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QS Edizioni - martedì 16 aprile 2024

Regioni e Asl - Friuli Venezia Giulia

Migranti. Da Trieste l’appello di 450 medici (ma anche infermieri, ostetriche ed oss) per lo sbarco della Sea Watch. Il governatore Fedriga si infuria: “Atto scorretto”

immagine 30 gennaio - A promuovere la raccolta firme il Comitato per la Difesa della Costituzione di Trieste. Il presidente della Regione contesta l’“utilizzo della professione per un’azione di carattere palesemente politico” e si dice “orgoglioso” della linea Salvini contro gli sbarchi. Gli risponde la ex presidente Debora Serracchiani: “Crede di essere Orban e vorrebbe imbavagliare oltre 500 medici”. Dal 27 gennaio ad oggi le firme sotto l’appello sono passate da 120 a 450. E la raccolta continua.
“Siamo indignati per l’indifferenza del nostro governo, che riduce questa tragedia umanitaria a mera questione di opportunità politica e a merce di scambio nei confronti degli altri stati europei. Rivolgiamo un appello innanzitutto alle forze di governo locali, al Sindaco di Trieste Di Piazza e al Presidente della Regione Fedriga perché dichiarino aperti i nostri porti e le nostre strutture per accogliere queste poche decine di migranti e prioritariamente i bambini e i minori”. È una parte dell’appello partito da 77 medici, ma sottoscritto ad oggi già da 450 tra medici, infermieri, ostetriche, oss e tecnici , per chiedere l’immediato sbarco dei 47 immigrati che si trovano sulla nave Sea Watch, a largo di Siracusa.


A promuovere la raccolta firme il Comitato per la Difesa della Costituzione di Trieste, primo firmatario Pierpaolo Brovedani, pediatra del Burlo.

“Come operatori sanitari, che quotidianamente si prendono cura della salute delle donne e dei bambini, assistiamo attoniti a quanto si svolge al largo di Siracusa”, si legge nell’appello. Che parla di “una vera e propria emergenza sanitaria con possibili tragiche conseguenze. Scongiuriamola subito, accogliamo i naufraghi. Ce lo impongono non solo le regole internazionali di assistenza e salvataggio in mare, ma anche il senso morale che deve caratterizzare la società civile, il dovere del pronto soccorso sanitario e infine, ma non ultime, la pietas e la solidarietà che deve caratterizzare ogni essere umano”, scrivono i firmatari.

Ma l’iniziativa non è piaciuta al Governatore Massimiliano Fedriga, chiamato peraltro in causa nell’appello. “Sono molto deluso – scrive su Facebook Fedriga -. Sì, proprio deluso. Non arrabbiato, non infastidito, ma deluso. Leggere dei medici che mi scrivono e che utilizzano la loro professione - svolta nella pubblica amministrazione - per compiere un’azione di carattere palesemente politico, mi delude profondamente. Ogni cittadino, nella propria libertà di coscienza, prende legittimamente le posizioni politiche che più lo convincono. Ma farlo utilizzando la propria professione medica lo ritengo profondamente scorretto”.
“Questo gruppo di medici – prosegue il governatore - mi scrive che siamo di fronte ad ‘un’emergenza sanitaria con possibili tragiche conseguenze’. Peccato che nella giornata di oggi il procuratore reggente di Siracusa, Fabio Scavone, abbia precisato che ‘il comandante della Sea Watch ieri non ha sollecitato alcun intervento per emergenza medica’”.

Secondo Fedriga, “l’ong inoltre sta utilizzando queste persone per fare un’indebita pressione politica. Voglio infatti sottolineare che, nel momento in cui stava arrivando il maltempo, mettendo a rischio gli stessi immigrati, Sea Watch ha ricevuto indicazioni di dirigersi verso la Tunisia, zona sicura più vicina. Viceversa, contravvenendo alle indicazioni ricevute, ha deciso di sfidare il tempo e proseguire la rotta verso l’Italia. Mi dispiace ma non saremo mai complici dei trafficanti di esseri umani, non aiutaremo mai la malavita organizzata nel suo intento di guadagnare con il business dell’immigrazione clandestina. E tutto questo lo scrivo con la consapevolezza di una tesi che sostengo da tempo ed è stata dimostrata dai fatti: il Ministro Salvini, quasi azzerando gli sbarchi, non solo ha impedito i traffici illeciti, ma diminuito in modo drastico le morti in mare. E di questo ne sono orgoglioso”.

A rispondere a Fedriga la ex presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che definisce Fedriga, “il piccolo Orban del Friuli Venezia Giulia”, con riferimento al leader nazionalista ungherese. “Forse il resto d'Italia non lo sa – scrive Serracchiani su Facebook - ma a Nordest, in Friuli Venezia Giulia, c'è un presidente di Regione che crede di essere Orban e che vorrebbe imbavagliare oltre 500 medici che esprimono pubblicamente le loro convinzioni sulla necessità che le 47 persone della Sea Watch siano sbarcate per ragioni umanitarie”.

Per Serracchiani “il punto preoccupante di questa vicenda non riguarda soltanto la questione sbarco sì-sbarco no, ma il diritto di parola che, secondo Fedriga, 500 medici non avrebbero come categoria, in quanto personale di strutture pubbliche regionali. Siamo alla follia. Fedriga pensa alla militarizzazione degli operatori pubblici della sanità. Siamo a un passo dal regime, perché i firmatari, la cui lista è pubblica, sono fatti oggetto di una minaccia indiretta, ma chiarissima. In Friuli Venezia Giulia la sanità è infatti in capo alla Regione autonoma e si può immaginare quali effetti intimidatori può provocare un presidente di Regione che accusa i medici di “utilizzare la propria professione per alimentare scontri di carattere ideologico” e che annuncia di inviare ai vertici degli ospedali e delle strutture pubbliche una lettera per “chiarire” il comportamento dei medici firmatari”.

“Ecco perché – prosegue Serracchiani - ho immediatamente sottoscritto la petizione promossa dal Comitato a difesa della Costituzione di Trieste, per condividere e supportate i motivi umanitari e la preoccupazione espressa nella lettera dei medici del Friuli Venezia Giulia. E confido che tanti non vorranno rimanere indifferenti di fronte a questi veri e propri attacchi ai diritti: supportiamo questa petizione, firmandola e diramandola”.
30 gennaio 2019
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