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“Il figlio come dono di Dio”. I medici cattolici di Milano presentano la carta sulla Pma

Il presidente Meola: “Abbiamo la responsabilità di indicare risposte positive ai problemi della bioetica accettando il confronto che ci viene da una società pluralistica, ma nel contempo, testimoniando, attraverso l’esercizio della nostra professione, il segno dell’evangelizzazione”

03 OTT - All’interno del convegno “Il figlio come dono di Dio” promosso dall’Associazione Medici Cattolici Italiani - sezione di Milano è stato presentato un documento con le riflessioni del Direttivo AMCI di Milano sul tema della Procreazione Medicalmente Assistita. 
 
Per l'AMCI Sezione di Milano “gli insegnamenti dottrinali espressi dal Magistero evidenziano come siano lecite solo quelle tecniche di fecondazione che si configurano come un aiuto all’atto coniugale mirando a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale. Le tecniche che si presentano come un aiuto alla procreazione non sono rifiutate in quanto artificiali: come tali infatti testimoniano le possibilità espresse dalla medicina, ma devono essere valutate in riferimento alla dignità della persona umana. Alla luce di questo criterio viene formulato il giudizio etico circa le pratiche di fecondazione artificiale. Queste, pur proponendosi un fine valido in linea di principio – la generazione di un essere umano – fanno capo a interventi complessivamente problematici dal punto di vista etico, anche se connotati da un differente grado di gravità. Spesso infatti si registrano alte percentuali di insuccesso soprattutto nello sviluppo dell’embrione che è esposto al rischio di morte entro tempi in genere molto brevi”.
 
“Il desiderio di un figlio – si legge in una nota - non è sempre un desiderio libero e spesso subisce il condizionamento del pensiero dominante, di una tecnoscenza e di una medicina che non sanno riconoscere il senso e il limite nella loro azione. Come medici cattolici è necessario interpretare i bisogni di quelle coppie che vivono il pesante vuoto dell’assenza di una procreazione spontanea rafforzando la relazione e il dialogo nel rapporto medico e coppie in nome di quell’alleanza terapeutica che costituisce l’alveo naturale di riferimento per una comprensione adeguata del problema”.
 
“Abbiamo la responsabilità di indicare risposte positive ai problemi della bioetica accettando il confronto che ci viene da una società pluralistica, ma nel contempo, testimoniando, attraverso l’esercizio della nostra professione, il segno dell’evangelizzazione” – sottolinea Giovanni Meola Presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani sezione di Milano. “L’accettazione della difficoltà di procreare, la fatica di percorsi terapeutici lunghi e spesso frustranti, la scelta di utilizzo di nuove tecnologie di procreazione assistita e così via, richiedono che la coppia sia supportata guidata e consigliata da medici che sappiano farsi carico professionalmente e umanamente delle persone che a loro si affidano”, conclude Meola.

03 ottobre 2015
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