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Politiche di acquisto dei dispositivi in Lombardia. Un sistema giovane che intende valorizzare maggiormente le istanze dei clinici

Un evidente percezione negativa del funzionamento della Centrale di acquisto, in particolare nell'individuazione dei fabbisogni e nelle valutazioni di merito in tema di approvvigionamento di dispositivi medici da parte dei clinici. È quanto emerso a Milano nel corso del secondo incontro di discussione sul tema, organizzato da Quotidiano Sanità nell’ambito del più ampio progetto di inchiesta sostenuto incondizionatamente da Assobiomedica che farà tappa in altre tre Regioni.

01 AGO - Anche in Lombardia è evidente una percezione negativa del reale funzionamento della Centrale di acquisto e, soprattutto, del ruolo dei clinici nell’individuazione dei fabbisogni e nelle valutazioni di merito in tema di approvvigionamento di dispositivi medici. Un dato importante che risalta subito nell’indagine condotta da Quotidiano Sanità a livello nazionale e che trova conferma anche nella declinazione dei dati a livello regionale. E proprio in Lombardia, a Milano, si è svolto nei giorni scorsi il secondo incontro di discussione sul tema, organizzato da Quotidiano Sanità nell’ambito del più ampio progetto di inchiesta sostenuto incondizionatamente da Assobiomedica che farà tappa in altre tre Regioni dal Nord al Sud del Paese.
 
All’incontro di Milano in cui sono stati discussi e commentati i risultati della Survey pubblicata nel n.10 dei Quaderni di Quotidiano Sanità, hanno partecipato Giovanni Daverio, DG dell’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia; Luciano Zanelli, DG di ARCA, la centrale Acquisti di regione Lombardia; Paola Lattuada, DG ATS Insubria; Mauro Longoni, Vicepresidente della Società italiana di Chirurgia; Luigi Boni, Direttore del Dipartimento di chirurgia generale IRCCS Ca Granda, Ospedale Maggiore Policlinico; Giovanni Guizzetti, Direttore di ingegneria clinica ASST Pavia ed Alberto Lanzani, ingegnere clinico dell’ ASST Pavia e referente regionale dell’Associazione italiana degli ingegneri clinici.
 
Uno degli “allarmi” più comuni evidenziati dall’indagine in Lombardia riguarda la percezione di una certa diminuzione di alcuni gradi di libertà ed autonomia nei processi decisionali e nell’esercizio delle funzioni cliniche dopo l’introduzione di un sistema organizzato di centralizzazione degli acquisti a livello regionale. Un dato che, anche in Lombardia, da un lato segnala la necessità di una politica di comunicazione al sistema sanitario più mirata ed attenta e, dall’altro, deve tradursi in uno stimolo continuo per migliorare le procedure di acquisto regionali affinché tengano conto delle sollecitazioni e delle critiche mosse dai fruitori e dagli utenti più in generale.

In realtà per quasi tutti i convenuti al tavolo di discussione il dato reale, ossia il gradiente di coinvolgimento dei clinici e dei tecnici nel processo decisionale, si discosta profondamente dal percepito evidenziato dall’indagine. E seppure è da ritenersi innegabile che tali sistemi impongano una certa costrizione nella discrezionalità di scelta del singolo, è stata anche evidenziata una estrema disponibilità di Regione Lombardia a venire incontro alle esigenze del clinico.

Attualmente le politiche della regione sono volte al rafforzamento del ruolo di ARCA non solo come centrale di acquisti ma anche come soggetto di raccolta ed aggregazione dei fabbisogni espressi dai diversi territori (che possono essere anche molto diversi tra zone montagnose, urbane e di pianura) e la stessa Regione non si è dimostrata stupita più di tanto che vi sia tale gap tra il percepito e il reale, fenomeno dovuto anche alle modifiche occorse in poco tempo in materia di pubblici acquisizioni e di centralizzazione degli acquisti. Anche perché, come è stato più volte sottolineato nel corso della discussione, Regione Lombardia non necessita di interventi orientati al risparmio della spesa ma, semmai, al contenimento di costi impropri.
 
Ad ogni modo i risultati della survey riflettono la sensazione che si percepisce e i commenti che si ascoltano anche “nei corridoi” delle ASST lombarde ed è opinione condivisa che un ruolo importante dovrebbero avere le società scientifiche nel fare maggiore e più appropriata comunicazione al di fuori dei canonici ambiti convegnistici a cui, peraltro, i clinici non aderiscono in percentuali estremamente significative rispetto al loro numero complessivo.
La filiera della responsabilità dunque tenderebbe ad essere concentrata proprio in quell’ambito clinico che, invece, sente di non essere sufficientemente coinvolto.

Del resto, come già accennato, il sistema di acquisti centralizzati è realmente giovane, essendo nato solo nel 2014, e con qualche fatica sta progressivamente sostituendo la consuetudine, estremamente localizzata e consolidata, per la quale era il direttore di struttura complessa a scegliere direttamente i dispositivi, spesso dopo una rigorosa valutazione, ma altrettanto spesso facendo riferimento alla mera consuetudine operativa.
Il tema dell’innovazione tecnologica quindi, posta anche la problematica della forte presenza del privato che è certamente più “agile” in tema di approvvigionamento, è tornato anche in Lombardia sul tavolo di discussione.

Un’innovazione che, è stato sottolineato non deve tuttavia essere perseguita a tutti i costi auspicando (proprio seguendo per esempio i principi dell’Health technology assessment) che il mondo dei clinici divenga sempre più adulto e consapevole nelle conoscenze del sistema e nell’approccio alla professione, abbandonando la pervasiva volontà (qualcuno ha parlato di “capricci”) di volere l’ultima strumentazione di altissima qualità laddove la buona o normale qualità risulta essere non soltanto sufficiente, ma anche appropriata.

A questo proposito nulla osta, in ARCA, all’invio da parte delle ASST, all’atto del trasferimento del fabbisogno, di allegati e documentazione tecnica che in qualche modo, ricalcando i modelli di analisi HTA, valorizzino maggiormente le richieste.  

01 agosto 2017
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