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QS Edizioni - giovedì 28 marzo 2024

Studi e Analisi

Covid, un anno dopo. A che punto siamo con i piani di emergenza per il potenziamento di ospedali e territorio? (seconda parte)

di Filippo Palumbo e Maria Giuseppina La Falce
immagine 26 febbraio - Al momento, continua a sentirsi la mancanza di una visione complessiva e sistemica e ancora si teme l’impatto sul SSN di questa pandemia o di altre che potrebbero affacciarsi sul SSN. E’ invece possibile ed auspicabile che nella fase di attuazione delle misure decise nel corso dell’anno 2020 si garantisca una governance e un reale coordinamento attraverso le sedi istituzionali deputate, avvalendosi anche di strumenti nuovi che potrebbero essere definiti e implementati con i fondi del Recovery Fund
In questo nostro articolo (leggi qui la prima parte già pubblicata) abbiamo provato a fare il punto sull’attuazione delle misure che Governo e Parlamento hanno varato nel corso dell’anno 2020 a seguito dell'emergenza Covid, con particolare riferimento ai piani di potenziamento delle reti ospedaliera e territoriale e a trarre alcune considerazioni di prospettiva per il 2021 e per gli anni seguenti.
 
Iniziamo questa seconda e ultima parte dallo stato di attuazione dei provvedimenti.
 
4. Qual è lo stato di attuazione
Una lista dei Piani regionali di potenziamento approvati dalle singole Regioni è disponibile sul sito della Camera dei deputati (fonte Ufficio Studi Camera dei Deputati). Qui di seguito la riportiamo:
- Abruzzo DGR n. 334 del 15 giugno 2020 "Art.2 D.L.n.34 del 19 maggio 2020: riorganizzazione e potenziamento della rete ospedaliera per emergenza CoVid-19";
 
- Calabria Allegato A al Decreto del Commissario ad Acta 18 giugno 2020, n. 91 "D.l 34/2020, art. 2 - Documento di riordino della Rete Ospedaliera in Emergenza COVID-19";
 
- Campania DGR n. 304 del 16 giugno 2020 "Piano di riorganizzazione/potenziamento delle attività in regime di ricovero in terapia intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure della Regione Campania";
 
- Emilia Romagna Delibera n. 677 del 15 giugno 2020 "Emergenza Pandemica Covid-19 - Disposizioni in ordine al Piano di riorganizzazione dell'assistenza ospedaliera di cui all'art. 2 del D.L. 34/2020";
 
- Friuli Venezia Giulia Delibera n. 988 del 3 luglio 2020 "Piano per il potenziamento della rete ospedaliera";
 
- Liguria Delib.G.R. 12 giugno 2020, n. 500 "Piano per il potenziamento della rete ospedaliera per emergenza COVID-19" B.U. Liguria 8 luglio 2020, n. 28, parte seconda, pag. 34;
 
- Lazio: Deliberazione 6 ottobre 2020, n. 671 DCA U00096/2020 "Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza COVID-19, art.2 del D.L. 34/2020. Approvazione del Piano aggiornato";
 
- Lombardia DGR XI/3264 "Piano di riordino della rete ospedaliera: attuazione dell'art. 2 del d.l. 34/2020"
 
- Marche Delib.G.R.  16 giugno 2020, n. 751 "D.L. 34/2020 - Linee di indirizzo organizzative per il potenziamento della rete ospedaliera per emergenza COVID-19;
 
- Molise Decreto del Commissario ad Acta n. 48 del 14 luglio 2020 "Piano di Riorganizzazione rete ospedaliera per emergenza COVID-19 d.l. 34/2020";
 
- Piemonte DGR 7-1492 del 12 giugno 2020 "Emergenza COVID–19. Approvazione del Piano straordinario di riorganizzazione della rete ospedaliera i ai sensi dell'art 2 del d.l 34/2020";
 
Puglia DGR n. 1079 del 9 luglio 2020 "Potenziamento della Rete Ospedaliera ai sensi dell'art. 2 del d.l 34/2020 e del D.M. 70/2015. Modifica e integrazione del Regolamento regionale n. 23/2019";
 
