”. Tuttavia “i fondi stanziati per gli enti accreditati che svolgono attività socio sanitaria su mandato pubblico, sono bloccati dal 2009. Regione Liguria, poi, non ha neppure applicato gli aggiornamenti ISTAT adattando le tariffe al costo della vita e dei servizi. Non avendo fondi adeguati, gli enti accreditati hanno non solo difficoltà ad assolvere al proprio mandato o addirittura sopravvivere, ma non riescono nemmeno a garantire al proprio personale retribuzioni eque".

Per il presidente dell’Aris Liguria, allora, “viene da chiedersi perché i rinnovi dei contratti del privato accreditato non seguano la stessa dinamica salariale del pubblico. Ci troviamo di fronte a una sanità di serie A ed una di serie B? Perché si trovano le risorse per incrementare le retribuzioni degli operatori della sanità pubblica e non si trovano invece per i lavoratori del settore accreditato? Le tasse dei cittadini, che pagano gli stipendi dei lavoratori del pubblico tanto quelli dell’accreditato, non dovrebbero essere investite più equamente garantendo pari dignità ai lavoratori e pari accesso ai servizi che rispondono ai bisogni degli utenti con gravi cronicità”.

Intanto, sottolinea Bongianni, l’attuale tensione nel mercato del lavoro, “in un momento storico in cui le figure professionali in campo sanitario e riabilitativo sono carenti (infermieri, medici, specialisti della riabilitazione), genera disequilibri e rischia di far collassare il sistema. Il primo scossone si è verificato con il recente concorso pubblico per infermieri ed OSS, che ha interessato numeri importanti. La differenza retributiva media di circa 300 euro al mese rispetto ai colleghi del pubblico, ha determinato una grave emorragia di personale dal settore accreditato. Sono le regole del mercato”.

La soluzione è dunque intervenire “rapidamente” per “ridurre ed eliminare la differenza di trattamento economico tra dipendente pubblico e accreditato. Non sarà sufficiente l’attaccamento ai valori, il senso di appartenenza, l’adesione alla missione degli Enti, a trattenere lavoratori stanchi e sottopagati. Se non si riequilibra il mercato del lavoro erogando tariffe adeguate che possano sostentare retribuzioni eque per tutti i lavoratori del sistema, si sarà solo prolungata l’agonia di un mondo che ad oggi ha garantito la cura e l’assistenza a migliaia di cittadini fragili”, conclude Bongioanni.

04 novembre 2022
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