toggle menu
QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Lettere al Direttore

Contratto comparto sanità. Ancora “schiaffoni” per gli infermieri?

di Saverio Andreula
17 gennaio - Gentile direttore,
è nella fase conclusiva la trattativa per il rinnovo del CCNL del comparto sanità che i bene informati ipotizzano possa avvenire il prossimo mese di febbraio. I segnali di fumo da cui attingere informazioni sullo stato di avanzamento della trattativa e le definizioni articolate della bozza in esame che impegna le Organizzazioni Sindacali e l’ARAN, sono mossi in prolissi ma egocentrici comunicati perlopiù indecifrabili che seleziona e distingue i “buoni” (i sindacali) ovviamente protesi a salvaguardare gli interessi dei lavoratori, dai “cattivi” (ARAN e comitato di settore) rigidi notai delle decisioni governative.
 
Resta fermo che il quadro di riferimento della contrattazione collettiva, delineato con il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 a cui si aggiunge il mutato e complesso nuovo quadro normativo di riferimento per la revisione del sistema di classificazione e delle progressioni di carriera riscritto dal Dl 80/2021, e i paletti economici imposti dalla legge finanziaria per i rinnovi contrattuali e non solo, lasciano poco spazio alla possibilità di “portare acqua”(è il caso di dire) alle tasche dei lavoratori se non quella già definita.
 
Vi è più che alla contrattazione collettiva resta il delicato e complicato compito di contrattare aspetti altresì delineati dalle norme su riportate che attengono all’individuazione nel dettaglio delle aree funzionali, con l’introduzione di quella con elevata qualificazione e delle progressioni economiche e fra le aree.
 
Le materie quindi oggetto di contrattazione, sempre nei vincoli di legge, prevedono altresì la valorizzazione degli istituti del trattamento economico accessorio collegato alla performance, sia essa organizzativa che individuale, ponendo particolare attenzione alla definizione di criteri idonei a garantire che alla differenziazione dei giudizi valutativi individuali corrisponda una effettiva diversificazione dei trattamenti economici correlati.
 
Va, altresì, ribadito il principio dell'ambito di intervento della contrattazione integrativa in tema di performance che è limitato alla definizione dei criteri di erogazione del trattamento economico.
 
Insomma un contratto già scritto con risicate risorse che tutti definiscono inaccettabile ma che alla fine, (scommettiamo) tutti firmeranno.
 
Tanto premesso mi soffermo ad analizzare brevemente, con promessa di una migliore revisione e commento in agorà di tutto l’impianto contrattuale della Bozza della ipotesi di rinnovo circolata, il sistema di classificazione del personale articolato in cinque aree e le sue descrizioni lessicali utilizzate per definirle nella loro “ratio” in cui campeggia il differenziale detto e descritto di “competenza professionale”. Mi chiedo se gli estensori dell’articolato abbiano nel loro patrimonio di conoscenze “cognizioni di causa” sul valore giuridico del termine “competenze” che non può essere attribuito trasversalmente a tutti dall’ausiliario all’Infermiere.
 
Tra l’altro mi ha intrigato molto leggere le caratteristiche e i titoli professionali richiesti per accedere alla nuova area detta del personale di elevata qualificazione professionale ed in particolare ai contenuti e requisiti degli incarichi di funzione organizzativa. Ebbene, a prescindere dal fatto che non se ne comprende il ruolo e il profilo delle competenze ma è sorprendente che il requisito richiesto è quello della laurea magistrale. 
Ovviamente in tale area potrebbero accedere solo i lavoratori delle professioni sanitarie il cui attuale ordinamento prevende nello sviluppo di carriera la possibilità di accedere al contratto per la dirigenza STPA il cui requisito di accesso è esattamente la laurea specialistica.
 
Incongruenza delle incongruenze quindi, atteso che la laurea specialistica diviene requisito e quindi “competenza” professionale da “svendere” nel contratto della dirigenza ad appannaggio del comparto.
 
Trova quindi conferma in questo CCNL quanto già detto a Quotidiano Sanità sulla dimensione “identificativa” di professionisti in prima linea (eroi) durante il periodo pandemico, oggi è fortemente in discussione e rischia di essere ulteriormente depauperata dalle “elemosine” che il rinnovo del CCNL prevede in termini economici senza sottovalutare l’arroganza della classe Politica che nega agli Infermieri la possibilità di avere le stesse prebende della “nobile” professione medica cui viene riconosciuto il diritto, anche nel CCNL di pubblico impiego, all’esercizio di attività libero professionali nelle forme che più gli aggradano.
 
Il superamento del vincolo di esclusività, quindi, resta fortemente condizionato dalla volontà politica di frenare la professione infermieristica, oggi con un profilo identificativo ricco di un sapere accademico che declina competenze professionali in grado di soddisfare i bisogni sanitari che i cittadini esprimono. Insomma parole di elogio (eroi) ma tanti schiaffoni e tanti placcaggi con “camice di forza” ad impedire la loro crescita professionale. Nel “giro di valzer” del PNRR, al momento abbiamo posti solo nell’ultima fila.

 Ciò detto mi chiedo nuovamente: dov’è la forza e l’orgoglio dei 50.000 Infermieri scesi in piazza a Roma nell’anno 94?
 
Saverio Andreula
Presidente Opi Bari
17 gennaio 2022
© QS Edizioni - Riproduzione riservata