toggle menu
QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Studi e Analisi

La sanità è come il Ponte Morandi

di Ivan Cavicchi
immagine 5 giugno - Si rischia infatti la catastrofe cioè di far crollare il SSN perché nessuno mai in questi anni ha fatto la manutenzione che serviva. Il governo Meloni ha ereditato questa situazione ora però deve decidere se aggiustare il ponte o se farlo cadere. Per salvare il ponte (la sanità) serve un accordo quindi un progetto, che provveda a ricostruire gli equilibri strutturali compromessi cioè a ristabilire adeguate condizioni di sostenibilità

E’ mia intenzione chiudere la riflessione sulla sostenibilità con una proposta. Ma ho bisogno preliminarmente di chiarire ancora alcune cose.

La differenza tra ignoranza e nichilismo
Si definisce:

  • “nichilista” quella politica del governo che promuove coscientemente il processo di distruzione della sanità pubblica per rendere possibile l'affermazione di un sistema altro basato sulla privatizzazione.
  • ignorante” quella politica fatta da persone che non conoscono la complessità della sanità, prive di una qualsiasi progettualità e che, senza saperlo, con la loro ignoranza, rischiano di compromettere il patrimonio che abbiamo, spingendo la politica a fare scelte nichiliste.

Quella, con la quale, oggi abbiamo a che fare, secondo me, sembra una politica “nichilista” ma in realtà sembra essere soprattutto una politica “ignorante”.

Il pregiudizio sulla insostenibilità
Il governo non ha mai dichiarato di voler rinunciare alla sanità pubblica e di voler cambiare sistema ma la rinuncia alla sanità pubblica e il cambio di sistema, tuttavia, sarebbe l’inevitabile conseguenza di un pregiudizio sulla sua insostenibilità.

Come è noto un pregiudizio è una opinione priva di qualsiasi fondamento oggettivo che però nell’ignoranza del governo e non solo può costituire un serio ostacolo alla formulazione di politiche appropriate quindi inducendolo ad adottare scelte di fatto nichiliste.

Il paradosso è che noi si corre il rischio, a causa di un pregiudizio sulla insostenibilità della sanità, ammesso che sia tale e che non sia altro, (si vedrà) sostenuto purtroppo da una diffusa ignoranza che va oltre il governo e non risparmia l’opposizione, di mandare tutto alla malora.

Il SSN è “sostenibile” ma ha problemi di sostenibilità
IL SSN in quanto tale non è insostenibile come pensa il “governo ignorante” ma è innegabile che oggi esso ha problemi di sostenibilità che sarebbe sbagliato, soprattutto da parte della sinistra, trascurare.

Per due ragioni:

  • perché ignorando i problemi di sostenibilità ci si riduce solo a chiedere soldi al governo (che di soldi non ne ha molti) ma sempre a contraddizioni invarianti cioè perpetuando gli errori del passato, con ciò contribuendo a rendere il SSN davvero sempre più insostenibile;
  • perché, a proposito di sostenibilità, solo ponendo rimedio ai problemi di “ignoranza” del governo, e non solo, si possono ripristinare gli equilibri compromessi tra economia e sanità e rifinanziare come si deve la sanità.

Ma cosa è la sanità?
Prima di parlare di sostenibilità è necessario accordarci preventivamente su come si deve intendere la sanità. Cioè cosa è quella cosa che ha problemi di sostenibilità? Come la dobbiamo intendere? Come definirla? Se quella cosa sarà x allora la sostenibilità sarà x, se quella cosa sarà y allora la sostenibilità sarà diversa, cioè y. Allora prima di discutere di sostenibilità che diavolo è la sanità?

La sanità non è come pensano, tutti ma proprio tutti, (mi dispiace non fare eccezioni), la somma dei suoi problemi o dei suoi settori dei suoi servizi o dei suoi operatori o delle sue specializzazioni, o la quantità delle risorse che spende.

Essa non è riducibile a quello che Cantor ha definito un “insieme”. Cioè uno scatolone pieno di problemi da risolvere con la logica banale del problem solving.

Ma neanche è semplificabile, come propongono tutti, anche in questo caso senza eccezione, a un “sistema” come se essa fosse un orologio con degli ingranaggi (regole) che garantiscono il suo funzionamento in modo organico.