- Sardegna Deliberazione N. 28/19 del 4 giugno 2020 "Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, ai sensi dell'art. 2, del d.l. 34/2020. Implementazione dei Posti Letto di Terapia Intensiva e Sub Intensiva";
 
- Toscana DGR 741 del 15 giugno 2020 "Piano di riordino della rete ospedaliera in emergenza COVID-19 di cui all'art. 2 del d.l. 34/2020";
 
- Trentino Alto Adige P.A. Bolzano: non rinvenuto - P.A. Trento Comunicato stampa del 17 giugno 2020;
 
- Umbria Delib.G.R. 10 giugno 2020, n. 467 - Linee di indirizzo per le attività sanitarie nella fase 3, B.U. Umbria 17 giugno 2020, n. 49, S.O. n.2;
 
- Valle d'Aosta, Comunicato stampa della Regione autonoma Valle d'Aosta del 10 luglio 2020;
 
Veneto DGR n. 782 del 16 giugno 2020 "D.l. 34/2020. Attuazione delle misure in materia sanitaria".
 
Per quanto riguarda il potenziamento dei servizi territoriali, una lista simile non è disponibile. Sulla rivista Monitor n. 44  dell’AGENAS viene genericamente affermato che , per le finalità dell’articolo 1 del decreto legge n.34/2020, risulta che quasi tutte le Regioni hanno trasmesso i piani territoriali che sono stati sottoposti, ai fini del previsto monitoraggio, alla valutazione di un gruppo di lavoro costituito presso Agenas con rappresentanti del Ministero della salute e del Ministero dell’economia e delle finanze, che ha predisposto, a tal fine, apposite griglie per l’ analisi degli interventi.
Sono state previste altresì audizioni con le singole Regioni (Mariniello, 2020).
 
Dal monitoraggio conoscitivo della programmazione ed implementazione di questi interventi emergerà il quadro complessivo delle attività realizzate nei singoli territori per affrontare la pandemia. Il monitoraggio consentirà di analizzare tutte le criticità e/o complessità, che alcune regioni segnala- no, e, in ottica di leale collaborazione, permetterà di farvi fronte.
 
Lo sforzo per pianificare e mettere a sistema le attività previste dalla normativa citata pone le basi per mantenere e rafforzare il nostro servizio sanitario pubblico e universalistico, in una progettazione dell’assistenza a livello territoriale che non discende da un ambito meramente istituzionale, ma è fatto proprio dalle collettività regionali e locali, che hanno raccolto e affrontato la sfida imposta a tutti dal Covid-19.
 
In realtà allo stato non vi sono dati ufficiali sui Programmi operativi e in particolare su quelli di riorganizzazione della sanità territoriale che ha rappresentato e rappresenta il principale vulnus della pandemia, diversamente dai piani di riorganizzazione della rete ospedaliera.
 
Sul piano specifico della sorveglianza epidemiologica, quella infrastruttura tecnologica e organizzativa di livello nazionale,  su cui puntare nel lungo periodo per controllare nuovi focolai ancora non appare essere stata pienamente implementata o, meglio, pur essendo stata attivata in sede locale, ancora deve essere migliorata. E’ fondamentale che essa ancor più possa  essere percepita come uno strumento maturo e pienamente affidabile.
 
Ciò almeno sotto il profilo della piena aderenza alle indicazioni nazionalmente fornite e della standardizzazione delle procedure e dei comportamenti. Per non dire delle “incomprensibili incomprensioni” che anche sulla stampa quotidiana e ancora qualche settimana fa sono state riportate in materia di trasmissione dei dati utilizzati per la classificazione dei vari ambiti territoriali in base al rischio infettivologico.
 
D’altra parte che ancora molto vada fatto è desumibile dal mancato coordinamento tra gli stessi organi centrali segnalato ad esempio dall’iniziativa Agenas in materia di previsioni dell’andamento delle infezioni.
 
Su questa tematica, va detto che non si è rivelata pagante la scelta a suo tempo fatta dall’Istituto Superiore di Sanità di non confermare nella propria organizzazione la presenza di un Centro nazionale di Epidemiologia, che per anni aveva invece operato proficuamente sia direttamente sia attraverso una rete collaborativa con le strutture epidemiologiche regionali  e il relativo personale, al quale l’ISS garantiva una formazione di base e specialistica sulla sorveglianza epidemiologica.
 
