toggle menu
QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Lavoro e Professioni - Abruzzo

Medicina dell’Adolescenza, la Sima chiama in campo i pediatri e i medici di famiglia

di Carlo Alfaro (Consigliere Sima)
immagine 30 ottobre - Al V Corso Nazionale della Società Italiana Medicina dell’Adolescenza (Sima) svolto a L’Aquila, si è evidenziato come la “competenza adolescentologica” sia “una disciplina trasversale, cui può approcciarsi tanto il pediatra quanto il medico dell’adulto, se adeguatamente preparato”. Per la Sima “ciò è tanto più vero per gli adolescenti affetti da malattia cronica”, anche per “per scongiurare la possibilità di abbandono delle cure”. IL REPORT INTEGRALE
Si è svolto a L’Aquila il il V Corso Nazionale della Società Italiana Medicina dell’Adolescenza (Sima), presieduta da Gabriella Pozzobon, Dirigente Medico Senior dell’Unità Operativa di Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale S. Raffaele di Milano: una densa giornata di aggiornamento e confronto su tutte le novità e problematiche socio-sanitarie dell’adolescente oggi. Responsabili scientifici del Corso, il Prof. Giovanni Farello, della Clinica Pediatrica Università de L’Aquila, oltre alla presidente Pozzobon.

Il Corso ha mirato a far emergere l’importanza dell’attenzione alle problematiche adolescenziali che, nell’attuale scenario internazionale, appaiono quanto mai significative per la tutela della salute globale. Non a caso, la salute degli adolescenti è al centro dell’iniziativa lanciata nel 2017 da OMS e altri partner delle Nazioni Unite, dal nome “Azione accelerata per la salute degli adolescenti (AA-HA!)”, con lo scopo di cambiare il modo in cui i Paesi affrontano la salute degli adolescenti, aiutando i governi a progettare risposte complete che soddisfino le esigenze degli adolescenti e delle loro comunità, poiché spesso manca un approccio globale, nel preconcetto errato che rappresentino una popolazione sana e a basso rischio sanitario.

Il rapporto definisce gli adolescenti una “centrale elettrica del potenziale umano”, e denuncia come i dati mondiali mostrino che i programmi di salute materna e infantile non sono sostenuti nell’adolescenza, con la conseguenza che alla riduzione della mortalità infantile non corrisponde una simile riduzione delle morti tra adolescenti.

L’adolescenza è un momento critico e impegnativo del ciclo esistenziale, in cui le persone diventano individui indipendenti, creano nuove relazioni, sviluppano abilità sociali e apprendono comportamenti che durano il resto della loro vita.

In questa transizione neurologica, fisica ed emotiva dall'infanzia all’età adulta, i giovani sono esposti a una serie di rischi per la salute, che rappresentano altrettante sfide per gli adulti preposti alla loro tutela: alcol e droghe, violenza (bullismo, sfruttamento o abuso sessuale, omicidio, traffico di bambini, lavoro minorile, mutilazioni genitali), incidenti stradali, depressione, ansia, autolesionismo, dipendenza da internet e videogiochi, disturbi alimentari, suicidio, malattie sessualmente trasmissibili, gravidanza adolescenziale, problemi di salute mentale, diseguaglianza sociale, discriminazione razziale per le minoranze etniche o sessuale per i minori LGBTQIA (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Questioning, Intersex and Alias).

L’OMS ricorda che circa 3000 adolescenti muoiono ogni giorno nel mondo; nel 2016, più di 1,1 milioni di adolescenti di età compresa tra 10 e 19 anni hanno perso la vita, principalmente per cause prevenibili come incidenti stradali, complicazioni della gravidanza o del parto, o a causa dell'HIV/AIDS.

Secondo l’UNICEF, va data la priorità agli adolescenti perché investire nella loro salute è la chiave per sbloccare la salute, la produttività e la prosperità degli individui delle Nazioni per tutta la vita.

Il Corso ha evidenziato, nella pluralità degli interventi e delle tematiche affrontate, l’assoluta peculiarità dell’età adolescenziale, una sorta di “terra di mezzo”, con bisogni di salute e assistenza suoi propri che difficilmente possono trovare adeguata possibilità di accoglienza e soluzione da parte di un medico non adeguatamente formato.

È emerso, dunque, come la competenza adolescentologica sia, pertanto, una disciplina trasversale, cui può approcciarsi tanto il pediatra quanto il medico dell’adulto, se adeguatamente preparato. Ciò è tanto più vero per gli adolescenti affetti da malattia cronica, che sono sempre di più grazie alla maggiore sopravvivenza, in virtù dell’evoluzione delle conoscenze mediche: si stima che circa il 15% degli adolescenti tra 15 e 17 anni residenti in Italia soffrano di almeno una malattia cronica, la cui efficace gestione è indispensabile per garantire la salute a lungo termine e per scongiurare la possibilità di abbandono delle cure, che in adolescenza interessa fino al 50-55% dei casi.

Carlo Alfaro
Medico Pediatra, Dirigente ospedaliero di primo livello alla UOC di Pediatria di Castellammare di Stabia (Napoli) e Consigliere Nazionale Società Italiana Medicina dell'Adolescenza.
30 ottobre 2018
© QS Edizioni - Riproduzione riservata