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Trent’anni di carcere per l’infermiera di Saronno per aver ucciso marito e madre e rinvio a giudizio per il medico-amante accusato anche di nove morti sospette in ospedale

La sentenza nei confronti dell'infermiera nel processo con rito abbreviato è per aver ucciso il marito e la madre. I delitti sarebbero stati commessi in concorso con il medico-amante rinviato a giudizio anche per l'omicidio del suocero della donna e per altre nove morti sospette in corsia. Pazienti a cui avrebbe somministrato farmaci fino a ucciderli. 

23 FEB - Trent'anni di carcere. È la condanna inflitta a Laura Taroni, infermiera dell'ospedale di Saronno, per avere ucciso il marito e la madre. Delitti commessi in concorso con Leonardo Cazzaniga, il medico-amante rinviato a giudizio col rito ordinario per i due omicidi, per quello del suocero della donna e per altre nove morti sospette in corsia. Pazienti a cui avrebbe somministrato  farmaci fino a ucciderli.

La sentenza nei confronti dell'infermiera 'diabolica' al tribunale di Busto Arsizio, nel processo con rito abbreviato dove l'imputata era assistita dall'avvocato Monica Alberti. Davanti al giudice di Busto Arsizio Sara Cipolla, che ha accolto la richiesta dell'accusa, la donna è rimasta impietrita. "Non riusciva nemmeno a parlare", dice il legale che, nell'annunciare  il ricorso in Appello, si dice sollevata per l'assoluzione dall'accusa di aver ucciso il suocero, ma allo stesso tempo preoccupata per le sue condizioni psicologiche. "Spero che qualcuno in carcere - sottolinea - si prenderà cura di lei".
 
Era invece atteso il rinvio a giudizio di Cazzaniga, dichiara il suo avvocato Ennio Buffoli. "Ci sarà una Corte d'Assise, dove cercheremo di capire perché sono morti questi pazienti, e se mai Cazzaniga volesse ucciderli o fare altro". L'uomo, che dagli atti emerge si vantasse in corsia di essere 'l'angelo della morte' paragonandosi a Dio, agli inquirenti ha dichiarato di voler solo "alleviare sofferenze". Nove i decessi che gli vengono contestati nelle prime due tranche dell'inchiesta 'Angeli e Demoni', come era stata battezzata. A questi si aggiungono ora due nuovi casi, estrapolati da 18 cartelle cliniche ancora al vaglio della Procura sulle oltre 80 sequestrate in ospedale, che potrebbero essere successivamente riuniti in Assise. 
 
A giudizio per le morti sospette andranno anche cinque altri medici dell'ospedale di Saranno, accusati a vario titolo di omessa denuncia, falso ideologico e favoreggiamento. Tra loro anche l'ex direttore del pronto soccorso, Nicola Scoppetta, e l'ex direttore sanitario dell'ospedale, Paolo Valentini, nonché parte di una commissione ospedaliera che avrebbe dovuto, secondo l'accusa, vigilare sull'operato di Leonardo Cazzaniga.
 
In aula, gli ex amanti-killer erano seduti vicini, ma non si sono parlati. E nemmeno guardati, come se fossero due estranei. "Tra loro non ci sono più contatti", dice l'avvocato Alberti.
 
"Mi aspetto la verità, che questi soggetti paghino il diritto di vivere di tutti noi. Lo devo a mia madre e alla lotta che tutta la nostra famiglia sta affrontando", dice Patrizia Peron, figlia di Luigia Lattuada, una delle pazienti dell'ospedale di Saronno della cui morte viene accusato l'ex viceprimario Cazzaniga.
 
"Mia madre è entrata in pronto soccorso un venerdì sera per una crisi respiratoria e poi tutti sapete cosa è successo - aggiunge la donna visibilmente scossa -. La mia giustizia è che questi signori tolgano il camice bianco che non è loro diritto indossare. Voglio che la sanità non venga sporcata da questi
soggetti".
 
Fonte: Ansa

23 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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