Sembrerebbe che il lavoro di affiancamento alle Regioni finalmente parta. E questo è un fatto positivo. Non positivo appare invece il ritardo rispetto a quanto era stato richiesto da molti mesi su questo stesso quotidiano on line.
Si tratta senza dubbio di un arduo lavoro per le Regioni tenute a dare attuazione alle disposizioni dei numerosi decreti-legge emergenziali, da comprendersi in una sintesi finale nei programmi operativi.
 
Altrettanto arduo il compito per il Ministero della salute tenuto a monitorare, verificare e approvare a seconda degli interventi tutto il pacchetto che avrebbe dovuto consentire un rafforzamento del servizio sanitario  nazionale sul territorio, fatto salvo quanto previsto analogamente per il rafforzamento della rete ospedaliera soprattutto per i posti letto di terapia intensiva.
 
D’altra parte va anche tenuto presente che, nonostante il rumoroso silenzio sul rapporto tra questa operazione e il  DM n.70/2015 di definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, la presenza di tale Regolamento e il lavoro applicativo che le Regioni avevano potuto/dovuto condurre dopo la sua entrata in vigore  ha fortemente condizionato il piano di rafforzamento ex art.1 DL n. 77/2020 limitandone sostanzialmente la portata a misure di ampliamento della spazio e delle dotazioni delle terapie intensive. 
 
Inoltre va anche considerato che misure più incisive nella direzione di modifiche del DM n.70/2015 potranno essere definite solo in quadro complessivo di ridefinizione delle modalità di integrazione tra servizi territoriale e servizi ospedalieri. E questo significa che senza una previa riforma della sanità territoriale è difficile immaginare modelli effettivamente innovativi per la gestione della funzione ospedaliera.
 
Quello che abbiamo appena ricordato spiega perché in questa nota daremo prevalentemente spazio al tema della riorganizzazione dei servizi territoriali, naturalmente in raccordo funzionale e operativo con i servizi di Prevenzione.
 
Qui si pone un problema. Il lavoro sulla rete ospedaliera è stato predisposto e adottato dalla Regioni. Nelle sue grandi linee, è stato possibile conoscerlo e riassumerlo, almeno in parte, in un quadro nazionale reso noto da Agenas (Maritati ed al,.2020) prima e più dettagliatamente rispetto alle reti territoriali, anche perché gli interventi in esso previsti  hanno dovuto essere decisi tempestivamente, per consentire al Commissario nazionale per l’emergenza di definire il programma nazionale e affidare le relative deleghe.
 
Diversamente, nonostante la rilevanza sistemica che il potenziamento della rete territoriale doveva avere, su questo, come appena riportato, si avverte un forte  ritardo e un vuoto di conoscenza e soprattutto la definizione di interventi diversificati tra le regioni.
 
5. Cosa fare nel breve, medio e lungo periodo
Su questo versante giganteggia la indicazione programmatica forte del Presidente Draghi sull’attenzione e sulla priorità che devono essere attribuite al tema del potenziamento delle reti territoriali.
 
Sul piano gestionale , importante è anche quanto è stato affermato dal Procuratore Generale della Corte dei Conti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021: “È ragionevole prevedere che nel post “pandemia” si metteranno in moto, a livello globale, processi virtuosi di rafforzamento e miglioramento dei sistemi di gestione delle emergenze, in specie di carattere sanitario; seguiti, sul piano economico e sociale, dalle soluzioni e innovazioni sistemiche come quelle contenute nell’agenda del prossimo G20 a presidenza italiana. È auspicabile che anche il nostro Paese, che nei decenni trascorsi ha conosciuto tante emergenze dipendenti da tragici eventi naturali, rafforzi non solo la propria capacità di gestione coordinata delle emergenze, ma anche la capacità di gestione del “dopo emergenza”, di quelle fasi, cioè, nelle quali, esauritasi o comunque ridottasi la criticità sanitaria, venga il tempo di affrontare le conseguenze economiche e sociali. La fase della c.d. ripresa richiederà sforzi enormi e grande attenzione nell’impiego delle ingenti risorse del Next Generation EU: non un euro dovrà essere sprecato; non un euro dovrà finire nelle tasche dei profittatori, dei disonesti, dei criminali.”
 
