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Lombardia. Riforma sanitaria. Signorelli (SItI): “Una grande opportunità per il rilancio della prevenzione”

Merita attenzione soprattutto il fatto che la prevenzione delle malattie infettive prevenibili con vaccinazion diventa un asse di intervento prioritario. La nostra società scientifica collaborerà alle successive fasi riguardanti gli aspetti delle direzioni sanitarie e delle direzioni delle cure primarie che non appaiono del tutto convincenti.

19 AGO - Nella nuova riforma sanitaria della Regione Lombardia, approvata all'inizio di agosto, la prevenzione non rimane uno slogan ma vengono declinate nel dettaglio attività, strutture e articolazioni funzionali. Non è tutto ma è un passo avanti e un segnale importante anche per le altre regioni alle prese con modifiche normative. La riforma approvata unifica gli assessorati alla sanità e al welfare, riduce le ASL - che si chiameranno ATS (Agenzie di tutela della salute) e scenderanno da 16 a 8 - e si pone l'ambizioso obiettivo di risparmiare 300 milioni, da reinvestire nel sistema grazie anche alla rimodulazione dei ticket. Tutti gli ospedali verranno inglobati nelle 28 Aziende socio-sanitarie territoriali (ASST) ognuna delle quali avrà un settore dedicato ai ricoveri ospedalieri e uno alle attività svolte sul territorio che, nell'intento del legislatore, dovranno costituire l'asse portante del nuovo sistema di erogazione delle prestazioni sanitarie.
 
Fin qui i cardini di una legge che vede come elemento significativo la valorizzazione delle attività preventive, in coerenza con il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) e con le raccomandazione di prestigiosi organismi internazionali tra cui OMS e OCSE. Anzitutto le "attività di prevenzione e di promozione della salute" diventano un principio fondamentale della riforma (art 2, lettera n). Le modalità di attuazione di queste attività - con un forte richiamo al Piano Regionale della Prevenzione (PRP) - vengono inserite nel Titolo II della legge, in attesa della revisione degli altri Titoli ed in particolare del Titolo VI (Norme in materia di prevenzione e promozione della salute) che definiranno nel dettaglio i compiti e l'organizzazione delle diverse attività e prestazioni.

Nel nuovo articolo 4bis, concertato politicamente con le minoranze, si afferma che la Regione promuove le attività di prevenzione e di promozione della salute con l'obiettivo di migliorare lo stato di salute fisica, mentale e sociale della popolazione e di eliminare i fattori di rischio individuali e ambientali e le disuguaglianze, facilitando altresì l'accesso alle attività di prevenzione di provata efficacia.

Permane la divisione, vigente dal 2003 e mantenuta per ferma volontà politica, tra dipartimenti di prevenzione medici e veterinari che cambiano entrambi denominazione. Ci sarà, in ciascuna delle 8 ATS, un Dipartimento veterinario e sicurezza degli alimenti di origine animale e un Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria; nuova denominazione che ha suscitato qualche perplessità ma che richiama la dicitura della Scuola di specializzazione medica (Igiene e medicina preventiva) e ben inquadra i compiti svolti sia dal personale medico che delle professioni sanitarie (tecnici della prevenzione e assistenti sanitari), aprendo anche per loro spazi “concreti” di riconoscimento e valorizzazione della professionalità e delle diverse responsabilità professionali. Ben più importante del nome il fatto che le attività di prevenzione sanitaria vengano specificamente menzionate (art 6 comma 3 e art 4 bis comma 2): tra queste il governo e promozione dei programmi di educazione alla salute; la promozione della sicurezza alimentare (con menzione sia della parte medica che veterinaria); la prevenzione e il controllo della salute negli ambienti di vita e di lavoro compreso il controllo impiantistico e tecnologico; la profilassi delle malattie infettive; l'igiene degli alimenti e della nutrizione; la vigilanza e la tutela della salute collettiva dai rischi individuali e ambientali.

Tutte queste attività vengono affidate esplicitamente ai Dipartimenti di igiene e prevenzione sanitaria delle ATS che avranno anche il compito (art 4 bis comma 2) di coordinare la rete degli erogatori delle prestazioni di prevenzione specialistica, alcune delle quali svolte anche nelle ASST. In sostanza si attua quella sinergia delle due funzioni essenziali (di erogazione degli interventi e di governance per il raggiungimento degli obiettivi di salute) che viene menzionata esplicitamente nel Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) quale nuova mission dei dipartimenti di prevenzione. L'art. 7 comma 13 della legge affida esplicitamente al PRP l'identificazione dei soggetti erogatori delle prestazioni.

Merita attenzione il fatto che la prevenzione delle malattie infettive prevenibili con vaccinazioni - secondo le indicazioni dei piani e dei calendari vaccinali (art 4 bis comma 6) - diventa un asse di intervento prioritario, da definire nel PRP assieme al miglioramento dell'ambiente fisico, sociale ed economico, all'intervento precoce sugli stili di vita, a una visione ampia della salute che abbracci anche gli aspetti di salute mentale. Infine deve essere menzionata l'apertura che la legge fa alle università per lo svolgimento di alcune attività di programmazione, formazione, comunicazione e raccolta di dati tra cui anche quella di collaborazione con l'Osservatorio Epidemiologico Regionale (OER) che può attivare collegamenti funzionali (art 5 bis) con AGENAS, con altri osservatori regionali, con il laboratorio epidemiologico dell'ISS e, appunto, con le università, gli enti di ricerca e le strutture sanitarie pubbliche e private.
 
Inutile negare che l'attuazione di questa riforma, la riorganizzazione delle attività di prevenzione e le modalità di finanziamento saranno un'operazione molto impegnativa in considerazione delle imponenti revisioni territoriali e funzionali previste, dell'ampiezza dei territori, degli aspetti non ancora ben chiariti (come le articolazioni funzionali delle ATS in distretti e le modalità di divisione dei budget) e delle necessarie revisioni degli altri titoli della legge, programmati per il prossimo autunno. E proprio la riscrittura del Titolo VI (Norme in materia di prevenzione e promozione della salute) dovrebbe essere l'occasione per consolidare, con chiarezza, gli assetti organizzativi del nuovo sistema della prevenzione in Lombarda indicando i relativi finanziamenti certi, con al centro il riconosciuto ruolo di governo dei Dipartimenti di Prevenzione, in termini sia di programmazione e direzione delle funzioni di prevenzione sia di erogazione diretta e gestione “integrata” delle attività specialistiche di igiene e sanità pubblica e veterinaria. Ci pare tuttavia confortante il fatto che siano stati inseriti già nel titolo II alcuni principi generali condivisibili per le attività di prevenzione che rappresenteranno sicuramente uno stimolo per i dirigenti e per gli operatori al fine di dare slancio alle attività di prevenzione di provata efficacia con nuovi obiettivi e nuovi metodi.

La nostra società scientifica ha seguito con grande interesse questa fase della riforma e collaborerà a quelle successive anche sugli aspetti delle direzioni sanitarie e delle direzioni delle cure primarie che non appaiono del tutto convincenti nel testo approvato.
 
Carlo Signorelli
Presidente della Società Italiana di Igiene,
Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) 


19 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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