Serve una “sanità territoriale ‘nuova’” ispirata ad “una vision in grado di rispondere alla domanda di salute presente e futura del Paese”, e che possa essere “realmente integrata da un punto di vista organizzativo per valorizzare le specificità di tutti i suoi attori, pur nelle diverse peculiarità, al fine di rispondere al crescente bisogno di salute della popolazione nel nostro Paese”. Questa la posizione espressa oggi al Senato dal segretario generale del Sumai Assoprof,
Antonio Magi, audito dalla XII Commissione Igiene e Sanità sul tema del potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell’epoca post Covid.
Nel corso dell’audizione Magi si è soffermato su due temi principali: il primo il ruolo dello specialista ambulatoriale interno che ha nel territorio il suo “perimetro professionale quotidiano” all’interno del quale soddisfa la domanda di salute che viene dai pazienti, per lo più cronici; il secondo la necessità di costituire team multispecialistici e multidisciplinari (Equipe Specialistiche Territoriali) al fine di implementare un modello di assistenza specialistica territoriale che possa superare il paradigma strettamente prestazionale.
“Team – ha spiegato nel corso dell’audizione il segretario del Sumai Assoprof - legati quindi alla tipologia e alle peculiarità del territorio, e dedicati sia all’assistenza specialistica dei pazienti cronici ed anziani nell’ambito delle cure primarie ed intermedie, compresi i contesti domiciliari e residenziali sia all’intervento specialistico in situazione di acuzie di bassa e media intensità assistenziale”.
Per Magi “la disponibilità di un tale livello assistenziale, integrato con le forme organizzative delle altre professionalità territoriali, (microteam dei MMG/PLS, infermieri di famiglia, fisioterapisti, ecc.) consentirebbe per questa tipologia di pazienti ad esempio, la riduzione del tasso di ospedalizzazione e degli accessi in DEA, nonché il contenimento dell’inappropriatezza delle prestazioni”.