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QS Edizioni - venerdì 26 aprile 2024

Lettere al Direttore - Lazio

Per quanto tempo riusciremo a rispettare la regola del distanziamento sociale?

di Guendalina Graffigna
Gentile Direttore,
in questo momento l’aderenza alle regole di distanziamento sociale è cruciale per limitare il rischio di contagio e quindi l’impatto della pandemia da COVID19 sulla nostra salute e sul sistema sanitario. Tuttavia, la lunga durata del periodo di quarantena imposto dal governo rischia di mettere a dura prova la tenuta psicologica degli Italiani e loro capacità di aderire alle prescrizioni preventive. Come convincere gli Italiani a stare a casa? Cosa aspettarci sul piano delle condotte individuali se la quarantena imposta dovesse durare ancora molto?
 
Difficile rispondere senza la “palla di cristallo” che nelle favole fa prevedere il futuro. Ma quel che è certo è che ci sono dinamiche psicologiche scientificamente ben documentate che soggiacciono alla capacità (o meno) dei cittadini di aderire alle prescrizioni comportamentali in sanità.
 
L’aderenza, infatti, è un processo complesso in cui non basta sapere cosa si dovrebbe fare e perché. Dal punto di vista psicologico l’aderenza è paragonabile alle “montagne russe”: si passa dalla determinazione a cambiare le proprie condotte di salute, a momenti down, cioè di fatica e scoramento in cui prevale il desiderio di tornare a sentirsi liberi.
 
Un processo, dunque, in cui l’angoscia iniziale per il rischio di contagio da COVID19 accelera la capacità trasformativa sul proprio comportamento, ma in cui quando ci si abitua all’emergenza la motivazione scema e la tentazione di sfuggire ai propri obblighi si fa pressante. La tenacia ad aderire alle prescrizioni sanitarie si vede nel tempo e dipende dalla capacità di conoscersi, monitorarsi e (perché no) concedersi cadute purché non rovinose e rimediabili.
 
La chiave sta nel riuscire a fare un salto (non solo cognitivo ma soprattutto emotivo) e a vedere la richiesta di essere aderenti non solo come una diminutio della propria libertà, bensì come una nuova opportunità: per stare meglio, per sentirsi più protagonista della propria salute, per riprogettare il proprio modo di vivere e di vedere le cose. Mettersi in gioco, dunque, è la via maestra psicologica per la buona aderenza ai tempi del COVID19.
 
 
Guendalina Graffigna
Coordinatrice di EngageMinds Hub - Consumer and Health Research Center dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
 
30 marzo 2020
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