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Liguria. Consiglieri contro accordo con Lombardia.Toti:“Non ho paura di copiare se soluzioni valide”

Per alcuni consiglieri l'annunciata collaborazione con la Lombardia sarebbe segno di scarsa attenzione ai problemi specifici della sanità ligure. Ma il presidente spiega che le ragioni dell’accordo sono quelle di trovare “soluzioni valide da adattare alla nostra realtà”.

15 LUG - “Voglio buone idee, non demagogia”. Ad affermarlo è stato il Presidente della Liguria, Giovanni Toti, concludendo ieri la discussione in Consiglio regionale sulla sua relazione programmatica. Emergenza rifiuti, costi della politica, governance sanitaria tra i temi affrontati. E proprio sul nodo della sanità, qualche perplessità è stata espressa da alcuni consiglieri rispetto all'annunciata collaborazione con la Lombardia. Secondo i contrari, l’accordo sarebbe un segnale di scarsa attenzione ai problemi specifici della sanità ligure. Ma il Presidente Toti ha confermato il suo piano, spiegando che molti dei problemi liguri “dipendono dal progressivo isolamento dal resto del Nord Italia che ha caratterizzato finora la politica sanitaria della Liguria”. “I liguri - ha detto Toti al Consiglio - hanno chiesto una regione che non abbia paura di aprirsi alla concorrenza anche nella sanità come hanno fatto Lombardia e Veneto. Non ho paura di copiare, non voglio essere originale a tutti i costi, voglio soluzioni valide da adattare alla nostra realtà: in questi ultimi dieci anni  la Liguria si è isolata ed è rimasta un microcosmo troppo piccolo, troppo debole per avere sviluppo. Questo lavoro di cambiamento si può fare insieme perché uno sforzo particolare di costruttività ci è stato chiesto dagli elettori. Quelli che avanzeremo saranno provvedimenti di buon senso”.

Sul fronte dei costi della politica, il Presidente Toti ha distinto nettamente il problema dei costi della politica da quello dell'efficienza amministrativa. “Vogliamo ragionare sui carichi di responsabilità, non sono disponibile invece a fare provvedimenti bandiera. Che vuol dire costo zero della politica? È solo demagogia. Il lavoro politico deve essere retribuito equamente in ragione delle capacità dimostrate e del grado di responsabilità assunto. In ogni caso non sono tre sottosegretari a far lievitare i costi ma le controllate, le partecipate, i consigli di amministrazione, l’inefficienza, le agenzie interne che spezzettano le competenze». Bisogna insomma concentrarsi su sprechi e inefficienze e abbandonare il "moralismo" che guarda come ideale a una sorta di volontariato ma alla lunga farebbe perdere professionalità e competenze alla pubblica amministrazione e quindi di riflesso ne aumenterebbe i costi. «Potrei rinunciare ad una parte del mio appannaggio, ma non credo sia giusto, e sono disponibile a prendere a prezzo di mercato manager che rendano efficienti le nostre strutture. Sono invece pronto a cacciare chi, pur prendendo uno stipendio basso, non rende neppure per quello stipendio”.

15 luglio 2015
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