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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Regioni e Asl - Lazio

Lazio. Dati P.Re.Val.E., Zingaretti: “Migliora la qualità delle cure e migliorano i conti”

immagine 18 giugno - Cesari al 26,2%, rispetto al 26,8% del 2016. Interventi al femore entro 48 ore passati dal 31% del 2012 al 54% del 2017. E nella griglia dei Lea il Lazio raggiune i 179 punti contro i 152 del 2013. Zingaretti: “Il Lazio è la Regione che ha ottenuto la migliore performance come crescita. Ora depositato in Consiglio la legge che avvia una nuova stagione di concorsi, ci saranno assunzioni sulla base di una programmazione sanitaria”. LE SLIDE
“Continua a migliorare la qualità delle cure nel Lazio. Migliora perché diminuiscono i parti cesarei, aumentano gli interventi al femore entro le 48 ore, migliorano gli interventi di angioplastica per infarto. Quindi oggi abbiamo chiamato a raccolta tutta la sanità del Lazio per confrontarci su questi dati che crescono e che ora dovranno essere la base del nuovo modello di difesa del diritto alla salute del Lazio”. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha presentato oggi i dati del Programma regionale valutazione esiti degli interventi sanitari (Prevale). Per quanto riguarda i Livelli essenziali di assistenza (Lea), il governatore ha spiegato che “il Lazio è la Regione che ha ottenuto la migliore performance italiana come crescita. Adesso abbiamo depositato in Consiglio la legge che avvia una nuova stagione di concorsi, ci saranno assunzioni sulla base di una programmazione sanitaria”.

La sintesi dei dati illustrati dalla Regione

Lea
L’ultimo tavolo tecnico di aprile ha certificato per la Regione Lazio un nuovo passo avanti sul punteggio dei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Partiti dai 152 punti del 2013 sulla griglia Lea, quindi da un livello di inadempienza, ora La Regione ha raggiunto quota 179 punti, sopra il livello minimo (160 punti), tra le Regioni virtuose. “Il Lazio è la Regione che ha avuto la miglior performance di crescita in questi anni”, evidenzia la nota regionale.

Assistenza Ospedaliera
MUSCOLOSCHELETRICO
Nel periodo tra il 2012 e il 2017 la proporzione di interventi per fratture del collo del femore in pazienti anziani eseguite entro due giorni dall’accesso nella struttura di ricovero è progressivamente aumentata, passando dal 31% al 54%. Negli ultimi 3 anni la proporzione è rimasta stabile intorno al 54%, lievemente inferiore alla media nazionale che nel 2016 era del 58%. Sebbene questo rappresenti comunque un buon risultato, considerato che ogni persona operata tempestivamente per frattura del femore ha una aspettativa di vita in buona salute significativamente maggiore di chi viene operato più tardi, l’obiettivo per i prossimi anni è quello di migliorare ulteriormente questo risultato.

A questo proposito è da sottolineare che a fronte della media regionale pari al 54%, si osserva una notevole eterogeneità tra le strutture di ricovero. Metà delle strutture del Lazio che ricoverano almeno 50 fratture di femore l’anno hanno valori superiori al 60%, come raccomandato dal Regolamento degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera e alcune anche superiori all’80%, in linea con gli standard internazionali. Inoltre è da segnalare il miglioramento del risultato per l’ospedale Spaziani di Frosinone, che non aveva mai superato il 15% e arriva al 30% per tutto il 2017 ma al 60% negli ultimi mesi dell’anno.
 
Permangono le criticità per le altre strutture della ASL di Frosinone e per la Roma 5. Continua invece a migliorare l’equità di accesso all’intervento. Sebbene la proporzione di pazienti operati tempestivamente sia maggiore tra i laureati (65%) rispetto alle persone con titolo di studio elementare o senza titolo di studio (48%), il differenziale si è più che dimezzato rispetto a quanto si osservava 6 anni fa, passando da un differenziale di quasi 2 volte (100%) in più tra le persone con basso titolo di studio ad un differenziale del 35% nel 2017.

CARDIOVASCOLARE
Nel Lazio si ricoverano per infarto acuto del miocardio circa 11.000 casi l’anno; la mortalità a 30 giorni dal ricovero è passata dal 10% nel 2012 al 7.6% nel 2017, in ulteriore lieve diminuzione rispetto al 2016. La proporzione di angioplastica eseguita entro 90 minuti dall’accesso, intervento salvavita nel caso di infarto acuto STEMI, è aumentata a partire dal 2012, passando dal 28% al 50% del 2017, in ulteriore aumento rispetto al 2016 (47%).

