“Con l'emergenza Covid19 abbiamo vissuto momenti drammatici. Il nostro SSN è stato messo a dura prova e sono state messe in evidenza tutte le sue criticità e fragilità. Ora, però, si aprono nuove necessità ma anche opportunità, per il rilancio della Sanità in Italia. I fondi che l'Europa sta stanziando dovranno, in buona parte, andare a modernizzare il SSN. Ma come si vuole riformare il SSN se manca la base su cui si regge il sistema?”. È quanto sottolinea
Dario Calì, responsabile nazionale dell’area precari di Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu, che illustra le ragioni di una proposta nel pieno di una mobilitazione dei giovani medici e dei camici grigi in tutta Italia che prosegue da mesi.
“La grave carenza di medici - aggiunge Calì - ha costretto il Governo a indire bandi per reclutare, in via eccezionale e in una situazione emergenziale, centinaia di colleghi. In tutta questa proclamazione di bandi straordinari, ci si dimentica che intanto il territorio è stato abbandonato perché la medicina dei servizi progressivamente è stata negli anni depotenziata, con sempre meno personale in organico”.
“Perché allora non chiudere questo processo di smantellamento dell’area - conclude Calì - e recuperare la medicina dei servizi come presidio e sentinella contro le epidemie, affidandola agli oltre 10000 colleghi bloccati dall'imbuto formativo, realizzando i percorsi di formazione-lavoro. In tal modo otterremmo il potenziamento del territorio, di cui tanto si parla, ma anche l'abolizione dell'imbuto formativo, garantendo a tutti i medici la formazione di secondo livello e ai cittadini un SSN più forte e presente in capillarmente in tutto il Paese”.