Sul piano programmatico altre indicazioni strategiche ci vengono da  due elementi di scenario che riteniamo condizionanti nel momento si tratterà di tradurre in linee operative le indicazioni del Presidente Draghi.
 
Il primo è costituito dalla aspetto  epidemiologico-demografico  ricordato nel punto 1, mentre per il secondo ci riferiamo alla necessità di dare spazio agli approcci operativi assistenziali che presentano un miglior rapporto costo efficacia identificabili con il tema della integrazione assistenziale .
 
5.1 La scelta obbligata sul piano organizzativo: il tema della integrazione assistenziale
Il tema è come garantire la continuità dei percorsi di cura intesa come presa in carico globale dell'assistito e integrazione di tutti i momenti del percorso.
 
Concetto di Integrazione. Il concetto di Integrazione rappresenta uno degli obiettivi fondamentali delle innovazioni organizzative. Nel campo sanitario occorre ridurre la frammentazione dell’erogazione dell’assistenza e la continuità dell’assistenza creando connettività, allineamento e collaborazione entro e tra le diverse istituzioni socio-sanitarie.
 
Si potrà fare riferimento (ASIQUAS)  a  tre tipologie di integrazione  (linkage, coordination e full integration) che si distribuiscono su un continuum che spazia da un livello di integrazione molto basso (linkage) ad un livello di integrazione totale (full integration) in rapporto  al bisogno dell’utente e alla sua complessità.
 
Livello 1-LINKAGE, si realizza tra unità organizzative/professionisti esistenti, senza dover ricorrere a sistemi esterni di regia. I diversi professionisti e le organizzazioni, a cui si rivolge la popolazione di un dato territorio, continuano a svolgere le proprie funzioni in una situazione di sostanziale linkage;rappresenta, quindi, un approccio all’integrazione che richiede pochi cambiamenti e che opera nel contesto degli attuali sistemi frammentati e permette di fornire risposte ai bisogni lievi o moderati di ciascun assistito
 
Livello 2-COORDINATION, prevede, infatti, il coordinamento tra strutture reciprocamente autonome che compongono un dato sistema assistenziale, ma opera attraverso lo sviluppo e l’implementazione di strutture e meccanismi appositamente definiti che gestiscono il processo assistenziale,  Comporta la creazione di una infrastruttura in grado di gestire un ampio spettro di servizi per determinati gruppi di assistiti, mediante il finanziamento che può provenire da fonti diverse (sia governative che non governative). La tipologia coordination attua, pertanto, un ribilanciamento dell’offerta dei servizi .
 
Livello3-FULL INTEGRATION, la quale prevede la creazione di nuovi programmi o unità, in cui le risorse provenienti da sistemi multipli sono completamente unite (Leutz WN, 1999). La tipologia full integration permette di rivolgersi a gruppi di soggetti con bisogni sanitari e sociali estremamente complessi e si basa su una forma di integrazione totale delle responsabilità, delle risorse e dei finanziamenti all’interno di un unico quadro organizzativo; i flussi finanziari e i servizi sono infatti uniti e gestiti in modo unitario.
 
Tale tipologia si basa su una radicale riconfigurazione del sistema di erogazione, in favore della costituzione di un sistema atto a consentire la gestione interna dell’intero percorso assistenziale del paziente. Full integration si basa su sistemi informativi clinici comuni, utilizzati quotidianamente nelle attività assistenziali.
 
Concetto di continuità assistenziale.  La continuità dell’assistenza, dalla prospettiva dell’erogatore, deve essere vista, come fornitura di servizi tempestiva, coordinata e integrata, sostenuta da un  valido sistema di monitoraggio e di valutazione (ASIQUAS) . 
 
L'integrazione che prioritariamente va promossa, anche al fine di definire percorsi facilitati di accesso alle prestazioni di specialistica ambulatoriale;  è quella tra:
- le attività del servizio di continuità assistenziale e la medicina generale;
- la medicina generale e l'assistenza domiciliare;
. le cure primarie e l'assistenza ospedaliera;
- le diverse attività erogate nell'ambito dell’assistenza ospedaliera.
 
