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QS Edizioni - martedì 19 marzo 2024

Lettere al Direttore

L’osteopatia non è una specializzazione della fisioterapia

di Stefano Pompili
9 febbraio - Gentile Direttore,
sono fisioterapista da 35 anni e osteopata da 25, dopo aver conseguito un diploma sulla base di 6 anni sia in Italia che in Francia, dove, questo Paese culturalmente così “arretrato,” riconosce la figura dell’osteopata. Non mi voglio dilungare nell’esposizione di articoli, leggi, OMS, e norme CEN, ma solamente fare delle considerazioni con onestà intellettuale.
 
Vorrei rispondere alla lettera del collega Barbero sulla inesistenza della figura dell’osteopata pur dichiarandosi presidente di un registro di “fisioterapisti-osteopati”, e già questa è una contraddizione.
 
Dire che l’osteopatia è una specializzazione della fisioterapia (e lo dico da fisioterapista) è un’assurdità totale, e può essere affermato solo da chi non ha le giuste competenze in osteopatia, o vuole difendere interessi di categoria a danno di altri.
 
L’osteopatia non può essere una specializzazione della fisioterapia semplicemente perché è un’altra professione, altrimenti, con questo discorso, anche la logopedia o l’ortottica o la podologia sono specializzazioni della stessa.
 
Nella vita bisogna fare delle scelte, e quando queste riguardano la salute delle persone occorre essere seri, onesti e preparati.
 
Io pur avendo un titolo universitario in fisioterapia ho scelto di fare l’osteopata a tempo pieno e non il fisioterapista che ogni tanto infila una tecnica osteopatica imparata in qualche master o corso biennale; perché diciamo la verità, sono proprio questi i praticoni dell’osteopatia che, abilitati da un titolo, non sanno bene quello che fanno.
 
Scagliarsi contro gli osteopati italiani che non hanno la laurea in fisioterapia e prospettando come una iattura l’eventuale sanatoria, in funzione di un riconoscimento della professione, non è intellettualmente onesto per due motivi.
 
Il primo è perché anche per i fisioterapisti è stata fatta una sanatoria con riconversione in lauree dei titoli pregressi, e io sono testimone di quella fatta nel 2005 presso l’università di Chieti dove eravamo in 1200 a circa 1000 euro di tasse cadauno, e gli esami per quiz venivano fatti collegialmente nel palazzetto dello sport, con “colleghi” che alla prova d’inglese avevano seri problemi con l’italiano (terza media?).
 
Il secondo è perché gli osteopati più bravi sono proprio quelli che non hanno una  laurea sanitaria pregressa, in quanto hanno affrontato questi studi senza sovrastrutture e seguendo solo la loro passione verso questa professione consapevoli del fatto che non è ancora riconosciuta.
 
Quindi ai miei colleghi osteopati “abusivi” va tutta la mia stima e sostegno, e in qualità di fisioterapista mi dissocio totalmente dalle posizioni del sig. Barbero e dell’Aifi in generale, che rappresentano a malapena i loro iscritti, e ai quali ricordo che la concorrenza non si vince con posizioni retrograde e lobbistiche, ma aumentando le proprie competenze e il proprio sapere
 
Stefano Pompili
Osteopata già fisioterapista
9 febbraio 2017
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