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QS Edizioni - giovedì 28 marzo 2024

Studi e Analisi

Istat: Rapporto Bes 2018. Si interrompe crescita speranza di vita e stentano a decollare gli stili di vita salutari

immagine 18 dicembre - Il Rapporto offre una lettura del benessere nelle sue diverse dimensioni con una particolare attenzione agli aspetti territoriali. Gli indicatori del Bes, in tutto 130, sono articolati in 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi. IL RAPPORTO BES 2018.
Il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile, appena pubblicato dall’Istituto di statistica, offre una lettura del benessere nelle sue diverse dimensioni con una particolare attenzione agli aspetti territoriali. Gli indicatori del Bes, in tutto 130, sono articolati in 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.

Questa edizione si caratterizza per un insieme di novità. In particolare, si presentano i risultati dell’indagine qualitativa svolta presso le famiglie nel 2018, per misurare l’importanza attribuita a ciascuno dei 12 domini del Bes nella percezione individuale del benessere.

Nell’ultimo anno di disponibilità dei dati, la situazione del complesso delle misure del Bes è in miglioramento: quasi il 40% degli indicatori per i quali è possibile il confronto mostrano una variazione positiva rispetto all’anno precedente mentre risultano inferiori, ma significative, le percentuali di quelli che peggiorano (31,8%) o rimangono sostanzialmente stabili (29,1%).

I domini che esprimono la maggiore diffusione degli andamenti positivi sono Innovazione, ricerca e creatività (86% di indicatori con variazione positiva), Benessere economico (80%) e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (67%). Il dominio Relazioni sociali, con oltre un terzo degli indicatori in peggioramento, è quello che mostra le maggiori criticità nel breve periodo.

Il confronto con il 2010 evidenzia una più chiara tendenza positiva, il 53,4% degli indicatori confrontabili presenta variazioni positive (62 su 116).
Questo risultato è in parte associato ai decisi miglioramenti del dominio Salute (80% degli indicatori in miglioramento) e di quello Ambiente (9 indicatori su 14 variano positivamente).

Tuttavia, nel complesso dei domini la quota di indicatori che peggiorano è significativa (36,2%), evidenziando un gap rispetto al pieno recupero delle condizioni di benessere sperimentate prima dell’ultima crisi economica, specialmente per i domini Relazioni sociali, Paesaggio e patrimonio culturale, Benessere economico.

Due gli approfondimenti tematici presentati nel Rapporto: il primo analizza le relazione tra il Benessere soggettivo (misurato attraverso la percentuale di persone che sono molto soddisfatte della propria vita) e altri indicatori riferiti al benessere, concentrandosi su tre fasi specifiche: prima, durante e dopo la crisi economica che ha interessato l’Italia; il secondo si concentra sull’analisi delle disuguaglianze verticali per regione in alcuni domini del Bes.

Le condizioni di salute costituiscono il principale determinante del benessere soggettivo; tuttavia, nell’anno di maggiore intensità della crisi economica (2013), quando la percentuale di persone molto soddisfatte della propria vita ha raggiunto i livelli minimi, l’effetto delle condizioni di salute diminuisce.

Nei tre anni considerati si conferma la forte associazione tra la disponibilità di risorse economiche adeguate e buone condizioni abitative e la soddisfazione per la propria vita; i mutamenti dello scenario economico non sembrano quindi avere avuto effetti apprezzabili su questo legame.

La partecipazione sociale e il coinvolgimento nelle attività di volontariato corrispondono a un maggiore benessere soggettivo sia nel 2013 sia nel 2017. A partire dalla crisi la sfera delle relazioni sociali acquisisce, quindi, una maggiore influenza sulla soddisfazione per la propria vita. Infine, la partecipazione alle attività culturali mostra un effetto significativo solo nel 2013, risultando associata ad alti livelli di soddisfazione.

Rispetto all’analisi delle disuguaglianze verticali tra le regioni, le misure calcolate mostrano alti livelli di disuguaglianza oltre che nel reddito anche nella soddisfazione per la vita e nell’istruzione.

Il divario tra le regioni italiane è significativo, sia considerando la distanza tra chi è più soddisfatto e chi è meno soddisfatto della propria vita, sia rispetto agli anni di istruzione.

Anche se le disuguaglianze maggiori si riscontrano sempre nel Mezzogiorno, il confronto tra le graduatorie regionali mostra che in diversi casi la posizione delle regioni rispetto alle tre dimensioni considerate non segue strettamente il gradiente Nord-Sud: Lombardia e Lazio mostrano alti livelli di disuguaglianza per il reddito; Marche e Umbria per la soddisfazione per la vita; la Toscana per l’istruzione.

