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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Lavoro e Professioni

Contratto comparto sanità. “Elemento perequativo” garantito solo per il 2018. Dal 2019 aumenti scenderanno a 66,9 euro

di Pasquale Quaranta
immagine 21 marzo - Questo strumento contrattuale è stato introdotto per sterilizzare la perdita del diritto al bonus di 80 euro conseguenza logica dell’aumento strutturale degli stipendi andando così a colpire esclusivamente i redditi più bassi. L'elemento perequativo ha però una durata limitata al 2018 per via della poche risorse disponibili trovate e, secondo i nostri calcoli, l’incremento salariale si ridurrà in media, dal 1 gennaio 2019, di 18,5 euro cioè del 21.7%. 
Gli accordi tra governo e sindacati siglati tra il 9 e il 23 febbraio hanno previsto un aumento medio di 85 euro lordi nella busta paga di quasi 3 milioni di dipendenti pubblici. I primi effetti si avranno dal 1 aprile 2018 fino a dicembre del corrente anno per poi continuare nel 2019 anche se con una riduzione dell’incremento che potrebbe arrivare fino ad un - 24% rispetto alla soglia inizialmente prevista. Vediamo il perché.
 
Il contratto collettivo di lavoro relativo al personale del comparto sanità siglato lo scorso mese prevede che il trattamento economico tabellare, cioè l’aumento di stipendio stabile e strutturato nel tempo, venga incrementato degli importi mensili lordi per tredici mensilità così come indicati nella tabella A (da inserire). Gli incrementi mensili, naturalmente, dipenderanno molto dalle posizioni economiche di partenza delle rispettive categorie e gli aumenti nel comparto sanitario andranno da un minimo di 50,50 euro fino ad un massimo di 90,80 per una media, così come riportato precedentemente, di 85,4 euro fino a dicembre 2018.
 
Dal 2019 però le cose cambieranno. Infatti i rinnovi degli accordi sindacali sono stati realizzati su una media ponderata calcolata sui dipendenti ministeriali che hanno buste paga di livello superiore. La media è stata poi estesa agli altri dipendenti della PA ma, questa complessa operazione legislativa, ha avuto come effetto quello di non garantire a tutte le categorie l’aumento inziale di 85 euro lordi. Per ovviare al problema, anche per aiutare i salari più bassi, è stato deciso di integrare il calcolo precedente con il cosiddetto “elemento perequativo” o “voce aggiuntiva” che sarà presente nelle prossime buste paga e che affiancherà, per una durata però limitata a dicembre 2018, il trattamento economico tabellare cioè quello di natura strutturale o stabile.
 
Questo strumento contrattuale è stato introdotto per sterilizzare la perdita del diritto al bonus di 80 euro conseguenza logica dell’aumento strutturale degli stipendi andando così a colpire esclusivamente i redditi più bassi, cioè coloro che avevano diritto ad utilizzarlo. Inoltre l’elemento perequativo ha una durata limitata al 2018 per via della poche risorse disponibili trovate e, nel caso specifico dei dipendenti che operano in sanità, secondo i calcoli di Quotidiano Sanità, l’incremento salariale si ridurrà in media, dal 1 gennaio 2019, di 18,5 euro cioè del 21.7%. Quindi dal 2019 un dipendente delle sanità percepirà in media 66,9 euro invece di 85,4 del 2018.
 
Una riduzione considerevole seconda solo ai lavoratori dipendenti delle regioni ed enti locali che nell’anno futuro vedranno ridursi il loro incremento di stipendio del 23.6%. Avranno invece, un miglior trattamento il personale tecnico scolastico che vedrà ridursi il loro incremento di stipendio del 17.2% e coloro che lavorano nei ministeri, con una flessione del 9.2%.
 
Pasquale Quaranta
21 marzo 2018
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