E’ da segnalare che è ulteriormente aumentata anche la proporzione di angioplastica primaria effettuata dal momento dell’accesso a qualunque struttura sanitaria, che è passata dal 36% del 2016 al 40% del 2017, a testimonianza di un progressivo miglioramento del funzionamento della rete cardiologica. In questo caso, negli ultimi 3 anni non si osservano più differenze importanti nell’equità di accesso alla PTCA eseguita entro 90 minuti; infatti, la proporzione di pazienti operati tempestivamente tra i laureati è pari al 49.7% e tra le persone con titolo di studio elementare o senza titolo di studio è pari al 48.5%, senza alcuna differenza nella mortalità a 30 giorni che negli anni precedenti era sempre stata maggiore per le persone con basso titolo di studio.

CHIRURGIA GENERALE
La proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni è aumentata progressivamente, passando dal 57% del 2012 all’80% nel 2017, in ulteriore aumento rispetto al 2016 (76%), in linea con il trend degli ultimi anni che ha avuto come effetto una progressiva riduzione dei giorni di degenza potenzialmente inappropriati. Nell’ultimo anno si è osservato un lieve aumento dei volumi totali di interventi di colecistectomia laparoscopica (circa 9.600 interventi nel 2017 rispetto a 9.300 nel 2016).

Nonostante nel 2017 la media regionale di colecistectomie laparoscopiche dimesse entro 3 giorni dall’intervento sia pari all’ 80%, superiore allo standard previsto dal Ministero della Salute, si rileva, comunque, una evidente eterogeneità dei risultati tra le strutture analizzate. Le proporzioni di dimissioni post intervento entro i 3 giorni variano da un minimo del 42% ad un massimo del 98%.

PERINATALE
Il numero di parti nel Lazio sta diminuendo così come nel resto d’Italia. Il volume totale di parti risulta in continua diminuzione, con circa 7.000 parti in meno negli ultimi 5 anni, di cui 2.500 parti in meno nel 2017 (44.414) rispetto al 2016 (46.927). Nel 2017 la proporzione di tagli cesarei primari risulta essere pari al 26.2%, in ulteriore lieve riduzione rispetto al 2016 (26.8%) e al 2015 (27.6%). Se confrontato con il dato nazionale tale valore, però, risulta ancora superiore all’atteso. Anche in questo caso si osserva ancora una notevole eterogeneità tra le strutture della regione Lazio, con proporzioni che variano dal 12% al 38%. La proporzione di parti vaginali in donne con pregresso parto cesareo risulta pari al 4%, molto inferiore rispetto al valore già basso dell’8% nazionale.

Sebbene il ricorso al taglio cesareo sia sempre stato maggiore nelle donne con più alto titolo di studio, questa differenza si osserva sempre meno negli ultimi anni fino ad invertirsi nel 2017, con il 24.6% di tagli cesarei nelle donne laureate rispetto al 26.5% nelle donne con titolo di studio elementare o senza titolo di studio.

CHIRURGIA ONCOLOGICA
Il Lazio è stata la prima regione, nel 2015, ad adottare le linee guida sulle Breast Unit prodotte dal Ministero della Salute. Tra i requisiti di una Breast Unit è il volume di interventi chirurgici che deve superiore ai 150 l’anno. La proporzione di interventi chirurgici per tumore della mammella effettuata nei centri identificati come Breast Unit è passata dal 73% del 2015 all’83% nel 2017, sebbene esistano ancora numerose strutture con volume di attività molto basso.  

La proporzione di intervento ricostruttivo della mammella simultaneo all’intervento di asportazione del tumore è passata dal 48% del 2015 al 57% del 2017, così come si è ridotta la proporzione di reinterventi a 120 giorni, che è passata dall’8.5% nel 2015 al 7.6% nel 2017. E’ invece assai critico ancora il percorso successivo alla dimissione.

La proporzione di donne che risulta effettuare una mammografia di controllo a 18 mesi dalla dimissione è solo il 53%, a fronte di una proporzione pari al 18% che effettua un follow-up intensivo verosimilmente inappropriato nei 12 mesi successivi alla dimissione. Essendo necessario un periodo di follow-up di almeno 18 mesi, questi dati si riferiscono rispettivamente alle donne operate nel 2015 e nel 2016.
18 giugno 2018
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