Le esperienza maturate anche nel nostro Paese per conseguire contestualmente sia  l’integrazione che la continuità assistenziale  suggeriscono l’opportunità di un più ampio ricorso ad approcci del tipo Chronic Care Model/Expanted Chronic Care Mode, Disease Management, e Definizione dei Percorsi Assistenziali e delle Reti assistenziali , perconseguire nei trattamenti e  negli interventi gli obiettivi di equità, efficacia e efficienza, ed anche il coinvolgimento dei pazienti nell’autogestione della salute.
 
5.2 Il breve, medio e lungo periodo
Occorre innanzitutto prevedere che almeno per i prossimi sei-otto mesi la priorità assoluta andrà data alla campagna vaccinale.
 
Sul tema del potenziamento delle reti, occorre un riallineamento di tutte le regioni, pertanto sarebbe utile pensare alla necessità di pervenire, attraverso un documento unico di raccordo e completamento sul versante sia territoriale che ospedaliero ( oppure adottando una disposizione che, tenuto conto dell’emergenza abbia carattere di obbligatorietà), affinchè le Regioni, affiancate da AGENAS,  consolidino o integrino quanto già deciso per conseguire una complessiva riqualificazione della rete dei servizi sanitari coerentemente con quanto previsto dal vigente DPCM sui LEA. 
 
Contemporaneamente occorrerà erogare  tutte le prestazioni che non sono state erogate nei mesi precedenti per le quali  si è consolidato un arretrato nell’assistenza ai portatori di cronicità e ai pazienti che vedono affidate le loro prospettive di vita e di mantenimento dell’autosufficienza all’aderenza ai programmi di follow up .
Su questa base, si potrà procedere nel rafforzamento dei servizi territoriali, accelerando il loro riorientamento indicato dai decreti legge del 2020
 
Su Quotidiano Sanità avevamo proposto uno schema di PIANO DI POTENZIAMENTO DELLA RETE TERRITORIALE
In tale schema si individuano due finalità della rete territoriale: la prima sul versante pandemico e maxiemergenziale e la seconda sul tradizionale versante delle patologie ordinarie e delle cronicità/fragilità.
 
Conseguentemente la Mission assistenziale si attesta su questi due fronti che convivono ed elasticamente si compensano tra loro.
 

 
Conclusioni
Avevamo già evidenziato la necessità di una governance dei processi programmatori posti in atto fino alla dichiarazione di emergenza sanitaria, dovuta all’assenza di un Piano sanitario nazionale e alla proliferazione di Piani di settore che inevitabilmente tendono ciascuno a candidarsicome il Piano di riferimento centrale generando una sorta di competizione tra Piani e con il risultato che il massimo della pianificazione settoriale porta a nessuna pianificazione  complessiva.
 
Avevamo sottolineato che, il rapporto tra la impostazione basata sui livelli essenziali di assistenza e l’impostazione basata su programmi settoriali non sempre funziona, soprattutto per la maggiore esposizione che i programmi settoriali hanno nei confronti di elementi di consenso sociale, professionale o politico e il conseguente indebolimento della tensione verso  approcci generali più ancorati alle evidenze e ad una definizione di priorità su scala di popolazione.
 
A distanza di circa 20 anni dall’adozione dei Lea e delle modifiche al Titolo V della Costituzione ancora persistono difficoltà sistemiche nel garantire l’effettiva erogazione dei livelli essenziali.
 
Si potrebbe pensare, come già proposto aProgetti obiettivo intersettoriali per la salute definibili come un impegno operativo idoneo a far convergere attività di molteplici strutture e interventi sanitari e socio sanitari e attività di altri settori degli interventi pubblici su obiettivi di tutela e promozione della salute. Per favorirne l’implementazione sarebbe auspicabile una linea di finanziamento nell’ambito delle risorse del  Recovery Fund
 
Allo scopo occorrerebbe  predisporre procedimenti che pongano in capo non solo al Ministero della salute ma all’intero Governo e quindi al Presidente del Consiglio l’obbligo di assumere iniziative intersettoriali e garantire finanziamenti. E anche qui torna il tema del Piano Sanitario Nazionale come sede maggiormente idonea a far sintesi e garantire coerenza per le iniziative rivolte alla tutela e promozione della Salute a tutto campo.
 
