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Casi polmonite nel Bresciano. Procura apre inchiesta per verificare origine epidemia

L’ipotesi di reato sarebbe quella di epidemia colposa. I Nas stanno raccogliendo dati su contagi e sono in contatto con l’Ats di Brescia. Una delle ipotesi dei casi di polmonite sarebbe la legionella. Gallera: “Stiamo facendo tutto ciò che si può fare: sia con l'investigazione sui campionamenti fatti per capire se il vettore sia l'acqua, sia interrogando i pazienti per capire se c'è un elemento che li accomuna e individuare la sorgente, ma lavoriamo anche in altre direzioni”.

10 SET - La Procura di Brescia ha aperto un'inchiesta per verificare l'origine dell'epidemia di polmonite scoppiata da giorni nella Bassa Bresciana Orientale. Si indaga sull’ipotesi di reato di epidemia colposa. Le indagini sono affidate ai Carabinieri del Nas che stanno raccogliendo i dati sui contagi e sono in contatto con i vertici di Ats. Sono oltre 150 le persone che si sono ammalate e che sono state ricoverate negli ospedali di Montichiari, Manerbio, Desenzano, Gavardo, Asola e Castiglione delle Stiviere e Mantova nell’ultimo periodo.
 
Anche la Regione è in allerta. “Nonostante il numero di casi da infezione di legionella stiano crescento non possiamo ancora dire con certezza che si tratta di questo. Stiamo facendo tutto ciò che si può fare – ha detto l'assessore della Lombardia al Welfare, Giulio Gallera - . Sia con l'investigazione sui campionamenti fatti per capire se il vettore sia l'acqua, sia interrogando i pazienti per capire se c'è un elemento che li accomuna e individuare la sorgente, ma lavoriamo anche in altre direzioni. Non vogliamo lasciare nulla al caso". "Anche sull'aria stiamo iniziando a pensare di fare qualcosa", ha poi aggiunto.
 
Nel frattempo il gruppo regionale del Partito Democratico ha inviato questo pomeriggio una lettera all'assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera con cui gli chiede di riferire in Aula, nella seduta di domani, martedì 11 Settembre, sull'emergenza polmonite verificatasi nelle province di Brescia e Mantova.
 
La lettera, inviata anche al presidente della Regione Attilio Fontana e al presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, è stata firmata dai consiglieri regionali democratici Gian Antonio Girelli e Antonella Forattini e dal capogruppo Fabio Pizzul.
 
 
“Stiamo vivendo in queste ore un'emergenza che non ha precedenti in Lombardia per numero di contagiati in così breve tempo – dichiarano Girelli e Forattini -. Confidiamo nell'ottimo lavoro del personale medico e di chi sta conducendo le indagini per conoscere la fonte del contagio ma chiediamo all'assessore, vista la rilevanza del caso, di informare il Consiglio su quanto la Regione sta facendo per arginare il fenomeno e ripristinare condizioni di normalità.”
 
I casi si sono verificati nel giro di pochi giorni, soprattutto tra il 2 e il 7 settembre. L'Ats è al lavoro da giorni per identificare la fonte dell'epidemia: tra le varie ipotesi, una delle più battute per ora rimane quella della legionella, il batterio che già a Bresso tra luglio e agosto aveva fatto ammalare 52 persone, di cui cinque alla fine decedute a causa della malattia.
 
Sui casi di polmonite nel bresciano il Prof.Roberto Dal Negro, Responsabile del Centro Nazionale studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia respiratoria di Verona, è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus.
 
"Personalmente, alla luce di quello che leggo sui giornali, - ha detto Dal Negro- ho la sensazione che ci sia ancora la legionella 'in ballo'. In alcuni casi abbiamo già la conferma, su altri dobbiamo aspettare ma l'andamento mi porta a pensare che si tratterà ancora di Legionella.
 
"L'infezione da Legionella già di per se può essere molto grave, con una mortalità del 10% anche fra le persone sane e non anziane. Un fattore di aggravamento è proprio legato all'età ed a comorbilità, altre malattie di cui il soggetto soffre. In questi casi la mortalità è molto più elevata. Quando c'è di mezzo una polmonite il rischio di morte diventa molto più robusto."
 
"La Legionella non si contrae bevendo l'acqua o da persona a persona. Il problema è l'inalazione di aerosolizzazioni con acque inquinate da Legionella. Nel momento in cui si usano condizionatori, umidificatori, si fa una doccia, si innaffia spruzzando l'acqua, ecco in questi casi si creano delle aerosolizzazioni di acqua che può essere appunto respirata. E' questo il solo veicolo della Legionella. Fare la coda al supermercato a prendere l'acqua in bottiglia non serve, la Legionella si respira non si beve."
 
"La doccia non è mai sufficientemente calda per uccidere il battere Legionella, bisognerebbe fare una doccia ad 80 gradi che è impossibile, anche se il modo per sterilizzare le tubature è proprio questo, far scorrere l'acqua per due o tre giorni ad 80 gradi per almeno mezz'ora. Il batterio è infatti termosensibile".
 
“Non è stato, purtroppo, ancora identificato l'agente patogeno che ha dato vita all'infezione endemica che ha provocato più di un centinaio di casi di polmonite e alcuni decessi nel Bresciano. Fermo restando il doveroso rispetto che si deve alle istituzioni sanitarie preposte ad intervenire nella specifica circostanza, l'Ordine Nazionale dei Biologi ha ritenuto di costituire una «task-force» da mettere a disposizione di tutti gli enti locali, dei consorzi idrici e di chiunque altro ritenesse necessario avvalersi della gratuita consulenza dei propri esperti”. Ha dichiarato, in una nota, il sen. Vincenzo D'Anna, presidente dell'Ordine dei Biologi.

10 settembre 2018
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