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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Lavoro e Professioni - Campania

La tutela della salute e sicurezza sul lavoro azione fondamentale per la prevenzione di sanità pubblica

di Domenico Della Porta
immagine 31 maggio - È opportuno analizzare i ruoli professionali dei soggetti, per individuare i deficit di competenza che possono essere colmati mediante azioni formative. Sarebbe il caso, ovviamente con modalità ed organizzazione diverse, riprendere e rilanciare quanto nel lontano 1949 avviò l’Enpi, fino alla sua soppressione, con le iniziative editoriali di “Educazione alla Sicurezza” per gli incaricati scolastici alla sicurezza.
Di fronte ad una consistente diminuzione del personale dedicato all’attività di Sicurezza e Salute sul Lavoro nelle ASL italiane, che ha registrato nel quadriennio 2013-2016 un decremento medio di circa il 18 per cento, di cui i Tecnici della Prevenzione del -9,50 per cento ed i Medici del Lavoro addirittura del -22,66 per cento, e la dirigenza sanitaria non medica del -16,75 per cento, la prima cosa da fare per il nuovo Governo è correre immediatamente ai ripari. 

Dalla lettura della pubblicazione del Gruppo Tecnico Interregionale Sicurezza Salute Luoghi di Lavoro “Regioni: attività di prevenzione nei luoghi di lavoro” allegata e datata Marzo 2018, a parte l’unico dato positivo che riguarda il pieno raggiungimento delle attività di vigilanza e controllo, attraverso il superamento del 5 per cento (si è arrivati infatti al 6 per cento) è stato evidenziato un dato francamente preoccupante: sono diminuiti gli interventi di formazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro di oltre un terzo (circa 38 per cento) rispetto al periodo precedente il quadriennio preso in esame. 

Eppure in ogni evento organizzato in questo delicato ambito viene sempre invocato un miglioramento della cultura della sicurezza, puntando alla consapevolezza del rischio sul lavoro, elemento fondamentale per la riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Basta ricordare, per rendersi conto dell’importanza della formazione nell’attività lavorativa, dell’obbligo previsto dalla normativa vigente di questa indispensabile forma di prevenzione. 

Proprio il Coordinamento Tecnico Sicurezza e Salute sul Lavoro, nel Documento n.2 delle Linee Guida per la uniforme applicazione della normativa sulla igiene e sicurezza sul lavoro approvate il 15 aprile 1998, richiamava l’attenzione su questa problematica. “ Le attività formative rivolte a soggetti adulti dovranno tenere in considerazione e valorizzare l’esperienza umana e professionale di cui essi sono portatori, esperienza su cui sono basate opinioni e, spesso, anche pregiudizi, particolarmente radicati nel profondo. Ciascuno è depositario di una propria “cultura” della sicurezza e della prevenzione, e fa riferimento a propri modelli interpretativi, che il formatore aiuterà a sostituire, se necessario, con altri più efficaci. L’apprendimento degli adulti è complesso, in quanto prevede la modificazione di conoscenze, di pratiche, di competenze professionali e di comportamenti; esso è finalizzato ad una prestazione particolare ed implica un coinvolgimento complessivo del soggetto (sia sul piano razionale che emotivo); si esprime come ricerca attiva fondata sull’esperienza; richiede motivazione, che scatta dalla consapevolezza dello scarto tra ciò che il soggetto sa e ciò che sente di dover sapere (che è la differenza tra le competenze richieste dal compito lavorativo e le capacità realmente possedute). I contenuti da sviluppare nel percorso formativo devono essere coerenti con gli obiettivi di apprendimento, mentre questi ultimi vanno riferiti ad una precisa situazione di lavoro. 

L’apprendimento è favorito dall’applicazione, alle iniziative formative, di metodi di insegnamento basati sul coinvolgimento dei soggetti e che si avvalgono di tecniche attive (lavoro di gruppo, griglie di valutazione, discussione di casi, simulazioni e così via). Tutte le situazioni in cui i soggetti possono sperimentare ciò che vanno imparando, ma che ancora non sono in grado di dominare, in quel particolare tipo di ambiente protetto che è l’aula, risultano particolarmente efficaci. In ambito formativo, infine, è fondamentale stimolare l’apprendimento del soggetto entro i piccoli gruppi di lavoro. 

È necessario evitare attentamente che le attività formative, piuttosto che integrarsi, finiscano con il sostituire l’azione tecnica e organizzativa. La formazione, infatti, può colmare lacune di conoscenze e di competenze operative, quando queste siano critiche per l’organizzazione, ma non può né deve essere utilizzata per tentare, in genere senza risultato, di raggiungere obiettivi che invece, prevederebbero un cambiamento tecnologico, impiantistico od organizzativo. Bisognerà pertanto distinguere, di volta in volta, le aree di competenza e gli obiettivi propri della formazione dalle aree proprie e dagli obiettivi specifici dell’intervento di altra natura. 

Per questo è opportuno analizzare i ruoli professionali dei soggetti, per individuare i deficit di competenza che possono essere colmati mediante azioni formative. Sarebbe il caso, ovviamente con modalità ed organizzazione diverse, riprendere e rilanciare quanto nel lontano 1949 avviò l’ENPI (ENTE Nazionale Prevenzione Infortuni), fino alla sua soppressione, con le iniziative editoriali di “Educazione alla Sicurezza” per gli incaricati scolastici alla sicurezza.

Domenico Della Porta
Direttore Dipartimento Prevenzione Asl di Salerno
Delega Federsanità ANCI “Prevenzione e Sicurezza dei Lavoratori e Strutture Sanitarie”
31 maggio 2018
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