Per quanto attiene alla sorveglianza epidemiologica, l’infrastruttura tecnologica ed organizzativa, cui si è fatto cenno nel punto 4, va ulteriormente  implementata mettendo in rete, non solo dal punto di vista informativo, ma anche operativo,  i centri regionali e i Dipartimenti di Prevenzione, in modo da garantire la piena effettuazione degli interventi per la individuazione dei casi e ricostruire la catena dei relativi contatti. Fondamentale sarebbe la riattivazione presso l’Istituto Superiore di Sanità di un Centro nazionale di epidemiologia.
 
Strategico è il processo di riordino della medicina generale e della pediatria di libera scelta. Dopo un anno di legislazione emergenziale, in cui si è confermata la primaria rilevanza dell’area coperta dalla Medicina Generale, sarebbe utile una riflessione su come avviare questo processo. Tutti gli sforzi sinora compiuti dovrebbero confluire in una direzione che ne possa consentire il governo, soprattutto e anche in termini di finanziamento sul lungo periodo, in vista della necessità di un più stringente monitoraggio di nuovi impegni assistenziali come quello per la campagna vaccinale Covid 19.
 
Sotto il profilo giuridico, ordinamentale e istituzionale, l’insieme delle misure urgenti che Governo e Parlamento hanno prodotto e varato sul tema COVID, aspettano di essere orientate per conseguire l’integrazione  di ciascuno degli ambiti/tipologie/servizi sanitari coinvolti  in una riprogrammazione dei servizi sanitari, per un adeguamento a nuovi aspetti del quadro epidemiologico che con la pandemia stanno andando a configurarsi come fattori costanti e non episodici. Molte sono le potenzialità di una integrazione non solo tra cure primarie servizi ospedalieri, ma anche tra cure primarie e attività dei Dipartimenti di prevenzione.
 
La riprogrammazione dei servizi deve essere concertata tra livello nazionale e livello regionale. Resta utile e opportuno, in questo contesto, lavorare per un coordinamento  di tutti i gli interventi previsti dal recente Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025.
 
Ancora una volta si sottolinea l’indispensabilità di una programmazione sanitaria basata su una rete coordinata e integrata tra le diverse strutture e attività presenti nel territorio, anche al fine di dare flessibilità ai servizi. Ciò consentirebbe di meglio affrontare un’emergenza infettiva, garantire interventi di prevenzione (screening oncologici, vaccinazioni, individuazione dei soggetti a rischio, tutela dell’ambiente, ecc.) e affrontare le sfide della promozione della salute e della diagnosi precoce e presa in carico integrata della cronicità.
 
Rilevante pertanto è l’assetto istituzionale della governance in materia di sanità tenuto conto di quanto previsto dal Titolo V della Costituzione sia per quanto concerne la potestà esclusiva dello Stato in materia di livelli essenziali di Assistenza che di profilassi internazionale, sia di quanto previsto in termini di potestà concorrente in capo alle Regioni in  termini di tutela della salute e organizzazione dei servizi.
 
Nel ripercorrere quanto già evidenziatoallo stato degli atti nei rapporti tra Governo e Regioni in materia di sanità a circa tre anni dall’entrata in vigore del DPCM sui Lea, si è creato  una sorta di “limbo” fatto di provvedimenti che spaziano da linee di indirizzo, linee guida, standard organizzativi e requisiti organizzativi, percorsi, piani senza Piano (sanitario nazionale), che in molti casi potrebbero trovare un’adeguata sistemazione giuridica tale da offrire garanzia di omogeneità nell’erogazione delle prestazioni sul territorio nazionale per tutti i cittadini italiani.
 
La prolifica produzione di decreti legge e DPCM che si è aggiunta alla produzione di questi documenti, pone infine una riflessione sulla necessità di costruire un contenitore unico, un Testo unico di tutta la legislazione emergenziale, che raccogliendo e, se necessario, novellando, consenta una lettura chiara di “cosa fare, come fare, dove fare e con che tempi”, ma soprattutto con quali responsabilità e controllo di ciò che va fatto.
 
