toggle menu
QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Regioni e Asl - Provincia Autonoma di Trento

Medicina generale. Polemiche sul mancato nuovo Accordo

immagine 10 ottobre - I sindacati contestano la Provincia, che però difende l'impegno messo nella trattativa: “E' durata oltre quattro anni, la parte pubblica ha avanzato numerose proposte ma non si è riscontrato, nella controparte sindacale, una reale disponibilità”. E aggiunge: “Non potevamo accettare che le posizioni di responsabilità nei ruoli di coordinamento delle AFT fossero date automaticamente ai rappresentanti sindacali stessi, in deroga alle regole generali sulle designazione elettive”.
Niente da fare sul nuovo Accordo collettivo provinciale (ACP) per i medici di medicina generale e di continuità assistenziale della PA di Trento. E così rimarrà in vigore il vecchio accordo. Ma non senza polemiche. I sindacati contestano la Provincia Autonoma e l’impegno per arrivare alla firma dell'accordo. Ad essere sul piede di guerra sarebbe, in particolare, la Cisl Medici. Ma la Provincia rispedisce le accuse al mittente: “La trattativa è durata oltre quattro anni con una sessantina di riunioni; in questo periodo la componente pubblica del tavolo di trattativa ha avanzato numerose proposte, con lo scopo di arrivare non tanto ad un accordo generico, quanto ad un accordo con contenuti in grado di migliorare nel concreto l’importante e fondamentale servizio reso dalla medicina generale. Sebbene sulla struttura generale avanzata in questi mesi da Provincia e Azienda Sanitaria sembrava esserci una condivisione da parte delle parti sindacali dei medici di medicina generale, tuttavia la parte pubblica non ha potuto condividere alcune condizioni poste dall'organizzazione sindacale maggioritaria, riguardanti specifiche normative di dettaglio in conflitto con disposizioni più generali. Per questo, nonostante diversi tentativi nel corso dei mesi, non si è riusciti a perfezionare l'accordo, rimane perciò valido quello vigente, che consente all'Azienda Sanitaria di procedere come fatto sino ad ora”, precisa in una nota la PA di Trento.
 
La proposta avanzata in questi mesi da Provincia e Azienda sanitaria prevedeva alcune finalità, fra cui:
•    l'attivazione di forme organizzative, denominate Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) che mettano in rete i medici per rendere un servizio più esteso temporalmente sotto il profilo della accessibilità della cittadinanza alle prestazioni di medicina generale (AFT);

•    l'attivazione di luoghi di approccio al paziente di carattere interdisciplinare, denominate Case della Salute, dove i medici di medicina generale insieme agli specialisti messi a disposizione dalla Azienda sanitaria, svolgano funzioni diagnostiche e assumano la cura dei pazienti con patologia cronica complessa e/o fragilità in particolare.

•    il coinvolgimento della medicina generale nelle responsabilità di gestione clinica dei pazienti ricoverati nelle nuove strutture per “cure intermedie” (de Tschiderer e Mezzolombardo ad oggi) quale misura di raccordo e coordinamento fra ospedale e territorio per le persone che non possono rientrare direttamente a domicilio.

“La trattativa – spiega la nota dell’assessorato provinciale - si è svolta intorno a questi obiettivi ma non si è riscontrato, nella controparte sindacale, una reale disponibilità, nonostante la Giunta provinciale abbia messo a disposizione per la trattativa 2,7 milioni di euro aggiuntivi rispetto al contratto nazionale, corrispondenti ad un lordo per ogni medico di circa 6.500 medi pro capite, in una logica di scambio fra l’assunzione delle nuove modalità di lavoro ed un equilibrato riconoscimento economico di questo impegno aggiuntivo. Oltre a ciò, a latere dell’accordo, la Provincia si era impegnata a destinare ulteriori risorse per potenziare il servizio infermieristico e amministrativo, sia a servizio degli assistiti che per consentire al medico di concentrare la sua attività alla cura e assistenza dei pazienti”.
 
Nell’ambito dell’accordo, prosegue la nota, “la Provincia aveva previsto, inoltre, una modalità differenziata e flessibile di formazione delle AFT che tenesse conto delle diverse caratteristiche dei territori per orografia e popolazione. In numerose situazioni per i grandi centri abitati l’accordo offre anche la possibilità di collocare gli studi medici in unica sede messa a disposizione e infrastrutturata dall’Azienda provinciale per i Servizi sanitari, con onere interamente a carico della stessa e con il vantaggio organizzativo di costituire punto di riferimento, con apertura fino a 12 ore giornaliere, per la popolazione di riferimento della AFT”.
 
Questa è l'ossatura della proposta sulla quale sembrava esserci una condivisione da parte delle parti sindacali dei medici di base; “La parte pubblica però – ribadisce l’assessorato - non ha potuto condividere alcune condizioni poste dall'organizzazione sindacale maggioritaria; fra queste, ad esempio, la richiesta che posizioni di responsabilità nei ruoli di coordinamento delle AFT siano date automaticamente ai rappresentanti sindacali stessi, in deroga alle regole generali che individuano le modalità elettive di designazione”.
 
Il lavoro svolto, conclude la nota provinciale, “rimarrà comunque a disposizione come possibile base qualora le parti intendessero riprendere la trattativa dopo le elezioni provinciali; nel frattempo rimane valido l'accordo vigente, che consente all'Azienda Sanitaria di procedere come fatto sino ad ora; con modalità più laboriose rispetto a quanto sarebbe stato con un nuovo accordo, si potrà comunque proseguire nell'introduzione di nuove forme di servizio collettivo di medicina generale in sede aziendale”.
10 ottobre 2018
© QS Edizioni - Riproduzione riservata