Many Worlds Interpretation (MWI)
Secondo me l’interpretazione che meglio dà l’idea della vera complessità della sanità e che ci consente per davvero di capire la questione della sostenibilità, è quella, che qui uso per analogia, del “mondo a molti mondi”.

Questa è la mia proposta.

La sanità è fatta da tanti mondi distinti, tra loro certamente in relazione, regolati da equilibri, suscettibili però di alterarsi e di venir meno a causa di tanti fattori.

La relativa insostenibilità
Quando gli equilibri tra i tanti mondi della sanità vengono in qualche modo compromessi si ha un problema di relativa insostenibilità.

Va da se che, se volessimo fare un accordo con il governo sulla sostenibilità, la prima cosa da concordare è la rimozione a priori degli squilibri causati in questi anni da scelte politiche sbagliate a partire dalle controriforme decise negli anni 90.

“Rimozione degli errori” che però non è prevista in nessuna proposta avanzata per salvare la sanità pubblica. Gli errori, se sono tali, sarebbe meglio non ripeterli. Essi costano e non aiutano il SSN ad essere sostenibile

Una nuova definizione di sostenibilità
Quindi la sostenibilità non è aggiustare le cose rotte che in sanità non funzionano più, (territorio, ospedale, operatori pronto soccorsi liste di attesa, ecc.) o peggio come dice il PNRR fatto da Speranza, quindi da art 1, rafforzare ciò che c’è ma lasciando intatte le contraddizioni che sono in piedi. La sostenibilità è il ripristino degli equilibri compromessi quindi il raggiungimento di nuovi equilibri.

La sostenibilità quindi è una condizione di equilibrio, sia tra i diversi settori che compongono la sanità, sia tra le diverse strategie che in essa operano e come tale è una idea di equilibrio implicito. La sanità proprio perché MWI, è multi-strategica.

La sostenibilità, alla faccia di quello che hanno detto le varie commissioni parlamentari, co-emerge dagli equilibri impliciti tra più strategie che nel loro insieme la co-determinano. La sostenibilità è ciò che viene a galla da tutto quello che c’è sotto da dentro la pancia della sanità.

Ripartiamo dalla 833
Le strategie da mettere in equilibrio per scopi di sostenibilità sono già state previste nel 1978 con la 833 anche se tradite.

La proposta politica che avanzo è chiara, si tratta:

  • di ripartire dalla 833 sviluppando ciò che in passato non si è riusciti a sviluppare anche per evidenti limiti culturali del legislatore della politica e degli intellettuali;
  • di rimuovere le controriforme che negli anni passati hanno deviato il percorso riformatore della 833 quindi hanno deviato la sua evoluzione;
  • di sviluppare la 833 nel pieno rispetto dell’art 32 che non può che tornare ad essere un diritto fondamentale e non un diritto potestativo.

Repetita iuvant
Ricordo ancora a tutti che parte dei problemi di sostenibilità oggi derivano dalle controriforme degli anni 90 che in vario modo hanno cancellato l’aggettivo “fondamentale” dall’art 32 e compromesso una idea di governo partecipato della sanità, sbilanciato il rapporto privato pubblico a favore della speculazione e agito precise politiche “contro” i servizi quindi “anti-servizio” (si pensi agli ospedali e ai dipartimenti di prevenzione), quindi politiche apertamente regressive.

Come il ponte Morandi
La “sanità MWI”, proprio come il ponte Morandi, in pratica rischia la catastrofe cioè di crollare perché nessuno mai in questi anni ha fatto la manutenzione che serviva.

Il governo Meloni ha ereditato questa situazione ora però deve decidere se aggiustare il ponte o se farlo cadere.

Per salvare il ponte, la “sanità MWI”, serve un accordo quindi un progetto, che provveda a ricostruire gli equilibri strutturali compromessi cioè a ristabilire adeguate condizioni di sostenibilità.

Concludendo
Con tale accordo si devono indicare gli interventi legislativi che servono per ristabilire gli equilibri perduti a partire da quello che riguarda i modi per rifinanziare la sanità.

L’accordo in realtà dovrebbe essere un accordo politico in senso stretto e insieme un programma di interventi di riforme.

Senza una “quarta riforma” che, oggi metta a regime la “prima riforma”, cioè che compia finalmente il progetto riformatore del 78 il ponte Morandi viene giù.

Ivan Cavicchi

5 giugno 2023
© QS Edizioni - Riproduzione riservata