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QS Edizioni - giovedì 28 marzo 2024

Lavoro e Professioni

Carenza medici. Daniele Giordano (Fp Cgil Veneto): “La Regione rivendica autonomia ma non si dimostra efficace”

di Endrius Salvalaggio
immagine 13 febbraio - L’annunciata eliminazione del tetto di spesa per le assunzioni del personale del Ssn, che non ha mai avuto seguito, ha portato alla carenza di 1.652 professionisti nella sola Regione Veneto. Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil regionale: “Si tratta di un tetto di spesa vecchio di 14 anni che determina ancora oggi i bisogni di personale e di salute dei cittadini”.
Vista la gravità della carenza del personale che incombe sugli ospedali Veneti - 1.652 medici, di cui 357 vacanti, dati confermati dall’Anaao Veneto - il governo proponeva di eliminare il tetto di spesa per le assunzioni del personale del Servizio sanitario nazionale, il noto -1,4%, sulla spesa del personale del 2004. Alla notizia, ordini e sindacati cominciarono a tirare un respiro di sollievo, fino a quando le famigerate forbici sono rimaste, mantenendo ferree le regole sulla spesa del personale al 2004.
 
Come ci spiega Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil Veneto, questo blocco è un fatto molto grave, perché si tratta di un tetto di spesa vecchio di 14 anni che determina ancora oggi i bisogni di personale e di salute dei cittadini.

Dagli ultimi dati Anaao Veneto, la carenza dei medici in Veneto parla di 1.652 professionisti, di cui 357 vacanti. Ne vuole parlare?
La carenza di medici che da anni i sindacati denunciano è stata sempre sottovalutata e mai affrontata. La carenza di personale medico sta determinando, inevitabilmente, un abbassamento della qualità dei servizi e un peggioramento delle condizioni di lavoro per coloro che devono farsi carico della tenuta del sistema sanitario. A questo si aggiunge il fatto che l’età media si sta innalzando, siamo oltre i 52 anni di età, per lavoratori che, è bene ricordarlo, lavorano su turni diurni e notturni. Servirebbe un piano straordinario di assunzioni e un vero investimento aggiuntivo da parte della Regione Veneto per le borse di specializzazione. Il Veneto non può continuare a rivendicare autonomia se poi si dimostra inefficace in settori su cui potrebbe già intervenire. In tutto questo i medici non hanno ancora visto il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da più di 10 anni, e quindi il Governo, se fosse coerente con le proprie dichiarazioni, farebbe bene a stanziare le risorse per chiudere questa partita.

Sindacati, ordini dei medici e addetti ai lavori, hanno sperato fino all'ultimo sull'eliminazione del tetto di spesa per le assunzioni del personale del Servizio Sanitario. Cos'è successo secondo Lei?
Questo Governo aveva annunciato lo sblocco delle assunzioni con la possibilità di andare oltre la copertura del turnover. Purtroppo dobbiamo registrare come questo non sia avvenuto ed anzi si confermano tetti di spesa che sono fuori dalla storia e lontani dai bisogni di salute. Le Regioni, invece di fare una battaglia unitaria per poter assumere nella sanità, si dividono in discussioni, seppur importanti, sui costi standard o sui fabbisogni, senza capire che se non attuiamo subito un piano di assunzioni perderemo sia quel giusto scambio di competenze tra chi esce e chi entra nel sistema sia la possibilità di erogare i LEA ai cittadini.

Con il blocco sulle assunzioni al -1,4% sulla spesa del personale al 2004, come sarà secondo Lei il comparto Sanità nei prossimi anni?
Il blocco delle assunzioni definito con il 2004 è semplicemente vergognoso e, a mio avviso, limita i diritti costituzionali proprio a partire da quello della salute. Lo dico perché non è possibile che un tetto di spesa vecchio di 14 anni possa determinare, oggi, i bisogni di personale e di salute dei cittadini. Quel tetto serviva forse allora a contenere la spesa ma oggi sta diventando la scusa per privatizzare il sistema. Sono sempre di più i direttori generali delle Ulss che pensano di privatizzare servizi per contenere i costi del personale e così rischiamo di perdere un grande patrimonio che è la nostra sanità pubblica. A tutto questo si aggiunge la cosiddetta operazione “quota 100”; nessuno può essere contrario a che lavoratori che hanno garantito per anni la qualità dell’assistenza possano giustamente andare in pensione. Tuttavia fare questa operazione senza accompagnarla ad un piano di assunzioni, non farà altro che liberare una parte di lavoratori e far gravare su chi resterà l’onere di far funzionare i servizi.

Perché la Sanità è sempre più presa di mira dalla politica?
Il comparto sanità come peraltro quello delle autonomie locali sono stati usati come bancomat dai diversi Governi. La nostra spesa sanitaria è inferiore a quella della gran parte dei più importanti paesi europei e nonostante questo si è continuato a tagliarla per fare altre scelte politiche che spesso servono alle campagne elettorali più che a garantire diritti ai cittadini. Io credo che sia inevitabile, almeno in Veneto, un percorso di mobilitazione del personale sul tema degli organici perché senza personale non si possono garantire i diritti ai cittadini e i lavoratori non possono rinunciare alle ferie o andare a lavorare malati per tenere in piedi un sistema a cui la politica non riconosce l’importanza strategica che dovrebbe avere. 
 
Endrius Salvalaggio
13 febbraio 2019
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