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QS Edizioni - giovedì 18 aprile 2024

Lettere al Direttore - Basilicata

Il mio nome è Pasqualina, questa è la mia storia di infermiera durante l’epidemia Covid

di Pasqualina Sarli
Gentile Direttore,
il mio nome è Pasqualina. Per professione, passione e missione sono Infermiera. Ho sempre amato il mio lavoro e l’ho sempre messo al primo posto, a volte anche a scapito della famiglia. Sono Coordinatrice Infermieristica ormai da anni nel Reparto di Malattie Infettive e da anni sono a contatto con pazienti affetti da patologie causate da virus di diversa natura e provenienti da diverse parti del mondo.
 
Il mio approccio ai pazienti con questi virus è sempre stato razionale e professionale. Nel senso che, assieme al team del mio reparto, siamo sempre riusciti a curarli senza coinvolgimenti nella vita privata.
 
Fuori dall’Ospedale c’è sempre stato un mondo che mi ha aiutata a non lasciarmi sopraffare da queste tristezze umane. Ora, però, qualcosa è cambiato! Un virus nuovo, sconosciuto, terribile è entrato nel mondo intero: Covid 19. Ha attraversato silenziosamente i confini del mondo ed è entrato dalla porta principale anche del mio. Travolgendolo, sconvolgendolo, scavando solchi profondi nel mio essere. Eppure io ero lì, già pronta a riceverlo. Organizzavo ed istruivo i miei colleghi sulle misure da adottare per evitare il contagio. In reparto organizzavo percorsi separati, per eventuali pazienti Covid 19, da pazienti con altre patologie.
 
Tutto questo già prima che il virus mietesse vittime in Italia ed entrasse nella mia regione. Poi è arrivato anche nel mio Ospedale. Non ha bussato, non ha aspettato che gli aprissimo la porta … è entrato prepotentemente. Forse proprio in quel momento mi sono resa conto che avrebbe travolto anche me.
 
Per fortuna non mi ha contagiata ma ha lasciato in me segni profondi.
Non c’erano più orari in reparto. Sapevo che entravo prestissimo ma non avevo la certezza dell’ora di uscita. E comunque, quando uscivo, salutavo i colleghi segnati dai turni massacranti e dai presidi di protezione individuale e i pazienti che erano arrivati in mattinata: ciao, ci vediamo domani … Ed ancora …mi raccomando fate attenzione, ricordatevi di essere in due quando vi vestite o vi svestite!
 
Le ultime raccomandazioni e poi diritta a casa. Anche a casa le misure di protezione dovevano essere le stesse, del resto lavoro in un Reparto di Malattie Infettive! Quindi: lontana da mio marito, dai figli, dai miei genitori, dai miei affetti più cari … di fatto in quarantena a casa.
Poi ricomincia un altro giorno. Ritorno in ospedale, rivedo i miei colleghi, faccio un giro per le stanze dei pazienti in isolamento e mi rendo conto che alcune sono vuote. Dove sono i pazienti della stanza 3 e 5? La risposta laconica: il paziente della 3 in terapia intensiva e il paziente della 5 non ce l’ha fatta …
 
Il mondo intero mi è caduto addosso. Non si può sopportare tutto questo dolore. Ieri sera li ho salutati e adesso non li trovo più lì.
Le persone che mi conoscevano prima di questa pandemia dicevano di me che ero una roccia.
 
Anche le rocce si sfaldano, si sbriciolano, e anche io mi sono sbriciolata. Non sono riuscita a sostenere il carico di dolore a cui assistevo e all’impotenza che provavo . Mi sono dovuta prendere un po’ di tempo e farmi aiutare. Adesso, per fortuna, sono finiti gli incubi notturni. Riesco a dormire senza dovermi svegliare di soprassalto, madida di sudore.
 
L’emergenza non è finita e chissà quando finirà. Noi, personale sanitario tutto, abbiamo ricevuto tanta solidarietà in questo frangente. Foto di personale bardato per scendere in guerra, riconoscibile solo per il nome scritto sui camici. Foto di colleghi sorpresi dalla stanchezza con il capo piegato sulle scrivanie. Articoli di giornali con i nomi del personale che purtroppo non ce l’ha fatta.
 
Adesso siamo Eroi! Con un po’ di tristezza devo dire che noi eroi lo siamo sempre stati. Ci siamo sempre messi a disposizione delle strutture sanitarie a sostegno della collettività e, se vogliamo dirla tutta, non siamo mai stati adeguatamente riconosciuti per ciò che siamo e per ciò che facciamo. #uniticelafaremo
 
Pasqualina Sarli
Coordinatore infermieristico UOC Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza
 
26 maggio 2020
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