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La contraccezione nei Lea, sì ma non solo la pillola

31 OTT - Gentile direttore,
ho letto con attenzione l'articolo pubblicato su QS il 26 ottobre ed ho approfondito la questione leggendomi gli atti parlamentari riguardanti la interrogazione della deputata Michela Rostan e la risposta del sottosegretario Armando Bartolazzi. Sono ginecologo consultoriale e attivista della Campagna per la contraccezione essenziale gratuita, quindi informato ed interessato all'argomento. Ho notato che la deputata parlava di "contraccezione maschile e femminile, con tutti i metodi disponibili" mentre la risposta del sottosegretario parla solo di pillole in base alle informazioni passategli da AIFA, che è l'agenzia nazionale del farmaco.

Rostan spiega i motivi della sua richiesta dicendo che la contraccezione "è necessaria e indispensabile per assicurare il diritto alla procreazione responsabile, con ricadute importanti non solo sulla genitorialità consapevole ma anche sulla salute, vista la diffusione ancora importante di HIV e Clamidia".

Per questo ultimo motivo bisognerebbe parlare anche di accesso ai preservativi, che Bartolazzi non nomina. Ma sappiamo che la maggior parte dei metodi sono femminili.

Sappiamo che la contraccezione è essenziale per una migliore sessualità di tutti ma sopratutto per la salute delle donne che devono poter scegliere il metodo più appropriato.

Ad esempio in un consultorio la donna dovrà essere informata su più metodi disponibili, sui loro vantaggi e svantaggi. Può essere informsta che non esistono solo le pillole ma che i metodi più sicuri, secondo l'OMS, sono le spirali, gli impianti e le sterilizzazioni. Poi la donna potrà scegliere in base alle sue diverse motivazioni anche metodi meno sicuri, quali i metodi cosidetti naturali, se vuole sempiicemente rimandare la gravidanza.

Ci sono criteri medici "Medical eligibility criteria", anche questi pubblicati ed aggiornati dall'OMS, che medici e ostetriche devono conoscere per aiutare le donne a scegliere i metodi meno rischiosi in caso di patologie.

Se si sceglie la spirale quella più economica e valida per la maggior parte delle donne sarà quella al rame. Ma in caso di mestruazioni abbondanti sarà necessario usare le costose spirali medicate con progestinico, che lo stato potrebbe mettere a disposizione gratuitamente, almeno in questi casi, per una terapia efficace, risparmiando su esami e terapie inutili o menomanti come l'isterectomia.

E' un vero peccato che AIFA dica che non è competente per i dispositivi (spirali e impianti) e che non si sappia chi pouò renderli gratuiti in farmacia (tecnicamente rimborsabili) e prescrivibili con ricetta specialistica. Sarebbe almeno utile trovarli gratuiti nei consultori, il luogo migliore per fare un buon counseling e per procedere alle pratiche conseguenti, compresa l'applicazione di spirali.

Anche di questo Bartolazzi non parla. Eppure la deputata aveva suggerito di prendere spunto dalla Lista di medicamenti essenziali, "Essential medicines", che l'OMS ha aggiornato nel 2017 e che comprende tutti i tipi di contraccettivi.
 
Rostan informa anche che il "Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole" dal 6 dicembre 2017 ha attivato una petizione pubblica per garantire la contraccezione gratuita a intero carico del servizio sanitario nazionale raccogliendo 63.000 firme". In effetti chiediamo la gratuità dei contraccettivi essenziali in tutta Italia e per tutte le donne di tutte le età, oltre che per i maschi HIV positivi e i giovani a rischio (preservativi).

Il Comitato chiede che vengano almeno garantiti i contraccettivi essenziali, ispirandosi alla Lista OMS, con poche modifiche, spiegando che essenziali non vuol dire pochi, essendo presenti tutte le tipologie. Si escludono solamente le pillole di terza generazione per i motivi che il sottosegretario ha ben spiegato. In effetti il proliferare di nomi di pillole sempre più costose ha creato confusione nelle donne e sperpero di denaro, seppure privato.

Sarebbe bene che il Ministero della salute proponesse l'inserimento della contraccezione nei LEA con il proposito di finanziarli per renderli esigibili in tutta Italia. Dovrebbe chiarire una volta per tutte se AIFA può allargare la sua competenza ai dispositivi oppure come questi ultimi possano essere forniti gratuitamente, insieme alle pillole, a chi ne abbisogna.

Forse un mese dopo il parto la ministra Giulia Grillo, che ha manifestato qualche apertura nel suo intervento in occasione del Congresso dei ginecologi italiani, si porrà il problema con una maggiore sensibilità e darà le risposte che il nostro Comitato ancora aspetta.

Pietro Puzzi
Ginecologo consultoriale
Brescia


31 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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