Sul piano dei rapporti interistituzionali la Conferenza Stato Regioni è sempre stata (ed è opportuno che continui ad essere) il luogo privilegiato di tale confronto ma può essere anche il luogo della valutazione “degli obiettivi conseguiti e dei  risultati raggiunti, con riferimento agli atti di pianificazione e di programmazione in ordine ai quali si è pronunciata”, come ha previsto il legislatore nell’attribuire nuovi compiti all’organismo (art 2 comma 7 dlgs . n. 281/1997).
 
Al momento, continua a sentirsi la mancanza di una visione complessiva e sistemica e ancora si teme l’impatto sul SSN di questa pandemia o di altre che potrebbero affacciarsi sul SSN.
 
E’ invece possibile ed auspicabile che nella fase di attuazione delle misure decise nel corso dell’anno 2020 con una serie di decreti-legge e relative leggi di conversione si garantisca una governance e un reale coordinamento attraverso le sedi istituzionali deputate, avvalendosi anche di strumenti nuovi che potrebbero essere definiti e implementati con i fondi del Recovery Fund.
 
Filippo Palumbo e Maria Giuseppina La Falce
 
(Leggi la prima parte)
 
 
Riferimenti bibliografici e sitografici
ASSIQUAS  “Associazione italiana per la qualità della assistenza sanitaria e sociale,  https://www.asiquas.it/lintegrazione/
 
Corte dei Conti, CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2021 Intervento del Procuratore generale Angelo Canale  https://www.corteconti.it/Download?id=7ff084be-b767-4107-9dd7-0b102f3e0bfd
 
Fantini B., La storia delle epidemie, le politiche sanitarie e la sfida delle malattie emergenti L'IDOMENEO Idomeneo (2014), n. 17, 9-42 ISSN 2038-0313 DOI 10.1285/i20380313v17p9 ; http://siba-ese.unisalento.it, © 2014N
 
Grmek M.D., Géographie médicale et histoire des civilisations, in «Annales E.S.C.», 18, 1963, pp. 1071-1097;
 
La Falce MG, Se la politica “scavalca” il ruolo della Stato-Regioni , Quotidiano Sanità, 22 maggio 2020, https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=85484
 
La Panta L. – Pozzi L., La seconda rivoluzione scientifica: scienze biologiche e medicina. Transizione epidemiologica e transizione sanitariaStoria della Scienza (2004) https://www.treccani.it/enciclopedia/la-seconda-rivoluzione-scientifica-scienze-biologiche-e-medicina-transizione-epidemiologica-e-transizione-sanitaria_%28Storia-della-Scienza%29/
 
Mariniello R., “Misure di potenziamento del SSN in funzione dell’emergenza Covid 19”, Riordino dell’assistenza territoriale in funzione dell’emergenza da Covid -19, Ufficio 5, Livelli essenziali di assistenza, assistenza territoriale e sociosanitaria - Ministero della Salute – Monitor n. 44 Agenas, 2020
 
Maritati A, Giuliani F., Botta F., Furfaro S., Enrichens F., “Assistenza ospedaliera:i Piani di riorganizzazione regionali” Monitor n.44 Agenas
 
Mcneill, Wh., Plagues and peoples, Oxford, Blackwell, 1977;
 
Palumbo F - La Falce, Posizionamento dei LEA rispetto al quadro istituzionale e programmatorio per la tutela e la promozione della salute” in “Aspetti teorici e applicativi dei Livelli Essenziali di Assistenza in campo sanitario” Collana Medicina e Società- QSE (scaricabile sul sito www.qse.it)
 
Un anno vissuto pericolosamente”. Un primo bilancio dei provvedimenti adottati: dai primi Decreti emergenziali al Recovery Fund, Quotidiano Sanità, 14 dicembre 2020   https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=90861
 
Verso la Fase 3. Non è solo una questione di posti letto, Quotidiano Sanità, 28 giugno 2020 https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=86566&utm_source=dlvr.it&utm_medium=gmybusiness
 
Palumbo F,. Se vogliamo salvare la sanità, lo ripeto, fare presto e fare bene, Quotidiano Sanità, 31 maggio 2020 https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=85799
26 febbraio 2021
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