toggle menu
QS Edizioni - giovedì 25 aprile 2024

Lavoro e Professioni

Oss e formazione complementare. Fials: “Non è con la delibera del Veneto che si risolve la carenza infermieristica”

immagine 30 marzo - “Siamo convinti che la figura dell'operatore socio-sanitario dia e possa dare un grande contributo alla garanzia del diritto alla salute dei cittadini” ma “un surplus di ore formative non può essere equipollente ad una laurea”, commenta il segretario Carbone. Secondo il quale “alla premessa della delibera del Veneto manca la consecutio corretta, che è quella di ricercare la soluzione alla carenza di infermieri,”.
La figura dell’Oss, “fondamentale all'interno dell'equipe sanitaria, non deve fungere da toppa alla carenza di infermieri generata da decenni di scelte politiche miopi e scellerate che hanno determinato i tagli alla sanità”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale Fials, interviene sulla Delibera n. 305 della Regione Veneta sulla formazione complementare dell’Oss.

“Siamo convinti che la figura dell'operatore socio-sanitario dia e possa dare un grande contributo alla garanzia del diritto alla salute dei cittadini, ma non assegnandogli tecniche standardizzabili e altamente riproducibili solo sulla carta, con un surplus di ore formative che non possono in nessun modo essere equipollenti ad una laurea”, dice Carbone. Evidenziando come la delibera n. 305 del 16/3/2021 parta “da un presupposto sbagliato, che è quello della crisi emergenziale legato alla pandemia e alla grave carenza di personale infermieristico. Con queste premesse vi è un alto rischio che l’intento di valorizzare l’OSS, seppur positivo si trasformi in un grave errore”.

“Basti pensare alla broncoaspirazione del paziente, alla gestione della tracheostomia. Procedure queste - sottolinea il segretario Fials - che possono sì essere imparate nella tecnica, ma che richiedono competenze specifiche per la gestione di possibili complicanze. Inoltre, se la responsabilità viene lasciata in capo all'infermiere, (lo stesso infermiere che segue 60-80 pazienti in RSA) a che scopo demando tecniche a rischio all’operatore socio-sanitario? In questo modo il rischio è che 'il controllo' venga fatto solo teoricamente e a pagarne le conseguenze siano l’operatore socio-sanitario in primis, se messo nelle condizioni di sbagliare, e infermiere e paziente poi”.

Il sindacato evidenzia come non sia un problema legato alla valorizzazione degli Oss. “Tant'è che Fials ha molto apprezzato il Ddl n. 2071 sul 'Riordino del profilo professionale e della formazione dell'operatore socio-sanitario' presentato in Senato lo scorso 25 marzo da Paola Boldrini, vicepresidente della Commissione igiene e sanità”. Ma “ci chiediamo: l’operatore socio-sanitario della Regione Veneto come verrebbe differenziato economicamente e contrattualmente dall'attuale OSS?”.

Per Carbone, tra l'altro, “alla premessa della delibera manca la consecutio corretta che è quella di ricercare la soluzione alla carenza di infermieri, trovando strategie di efficientamento delle risorse attuali (pensiamo al fenomeno del demansionamento) e prospettando soluzioni future da mettere in campo per i prossimi anni”.

“Siamo certi che l'intento della Regione Veneto – conclude il segretario generale della Fials - fosse quello di valorizzare la figura dell'operatore socio-sanitario, d’altra parte è sempre stata tra le regioni più innovative. Ma proprio perché spesso ha fatto da traino per le altre regioni, è doveroso rimettere in discussione parte della delibera coinvolgendo tutti gli stakeholder chiamati in causa”.
30 marzo 2021
© QS Edizioni - Riproduzione riservata