Le principali novità nei domini del Bes

Salute
Nel 2017 si interrompe di nuovo il trend di crescita della speranza di vita, dopo la flessione del 2015, con una riduzione del tradizionale vantaggio delle donne. La maggiore longevità femminile si accompagna a condizioni di salute più precarie: una donna di 65 anni può aspettarsi di vivere in media ancora 22,2 anni, di cui il 58% con limitazioni nelle attività; per un uomo della stessa età la speranza di vita è 19 anni, di cui solo il 47% con limitazioni.

Procede con grande difficoltà la diffusione di stili di vita più salutari, con l’unica eccezione dell’attività fisica (scende da 39,4% a 37,9% la percentuale di persone che non praticano alcuna attività fisica nel tempo libero). Un maggiorenne su 5 è sia in eccesso di peso sia sedentario, due condizioni che, se compresenti, possono costituire un serio rischio per la salute.

Istruzione
I principali indicatori dell’istruzione e della formazione si mantengono molto inferiori alla media europea; particolarmente critica la dinamica dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (14% dei giovani di 18-24 anni) in crescita dopo 10 anni di ininterrotta diminuzione, specialmente al Nord.

Il digital divide, misurato in termini di competenze digitali, penalizza fortemente gli anziani, che dichiarano competenze avanzate solo nel 3% dei casi. Ne deriva, per questa fascia di popolazione, una esclusione generalizzata dai vantaggi della società dell’informazione.

Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
I livelli di occupazione dei 20-64enni (62,3%) aumentano, ma a un ritmo più lento rispetto a quelli medi europei (72,2%), con un divario più ampio per le donne. Le condizioni del Mezzogiorno rimangono comunque difficili: in Sicilia la quota di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,8%, un valore dieci volte maggiore rispetto a quello registrato nella provincia autonoma di Bolzano.

Lievi miglioramenti si registrano per la sicurezza sul lavoro: il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente continua a ridursi, raggiungendo nel 2016 quota 11,6 infortuni per 10mila occupati (12,1 nel 2015).

Benessere economico
Torna ai livelli del 2010-2011 il reddito aggiustato lordo disponibile pro capite delle famiglie, che ammonta a 21.804 PPA (Parità del Potere d’Acquisto), risultando inferiore dell’1,7% alla media europea e del 7,8% alla media dell’area euro. 

In peggioramento nel 2017 l’incidenza di povertà assoluta, basata sulla spesa per consumi, che riguarda il 6,9% delle famiglie (da 6,3% nel 2016) e l’8,4% degli individui (da 7,9%) mentre i dati sui redditi, riferiti al 2016, mostrano una lieve flessione della quota di persone a rischio di povertà (20,3% contro 20,6%).

Relazioni sociali
Nel medio periodo si registra un quadro di progressivo impoverimento delle relazioni sociali per tutte le ripartizioni geografiche, confermato anche nell’ultimo anno. L’unico elemento positivo è l’aumento delle istituzioni non profit attive in Italia, che crescono del 2,1% in un anno e sono 56,7 ogni 10 mila abitanti nel 2016.

Prosegue nel 2017 il calo della partecipazione politica (“parlare di politica”, “informarsi”, “partecipare on line”) che tocca un nuovo minimo (59,4%, - 3,4 punti percentuali rispetto al 2016).

Peggiora la disponibilità di una rete amicale e parentale alla quale fare riferimento: la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare scende dall’81,7% all’80,4%; la diminuzione si concentra proprio nelle regioni del Mezzogiorno, che già presentavano i livelli più bassi, con un aumento delle differenze territoriali.

Politica e istituzioni
Diminuisce la fiducia dei cittadini rispetto al sistema giudiziario, al Parlamento, e ai partiti politici (punteggio medio 4,2, 3,4 e 2,4 su 10) mentre sono valutate in maniera più positiva le istituzioni che svolgono attività di vigilanza, di soccorso e di difesa civile, come le Forze dell’ordine e i Vigili del fuoco (7,3).

In miglioramento i tempi della giustizia civile, con una ulteriore riduzione della durata media effettiva dei procedimenti definiti nei tribunali ordinari (445 giorni nel 2017, contro 460 l’anno precedente). Permane molto accentuata la variabilità territoriale (dagli 830 giorni della Basilicata ai 124 della Valle d’Aosta).

