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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Lettere al Direttore

Noi infermieri e quella necessità di cambiare le coscienze di chi ci rappresenta

di Marcella Gostinelli
6 agosto - Gentile Direttore,
La X Conferenza nazionale sulle politiche della professione mi ha particolarmente delusa e credo  anche che questa mia  percezione sia stata influenzata negativamente da una serie precedente di  azioni, da parte della presidente e della sua equipe, che non ho apprezzato come favorevoli per gli infermieri e che non posso non citare perché servono anche per farvi comprendere le motivazioni che mi portano a non essere d’accordo con il prof Del Vecchio ed il comitato centrale, e quindi con i contenuti strategici imposti agli infermieri. 
 
Riponevo speranza nel cambiamento e  fiducia nella Presidente Mangiacavalli perché inizialmente sembrava che avesse un generoso stato mentale e che anche per questo avesse sinceramente a cuore gli infermieri. Non sono  mai stata però del tutto convinta del suo potenziale nascosto perché, nel periodo in cui era presidente Silvestro, Mangiacavalli   non aveva mai prodotto cose diverse dall’imprinting “silvestriano” neanche sottoforma di pensiero correlato e neanche nelle sue dichiarazioni di intento una volta eletta e una volta rieletta”;   avevo perciò mantenuto  le mie riserve. 
 
Tra le azioni,più deludenti, precedenti la X Conferenza, queste:
a) non aver avuto la necessità etica di dimettersi da un ruolo istituzionale di rappresentanza ,o di non ricandidarsi, dopo una nomina da Direttore di distretto socio sanitario, fatta da un direttore generale, bocconiano, Elisabetta Fabbrini, dimostrando un etica approssimativa.
Non si può, infatti, non considerare che la nomina abbia (avuto) anche implicazioni politiche che , a mio avviso, non consentono di svolgere pienamente le funzioni rappresentative. 
Inoltre, Mangiacavalli  è stata rieletta non con elezioni competitive, capaci di offrire almeno un minimo di garanzie di libertà all’espressione del suffragio; pertanto ,la sostanza del voto  non ha configurato un giudizio e una scelta, ma una semplice acclamazione, atteggiamento decisamente al di sotto del livello minimo di garanzia rappresentativa. 
 
b) l’aver “costruito” un meccanismo elettorale che rafforzava prevalentemente se stessa, avendo voluto affrettare le elezioni per il rinnovo del comitato centrale;
 
c) il non aver considerato  la maggior parte delle linee programmatiche definite dal Comitato centrale per il triennio 2015-2018; in particolare l’obiettivo che dice di  “ rendere gli infermieri protagonisti del proprio futuro, assumendo un ruolo più forte e di solida presenza dove si discute, si dibatte e si decide per la sanità, per la formazione, per le professioni, per il lavoro”.
 
In nessun luogo di quella che usano chiamare “la famiglia” professionale è dato di discutere, apprendere nuove informazioni, discutere strategie; le strategie invece vengono  lanciate come sassi alla completa insaputa della maggior parte degli infermieri cosiddetti di linea- quelli che avrebbero invece dovuto essere protagonisti del loro futuro- e, a quanto il video della giornata permette di capire,  anche all’insaputa di tutto il “target selezionato”.
 
A dire il vero, dal video, sembrerebbe anche all’insaputa della Presidente Mangiacavalli che per coprire il brusio della platea , a seguito delle provocazioni del Prof .Del Vecchio, prende la parola e mostra un certo ,  studiato,  stupore verso l’andamento prima “diesel” (come lei stessa lo definisce) e poi troppo veloce di Del Vecchio e quindi stupore verso i contenuti espressi dallo stesso come se non ne fosse stata a conoscenza, come se non avessero mai parlato prima del “contendibile”.
 
d) l’aver ignorato la necessità di un nuovo codice deontologico e il non aver voluto accogliere la proposta del collegio di  Pisa, almeno nei suoi presupposti e nella premessa. Avrebbe dovuto farlo anche  solo per rispetto degli infermieri del medesimo collegio-oggi ordine- che ci avevano speso un grande impegno.
 
