toggle menu
QS Edizioni - sabato 20 aprile 2024

Scienza e Farmaci

Il sonno combatte le infezioni

di Linda Carroll
immagine 13 febbraio - Il sonno aumenta la capacità antivirale dei linfociti T, rendendoli più forti nel contrastare le infezioni. Quando si dorme, infatti, i livelli degli ormoni che contrastano questa attività dei linfociti sono più bassi. La scoperta arriva da un grippo di ricercatori tedeschi
(Reuters Health) – La scienza, una volta tanto, dà ragione ai rimedi della nonna. Uno di questi vuole che il sonno sia particolarmente efficace contro il raffreddore. Ed è proprio così. Il sonno rafforza la potenza di alcune cellule immunitarie migliorandone la capacità di attaccare, e alla fine distruggere, le cellule infette dal virus. A questa conclusione è giunto il lavoro di alcuni ricercatori tedeschi dell’Università di Tubingen, guidati da Stoyan Dimitrov.
 
I ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sui linfociti T, che combattono le infezioni. Quando i linfociti T individuano una cellula infetta da virus attivano una proteina, conosciuta come integrina, che consente loro di aderire a quella cellula. Il team di Dimitrov è stato in grado di dimostrare che la mancanza di sonno, e periodi prolungati di stress, portano a un innalzamento dei livelli di ormoni che bloccano l’interruttore principale che attiva queste proteine.

Lo studio
Dimitrov e colleghi sospettavano che determinati ormoni (adrenalina, norepinefrina, adenosina e prostaglandine) potessero ostacolare l’attivazione delle integrine. Per verificare questa ipotesi, hanno studiato le cellule di persone infette da citomegalovirus (Cmv). I linfociti T hanno il compito di identificare e distruggere le cellule infette da Cmv, ma quando i linfociti dei pazienti sono stati mescolati con gli “ormoni sospetti” nelle provette, la loro capacità di attivare le integrine è diminiuta.

Successivamente, sapendo i livelli di questi ormoni diminuiscono naturalmente durante il sonno, i ricercatori hanno esaminato 10 volontari sani disposti a passare una notte a dormire in un laboratorio del sonno e un’altra notte, circa due settimane dopo, a passarla svegli. Tutti i volontari erano stati infettati da Cmv, un virus per lo più benigno.

“Abbiamo reclutato umani sani sieropositivi al Cmv perché di solito hanno un numero elevato di cellule T antigene-specifiche – spiega Dimitrov – Questo significava che i ricercatori non avrebbero avuto problemi a trovare cellule T mirate al Cmv da studiare nel sangue dei volontari”. Durante le notti deputate al sonno, i volontari sono stati collegati a cateteri per via endovenosa, in modo che i ricercatori potessero prelevare campioni di sangue senza disturbare il riposo di nessuno.

I ricercatori hanno confrontato i linfociti T raccolti nelle notti di sonno con i linfociti T dalle notti di veglia e hanno scoperto, come ipotizzato, che quando i volontari dormivano i livelli degli ormoni dello stress erano inferiori rispetto a quando rimanevano svegli tutta la notte. Aspetto ancora più importante, i linfociti T delle notti di sonno attivavano un maggior numero di integrine rispetto alle delle notti di veglia, il che significa che erano più potenti.

“Gli scienziati sanno da tempo che la mancanza di sonno può avere un impatto sul sistema immunitario”, ricorda Louis DePalo, professore di medicina, pneumologia, terapia intensiva e medicina del sonno a alla Icahn School of Medicine a Mount Sinai, New York., non coinvolto nello studio. “Numerosi studi clinici hanno dimostrato che le persone che non hanno un sonno di qualità, o sufficiente, presentano maggiori probabilità di ammalarsi dopo essere state esposte a virus – osserva DePalo – Questo nuovo studio lo conferma, descrivendo in modo univoco come avvengono alcuni degli effetti del sonno sul supporto immunitario”.

Fonte: J Exp Med 2019
 
Linda Carroll
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri & Previeni)
13 febbraio 2019
© QS Edizioni - Riproduzione riservata