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Il caso San Camillo divide la Lombardia. Valmaggi (Pd) e Cremonesi (Sel): “Regione segua l’esempio del Lazio”. Ma la Lega dice “no ai concorsi pro-aborto”

Per Cremonesi “un ospedale pubblico deve rispettare la legge e rendere disponibili i servizi che la stessa contempla” e Valmaggi ricorda che “in Lombardia i ginecologi obiettori sono al 70% e in diverse strutture sono la totalità o poco meno”. Ma Romeo e Rolfi (Lega) sostengono che la strada da percorrere sia quella di “fare quanto possibile per evitare e prevenire la pratica abortiva”.

23 FEB - Il caso del San Camillo di Roma, che ha indetto un concorso per reclutare medici non obiettori, fa discutere in Lombardia. C’è chi pensa che la Regione debba seguire l’esempio del Lazio e chi la critica.

Tra chi sostiene la scelta di un concorso per reclutare medici non obiettori c’è Chiara Cremonesi di Sel: “Dalla Regione Lazio arriva finalmente un’ottima notizia per i diritti delle donne”, scrive sul suo profilo Facebook. Per Cremonesi “l’assunzione di ginecologi che garantiscano le interruzioni di gravidanza negli ospedali è una strada che anche la Lombardia dovrebbe percorrere, in modo da abbattere quel muro di difficoltà che oggi l’alta percentuale di obiezione pone anche qui davanti a chi decida di abortire, rendendo complicato, a volte impossibile l’accesso a un servizio previsto dalla legge. Credo sia una questione di civiltà”.

“Non è più accettabile – prosegue Cremonesi - che la libertà delle donne, tutelata da una normativa dello Stato, sia sacrificata sull’altare delle scelte dei singoli ginecologi. Un ospedale pubblico deve rispettare la legge e rendere disponibili i servizi che la stessa contempla. Già in Parlamento si sta lavorando per estendere la formula a tutte le Regioni. Noi auspichiamo che il presidente Roberto Maroni voglia muoversi in tal senso fin da subito. E intendiamo attivarci in questa direzione”.

Ma Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega Nord al Pirellone e Fabio Rolfi, presidente della Commissione Sanità, mettono subito in chiaro la loro contrarietà: “L’idea di fare un concorso riservato ai ‘ginecologi non obiettori’, seguendo le orme della Regione Lazio, ci vede fortemente contrari”.

Rolfi e Romeo si dicono piuttosto “in linea con il Segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, che sostiene come si debba fare quanto possibile per evitare e prevenire la pratica abortiva; non si può pensare che Regione Lombardia si metta a selezionare i ginecologi, come qualsiasi altro medico, sulla base di convinzioni etiche personalissime”.

“Siamo convinti – ribadiscono Romeo e Rolfi - che la strada intrapresa dalla Regione Lazio sia profondamente sbagliata e pericolosa e vogliamo ricordare come l’obiezione di coscienza sia un diritto costituzionalmente garantito. La Lombardia quindi non è intenzionata a percorrere questa via, come auspicato dal consigliere Cremonesi. Nel nostro programma di governo infatti – concludono Romeo e Rolfi – non c’è nessuna misura atta a favorire l’aborto, ma al contrario ci sono politiche e valori finalizzati a incentivare e sostenere la vita.”

“A Romeo e a Rolfi – replica la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi, del Pd - vorrei ricordare che prima dei programmi elettorali o delle convinzioni ideologiche vengono le leggi dello Stato e la 194 è ancora da applicare pienamente anche, e forse soprattutto, in Regione Lombardia, dove i ginecologi obiettori sono al 70% e in diverse strutture sono la totalità o poco meno”.

“Più volte – conclude Valmaggi - abbiamo richiamato la Regione Lombardia al rispetto del diritto della donna di scegliere, lo facciamo ancora oggi perché la strada intrapresa dalla Regione Lazio si dimostra legittima e percorribile. L'unica alternativa fino ad ora messa in campo è stata l'impiego di medici gettonisti che però non possono coprire tutte le esigenze e comportano una spesa aggiuntiva di centinaia di migliaia di euro”.

23 febbraio 2017
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