Un codice, una premessa nati dal cuore infermieristico, eppure ignorati,  pur essendo l’aggiornamento del codice deontologico un obiettivo del triennio in corso. Forse perché il supervisore di quel nuovo codice era stato un sociologo, non bocconiano, e, aggravante, poco incline alla diplomazia (leggi Prof. Ivan Cavicchi).
 
La X Conferenza, dicevo poco sopra, mi ha profondamente delusa tanto da togliermi ogni perplessità circa il fatto di non sentirmi rappresentata ,ma sono consapevole che con le considerazioni sopra descritte non poteva essere diversamente.
 
La rappresentanza dovrebbe essere, infatti, strettamente determinata da un processo a doppio senso di comunicazione dei messaggi politici e dovrebbe dunque essere sensibile a tutte le controversie , questioni, dibattiti, disaccordi che avvengono in questo campo e a tutti gli elementi di diritto politico , quali appunto gli spazi di discussione, di associazione ,di informazione e scambio di fattori culturali e opinioni che permettono , autorizzano la formazione e la manifestazione della volontà politica anche dei rappresentati e questo non accade mai per gli infermieri “operai”, mai e se accade ditemi dove e sicuramente non con sistema istituzionalizzato.
 
La X Conferenza ha dimostrato chiaramente che l’infermiere “simplex”, come lo ha definito Del Vecchio, corretto da Mazzoleni con “generalista”, non ha possibilità di concorrere né in controversia né in accordo con il “target selezionato”dal Comitato centrale, ( rappresentato dalla elite, dirigenza infermieristica),per la definizione delle strategie che lo riguardano a caduta. Il target selezionato invece può formalmente concorrere con il Comitato centrale e con gli esterni bocconiani , ma sostanzialmente non concorre, riceve dalla rappresentanza una caratterizzazione decisiva.
 
Gli infermieri sono sempre stati e continuano ad essere altro dalla rappresentanza e da chi li dirige.
 
Cavicchi su QS di questi giorni dice di “essere stato colpito dal ruolo del prof.Del Vecchio” che pretende di esprimersi nel merito degli infermieri senza però aver suggerito prima alla presidente di includerli in qualche modo, dico io. Parlare di infermieri senza gli infermieri e senza sapere o pensiero sugli infermieri , quelli veri, è si una pretesa incomprensibile per un consulente del calibro del Prof. Del Vecchio.
 
Ancora più incomprensibile se si pensa che dalla emissione del  rapporto OASI del 2013 dove si è parlato per la prima volta di skill mix change , non è conseguita alcuna attività per valutare, contesto per contesto di cura, la fattibilità dello skill mix change suggerita invece proprio dagli esperti bocconiani . Non vi è stata alcuna continuità progettuale concreta con il rapporto OASI  se non lo “sgambetto” del comma 566 di matrice silvestriana che non andava però nel verso indicato nel rapporto.
 
Sembra davvero che  come dice Cavicchi” (…) la professione reale per costoro è un dettaglio secondario.(..)”.
 
Condivido anche tutta la riflessione che Cavicchi fa sulla sfida.
 
Non dobbiamo sfidare un bel niente, non esistono campi da gioco in sanità, esistono invece persone che soffrono e che hanno diritto di vivere non le sfide di chi li cura ,ma le loro armoniche professioni e professionalità interconnesse. Gli infermieri hanno bisogno di poter fare quello che dovrebbero fare e questo non richiede alcuna sfida con il medico, ma l’assoluto scambio ausiliario dei loro saperi reciproci.
 
Se invece di promuovere solo le funzioni manageriali , allontanando sempre più la dirigenza dalla base, chi rappresenta gli infermieri si fosse preoccupato di mettere in atto la legge 42 e promuovere indicatori ed esiti , nonché standard assistenziali, cosi come dichiarato nelle diverse relazioni programmatiche ,forse avremmo oggi una qualche specificità in più , capace di renderci unici nel nostro operare e quindi in grado di avere output da vendere e input da comprare.
 
Non me ne vorrà, il Prof. Del Vecchio, se dico che non può intendersi di infermieri chi non realizza che ad oggi ancora non siamo in grado di conoscere gli elementi costituivi del nostro essere infermiere, non abbiamo una coscienza di categoria, non abbiamo un codice deontologico degno degli infermieri. Stando ai fatti non potete venire a parlarci di infungibilità del medico e di contendibilità dei ruoli. 
 