Sicurezza
Prosegue il calo degli omicidi (nel 2017 sono 0,6 per 100 mila abitanti) e migliora, seppure leggermente, anche la percezione di sicurezza: le persone che si dichiarano molto o abbastanza sicure di camminare al buio da sole nella zona in cui vivono sono il 60,6% nel 2016 (59,6% nel 2009).

Si conferma la necessità di una particolare attenzione nei confronti delle violenze di genere: l’80,5% delle donne uccise è vittima di una persona che conosce (nel 43,9% dei casi di un partner o un ex partner). Nel 2017, 49.152 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza.

Benessere soggettivo
Dopo il sensibile miglioramento osservato nel 2016, la soddisfazione per la propria vita presenta una nuova flessione nel 2017. Sono meno soddisfatte le donne (38,6% contro 40,6% degli uomini) e gli anziani (33,9% delle persone di 75 anni e più, 52,8% tra i 14 e i 19 anni).

Migliorano le aspettative per il futuro: in lieve aumento la quota di individui che ritiene che la propria situazione migliorerà nei prossimi 5 anni (27,2%), sostanzialmente stabile quella dei pessimisti (15%). Le aspettative positive sono più diffuse tra i giovani, nel Nord e tra gli uomini.

Paesaggio e patrimonio culturale
Nel 2016 diminuisce la spesa dei Comuni per la gestione di beni e attività culturali: 18,7 euro per abitante contro i 22,3 euro del 2010. Le amministrazioni comunali del Centro-Nord spendono, in media, quasi il triplo di quelle del Mezzogiorno (rispettivamente 23,8 euro pro capite contro 8,9).

Diversi i segnali positivi su tutela e valorizzazione del territorio nel 2017: le aziende agrituristiche, che svolgono un ruolo importante nello sviluppo rurale e nella difesa del territorio, sono sempre più diffuse (+3,3% rispetto all’anno precedente) mentre è in leggera flessione l’indice di abusivismo edilizio (19,4 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 19,6 del 2016); in calo anche la pressione esercitata sul paesaggio e sull’ambiente dalle attività di cave e miniere (nel 2016 -3% rispetto all’anno precedente).

Ambiente
Peggiora nel 2017 la qualità dell’aria nelle città, sia per le polveri sottili PM10 sia per il biossido di azoto. Le città più inquinate sono quelle del Nord, dove 2 centraline su 3 hanno superato i limiti per PM10 e una su quattro i limiti per NO2.

Stabili le emissioni responsabili dell’effetto serra, stimate in 7,2 tonnellate pro capite come nell’anno precedente.

Aumenta la percentuale della raccolta differenziata, che nel 2017 raggiunge il 55,5% del totale (tre punti in più dell’anno precedente e 20 punti in più del 2010). Nonostante il miglioramento, la quota è ancora lontana dall’obiettivo del 65%, fissato per il 2012 dalla Direttiva comunitaria 2008/98/CE, raggiunto soltanto nel Nord (66,2%).

Peggiorano gli indicatori di rischio idrogeologico: nel 2017 il 2,2% della popolazione è esposta al rischio di frane e il 10,4% al rischio di alluvioni.

Innovazione, ricerca e creatività
La spesa in Ricerca e Sviluppo (R&S) sul Pil è in aumento nel 2016 (+0,1 punti), così come gli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale (+2,1% nel 2017), per i quali tuttavia permane un ampio gap rispetto ai livelli registrati nel resto dei Paesi europei.

Migliora nel 2017 il saldo tra entrate e uscite dei giovani laureati italiani, con il tasso migratorio che passa a -4,1 per mille (da -4,5 del 2016). Il Nord si conferma l’area del paese che offre maggiori opportunità ai giovani con alto livello d’istruzione (+7,7 per mille) mentre si registra una diminuita capacità del Centro di attrarre e trattenere giovani laureati (-2,9, da -2,4 nel 2016) e una sostanziale stabilità al Mezzogiorno, dove prosegue la perdita di giovani laureati (-23 per mille).

Qualità dei servizi
Il 7,6% delle famiglie dichiara molta difficoltà a raggiungere tre o più servizi essenziali nel 2015- 2017. L’accesso ai servizi è molto difficile per il 10,5% delle famiglie nel Mezzogiorno e solo per il 5,5% di quelle nel Nord.

Segnali negativi per i trasporti: nel 2017 la soddisfazione per i servizi di mobilità segna una contrazione, con solo il 16,4% degli utenti assidui dei mezzi pubblici che si dicono molto soddisfatti del servizio (17,8% l’anno precedente). Particolarmente critica la situazione nel Lazio, dove solo il 3,5% degli utenti abituali si dichiara molto soddisfatto.
18 dicembre 2018
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