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Lombardia. Al via la campagna “Stop all’ictus”

In 10 anni oltre 500mila cittadini sono stati ricoverati per Ictus con on oltre 12 morti l’anno ogni 100 pazienti per ictus, con picchi di oltre 16 per i pazienti colpiti da ictus emorragico. Il 17 settembre nella sede della Regione riflettori puntati sulla patologia per sensibilizzare le istituzioni sulle strategie da attuare

15 SET - Sono stati oltre 500mila i cittadini lombardi ospedalizzati tra il 2000 e il 2010 nelle strutture della regione per ictus o per attacco ischemico transitorio o per diagnosi correlate e pregresse Oltre 5 ospedalizzazioni per mille abitanti all’anno. E con una mortalità tra i pazienti con ictus decisamente elevata: oltre 12 morti all’anno ogni 100 pazienti, con picchi di oltre 16 per i pazienti colpiti da ictus emorragico. Una patologia dai costi importanti: si va dai 6mila euro per i pazienti con Tia, ai 10mila euro per i pazienti con Icuts ischemico fino agli oltre 20mila euro per chi è colpito da ictus emorragico.
 
Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine sul Carico assistenziale dell’Ictus nella nostra regione svolta nell’ambito di un accordo quadro tra Pfizer e Regione Lombardia, il Centro Studi Sanità Pubblica dell’Università della Bicocca. E per puntare i riflettori su questa patologia parte la campagna “Stop all’ictus” - promossa da Rotary International, Distretti 2050, 2041, 2042, con il patrocinio della regione Lombardia- con una giornata di confronto con esperti e rappresentanti istituzionali organizzata dalla Fondazione Charta il prossimo 17 settembre al Pirellone.
 
“L’ictus colpisce prevalentemente soggetti con età elevata, con una media di 74 anni, e più frequentemente le donne – spiegano Lorenzo Mantovani, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II Cesp Università degli Studi di Milano e Giancarlo Cesana, Presidente Irccs Policlinico di Milano – al momento dell’evento, tra i principali fattori di rischio/ comorbilità si riscontrano l’ipertensione e la fibrillazione atriale: circa 2/3 dei soggetti colpiti da ictus ricevevano almeno una terapia con farmaci antipertensivi e quasi 1/5 aveva una diagnosi di fibrillazione atriale”.
 
Una patologia che oltre ad avere costi consistenti ha costi sociali elevati. “La letteratura indica come, in media, gli esiti invalidanti e il carico sociale delle famiglie abbiano almeno un peso altrettanto elevato rispetto a quello sanitario. Quanto al carico sanitario, la voce maggiore di costo è rappresentata dalle ospedalizzazioni, che pesano per l’80-90% a seconda del tipo di ictus. Il carico assistenziale dell’ictus è quindi sostanziale in termini di incidenza, di mortalità e di costi. Da qui la necessità di attuare campagne di prevenzione.
 
“È importante portare alla ribalta l'incidenza ed il conseguente impatto socioeconomico della patologia ischemica cerebrale – spiega Fabio Rizzi, Presidente Commissione Sanità e Politiche Sociali – fondamentale focalizzare l'attenzione su due fattori: l'importanza della prevenzione e la necessità di predisporre tutta la logistica necessaria per una presa in carico precoce, in grado di limitare i danni. La Regione Lombardia, come molte altre realtà diffuse sul territorio nazionale, sta andando in questa direzione e l'auspicio è che quanto prima, attraverso una rete in grado di coinvolgere tutti i soggetti interessati, si riesca realmente a raggiungere il concreto obiettivo della riduzione dell'impatto socioeconomico, limitando l'incidenza e le sequele della patologia ischemica”.
“La prevenzione è essenziale – hanno aggiunto Mantovani e Cesana – anche alla luce del fatto che, mentre l’età, uno dei principali dei fattori di rischio, non è modificabile, sia l’ipertensione sia lafibrillazione atriale sono fattori modificabili sia tramite un adeguato stile di vita (astinenza da fumo, controllo del peso corporeo, attività fisica etc.)  sia, in caso, tramite efficaci ed appropriate terapie mediche e farmacologiche”.

15 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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