Cavicchi nella sua critica severa, aspra, ma integra, ha dimostrato, di conoscere bene invece la vera questione infermieristica e si capisce pertanto quanto possa dolergli questa indifferenza verso le reali questioni che ci rendono in partenza perdenti.
 
Vorrei far sapere al prof. Del Vecchio, la cui consulenza è servita per aprire le acque, come Mose nel Mar Rosso, cosa invece un’ infermiera “simplex” pensa della infungibilità e della contendibilità come strategie proposte alla professione infermieristica e quindi agli  infermieri.
 
Io penso che l’infungibilità non sia un problema infermieristico e credo che un vero infermiere messo in grado di essere non abbia bisogno che il medico divenga fungibile. Il bene medico nella sua specificità non è sostituibile con un bene infermieristico perché non è uguale e neanche somigliante .Il bene infermieristico , se potesse essere, si capirebbe che non è somigliante a quello medico neanche negli interventi cosiddetti più semplici dello stesso . Il bene infermieristico, ad oggi ancora aspecifico, deve poter diventare specifico perché sia possibile capire che è anch’esso infungibile.

Credo che di questo avreste dovuto parlare al ministro Grillo, della fungibilità del medico e della contendibilità dei ruoli, invece di raccontare di nuovo la novello del paziente al centro. Chi direbbe di voler mettere il paziente in periferia? E chissa cosa avrebbe detto sulla contendibilità dei ruoli.
 
Circa la contendibilità, sono fermamente convinta che il mercato non può essere il luogo in cui l’infermiere potrà decretare il proprio successo e questo lo penso sia a livello istituzionale ,organizzativo e ancor di più a livello professionale.
 
Penso cosi perché io ancora passo per i reparti, per i corridoi e nelle vicinanze di letti di malati e mi accorgo che le strategie di mercato non funzionano, oggi meno di sempre e credo anche che la prima crisi morale nei luoghi di cura sia stata proprio la strategia di mercato e non essersi chiesti invece che cosa avrebbe funzionato davvero. Le diverse critiche che sono state portate alla teoria dei mercati contendibili si sono concentrate sostanzialmente sullo scarso realismo delle ipotesi e sulla scarsa robustezza dei risultati, sul fatto cioè che la validità dei risultati sembra essere altamente sensibile a piccole variazioni delle ipotesi (A.Lizzeri,Giornale degli economisti e Annali di economia,Nuova serie,Anno 49,Nà1/2,1990,pp29-46) .
 
Non sono infatti le strategie esterne a cambiare ed a far cambiare, ma le nostre percezioni. La percezione che abbiamo del malato è cambiata ed è cambiata nelle piccole cose, quelle cose che non ci fanno più stare vicino al malato, medico ed infermiere che siano, vicini alla sofferenza, al dolore alla morte. Siamo nell’epoca dell’etica approssimativa , abbiamo rilassato la nostra integrità e ci offendiamo quando ce lo fanno notare.
 
L’infermiere ed il medico prima di essere contendibili debbono essere. Se sgraniamo qualcosa che non è, diventa un grano di niente, non diventa qualcosa che è.
 
Ha ragione Cavicchi a risentirsi severamente sul modo di fare cultura della Presidente Mangiacavalli, anche io nella mia semplicità mi dissocio e faccio sapere che una professione è matura quando il suo specifico professionale è conosciuto e riconosciuto ed il suo sapere unico.
 
Il mercato infermieristico ha fallito e non sarà recuperabile fin quando non saremo  in grado di cambiare le coscienze di chi ci rappresenta in modo da rappresentarci davvero e raggiungere un riconoscimento sociale in termini di asimmetria informativa portata e potere relazionale espresso.
 
Non abbiamo possibilità certa di essere contesi fra una badante, un oss, una segretaria, una colf, abbiamo una molteplicità di operatori dal lato dell’offerta cosa potremmo contendere oggi in queste condizioni, anche volendolo?
 
E’ chiaro quindi che, secondo Loro, ciò che deve evolvere sono le funzioni manageriali e che gli infermieri rimarranno forse specializzati, ma sempre “simplex” nella sostanza, ma ciò è e resterà irrilevante.

Marcella Gostinelli
Infermiera  
6 agosto 2018
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