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QS Edizioni - martedì 19 marzo 2024

Governo e Parlamento

Cade il tabù dell’obbligo di vaccinazione. Ora si rompano gli indugi e si attui anche in Italia, prima che sia troppo tardi

di Cesare Fassari
immagine 19 novembre - Una crescita fortissima dei contagi ha spinto il governo austriaco a riattivare il lockdown almeno per i prossimi 20 giorni e poi a fare l’annuncio che rompe il tabù sull’obbligatorietà vaccinale finora imperante in tutte le cancellerie europee: dal 1 febbraio, in Austria, chi non si sarà ancora vaccinato dovrà farlo per legge. E da noi? Cosa impedisce di attuare questa misura ragionevole, chiara e legittima di sanità pubblica?
L’Austria ha rotto gli indugi e ha annunciato che da febbraio 2022 scatterà l’obbligo vaccinale contro il Covid per tutti.
 
L’Austria è uno dei paesi europei dove la quarta ondata sta colpendo molto duramente: negli ultimi 14 giorni rilevati dall’Ecdc ha contato ben 1.527 casi ogni 100mila abitanti, meno degli oltre 2.000 della Slovenia che detiene il record negativo nei Paesi Ue, ma comunque molti di più dei 473 casi ogni 100mila registrati mediamente in Europa. E molti, molti di più dei 72 ogni 100mila della Spagna e dei 129 dell’Italia.
 
Una crescita così forte dei contagi ha spinto quindi il governo austriaco a riattivare il lockdown almeno per i prossimi 20 giorni e poi a fare l’annuncio che rompe il muro di niet all’obbligatorietà vaccinale finora maggioritario in tutte le cancellerie europee: dal 1 febbraio chi non si sarà ancora vaccinato dovrà farlo per legge.
 
Quindi l’obbligo come ultima spiaggia quando ormai, verrebbe da dire, i buoi sono ampiamente scappati dalla stalla.
 
Ma perché fin dall’inizio l’opzione obbligo per un vaccino salvavita, salva economia e salva vita sociale non è mai stata l’opzione “numero 1” a Bruxelles e nelle altre capitali europee una volta che il problema iniziale della disponibilità (non si poteva obbligare qualcuno a fare un vaccino che non c’era) era stato definitivamente archiviato?
 
Una risposta chiara e netta non c’è. Chi ha detto che è meglio convincere che obbligare ma dopo 11 mesi di campagna vaccinale se vedi che percentuali a due cifre di cittadini nicchiano e loro malgrado alimentano la circolazione virale oltre che le corsie ospedaliere, bisognerebbe prendere atto che la persuasione oltre una certa soglia evidentemente non arriva.
 
C’è poi chi ha sostenuto che l’obbligo non si poteva attuare perché i vaccini erano sperimentali e mancavano di una autorizzazione definitiva. Un’obiezione alquanto discutibile nella sostanza, visto che abbiamo superato i sette miliardi di somministrazioni nel mondo (forse la sperimentazione di massa più ampia della storia considerando anche che si è fatta in meno di un anno) ma anche nella forma, perché la cosiddetta “autorizzazione condizionata” (CMA), che è quella proposta da Ema e ratificata dalla Commissione UE per tutti i vaccini Covid oggi disponibili, prevede per il suo titolare (l’Azienda) gli stessi diritti ma anche le stesse responsabilità di un'autorizzazione standard.
 
Si è detto poi che l’obbligo non si poteva (o non si voleva) fare per ragioni politiche e di serenità sociale per evitare tensioni tra i partiti e le piazze no vax. Forse qualcuno avrà anche questo timore ma resta il fatto che, sia dal punto di vista politico che sociale, le tensioni si sono spostate da un ipotetico obbligo (molto più chiaro e netto nei suoi contorni) al green pass che, da strumento di controllo sullo stato della persona (vaccinato, guarito o negativo con tampone), è diventato esso stesso una discriminante per poter o non poter fare tutta una serie di cose, comprese lavorare. Il famoso obbligo “indiretto”.
 
Un altro fronte di perplessità è quello giuridico attorno alla questione della legittimità o meno di introdurre un obbligo vaccinale anche per il Covid. Va detto che in proposito sinora tutte le sentenze dei diversi gradi di giudizio hanno legittimato l’obbligo già in vigore per gli operatori sanitari con motivazioni che potrebbero tranquillamente essere adottate a riprova della legittimità di un obbligo generalizzato.
E senza contare che in Italia abbiamo già 10 vaccinazioni obbligatorie in vigore ritenute assolutamente costituzionali da diverse sentenze della Consulta.
 
E infine ci sono quelli che sostengono sia impossibile applicarlo. La loro frase tipica è: “Ma che facciamo? Li andiamo a prendere casa per casa?”. In realtà le modalità per verificare il rispetto dell'obbligo vaccinale sarebbero molto semplici: green pass solo per chi è vaccinato e poi controlli a campione saltuari come quelli che oggi avvengono ad esempio sulle nostre strade per verificare se abbiamo pagato l'assicurazione auto o se abbiamo fatto la revisione del veicolo nei tempi giusti. E se non sei in regola multa o, in questo caso, ravvedimento con prenotazione ed effettuazione del vaccino con annullamento della sanzione, come già oggi avviene per i sanitari no vax che ci ripensano e si vaccinano dopo essere stati sospesi. 
 
Insomma ragioni “neutre” e oggettive per giustificare questa ritrosia a considerare con serenità l’introduzione dell’obbligo vaccinale per il Covid per tutti i soggetti che possono fare il vaccino non se ne ravvisano.
 
Ora l’Austria ha rotto il tabù dopo essere stata travolta da una ondata virale pesantissima, alimentata soprattutto dai non vaccinati.
 
Sarebbe bene che l’Italia e gli altri Paesi valutassero finalmente questa opzione con serenità, ora, non quando sarebbe troppo tardi, anche perché l’ipotesi che per prevenire il Covid dovremmo vaccinarci ancora per molti anni non appare ormai più così remota.
 
E quindi che si renda da subito obbligatoria questa vaccinazione, quale misura ragionevole, chiara e legittima di sanità pubblica, prevedendo sanzioni opportune e congrue ma soprattutto facendo capire che lo si fa per il bene di tutti e soprattutto per coloro che, per ignoranza, paura o quant’altro, da soli non possono o non vogliono decidere di salvarsi e salvare vite.
 
E perché, come bene e chiaramente scriveva la Corte costituzionale nel 1994, la salute “implica e comprende il dovere dell'individuo di non ledere né porre a rischio con il proprio comportamento la salute altrui, in osservanza del principio generale che vede il diritto di ciascuno trovare un limite nel reciproco riconoscimento e nell'eguale protezione del coesistente diritto degli altri”.
 
Cesare Fassari
19 novembre 2021
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