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QS Edizioni - martedì 19 marzo 2024

Scienza e Farmaci

Omicron. Studio inglese: “Causa sintomi più lievi e tra il 15 e il 45% di possibilità in meno di essere ricoverati rispetto a Delta”

immagine 23 dicembre - Anche se con molti punti ancora da approfondire e con l'invito a prendere questi dati con le molle i ricercatori dell'Imperial College di Londra hanno scoperto che, nel complesso, i britannici che si contagiano con la variante Omicron hanno tra il 15 e il 45% in meno di probabilità di essere ricoverati rispetto a quelli che si contagiano con Delta. LO STUDIO
Il contagio da Omicron sembrerebbe causare sintomi più lievi e meno gravi rispetto alla variante Delta. È quanto risulta da uno studio dell’Imperial College condotto in Gran Bretagna tra il primo e il 14 dicembre.
 
L'entità della riduzione, secondo quanto riportato nello stusio, è sensibile ai criteri di inclusione utilizzati per la registrazione dei casi e dei ricoveri: vi sarebbe un rischio ridotto nell'intervallo tra il 15 e il  25% quando si utilizza qualsiasi presenza in ospedale come endpoint, e del 40-45% in meno quando si utilizza un ricovero della durata di 1 giorno o più giorni. Nello studio dell'Imperial College si sottolinea però come queste riduzioni di rischio di ospedalizzazione debbano essere bilanciate con un maggior rischio di infezione cauasto da Omicron, dovuto alla riduzione della protezione fornita sia dalla vaccinazione che dall'infezione naturale.
 
Negli individui che a causa di una precedente infezione con altra variante hanno acquisito un'immunità naturale al virus, il rischio di ospedalizzazione causato da Omicron è ridotto di circa il 50%, mentre il rischio di una degenza ospedaliera di più di un giorno è ridotto del 61%. La stratificazione del rischio di ospedalizzazione per stato di vaccinazione rivela poi un quadro ancora più complesso.
 
Sembra infatti vi sia un'apparente differenza tra coloro che hanno ricevuto il vaccino AstraZenca rispetto a Pfizer o Moderna il ciclo primario (prima e seconda dose). I rapporti di rischio per la frequenza ospedaliera con Omicron per Pfizer e Moderna sono simili a quelli osservati per Delta, mentre i rapporti di rischio con Omicron sono generalmente inferiori rispetto a Delta per i vaccinati con AstraZeneca.
 
Date le dimensioni limitate dei campioni fino ad oggi, nello studio si mette in guardia sull'interpretazione eccessiva di queste tendenze, anche se vengono definite "compatibili con i risultati precedenti secondo cui mentre la protezione offerta contro l'infezione lieve da AstraZeneca è stata sostanzialmente ridotta con l'emergenza del Delta, la protezione contro gli esiti più gravi è stata sostenuta".
 
"Sottolineiamo - si legge nello studio - che si tratta di stime che condizionano l'infezione; l'efficacia netta del vaccino contro la frequenza ospedaliera può non variare tra i vaccini, dato che Pfizer e Moderna mantengono una maggiore efficacia contro l'infezione sintomatica con Omicron rispetto a quello AstraZeneca".
 
In termini generali, le stime dello studio suggeriscono che gli individui che hanno ricevuto almeno 2 dosi di vaccino rimangono sostanzialmente protetti contro l'ospedalizzazione, anche se la protezione contro l'infezione è stata ampiamente persa contro la variante Omicron (4,5).
 
Attenzione però, l'analisi per stessa ammissione dei ricercatori, presenta anche alcuni limiti. I modelli usati presuppongono ad esempio implicitamente che la scala temporale della progressione verso esiti di infezione più grave non vari a seconda della variante. Inoltre, le stime possono essere distorte da eventuali differenze nella rapidità della segnalazione o nelle pratiche di ammissione tra gli ospedali in gran parte del centro città che hanno risposto ai casi Omicron e la gamma più vasta di ospedali che hanno risposto per i casi di Delta.
 
E ancora, la distribuzione demografica dei casi di Omicron e Delta è ancora sostanzialmente diversa in Inghilterra, "con Omicron che colpisce più comunemente giovani adulti di etnie non bianche che vivono nelle principali città rispetto a Delta". L'Imperial College si è infatti ripromesso di includere una gamma più ampia di risultati man mano che i dati si accumuleranno nel tempo.
 
Il professor Neil Ferguson dell'Imperial College di Londra ha dichiarato: “La nostra analisi mostra prove di una moderata riduzione del rischio di ospedalizzazione associato alla variante Omicron rispetto alla variante Delta. Tuttavia, questo sembra essere compensato dalla ridotta efficacia dei vaccini contro l'infezione con la variante Omicron. Data l'elevata trasmissibilità del virus Omicron, rimane il rischio per i servizi sanitari di far fronte alla crescente domanda se i casi di Omicron continuassero a crescere al ritmo osservato nelle ultime settimane".
23 dicembre 2021
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