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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Regioni e Asl - Toscana

Si licenziano sei medici del PS del Careggi. Covelli (Smi): “Da Regione servono soluzioni”

immagine 21 settembre - La notizia arriva da La Nazione: sei medici dell’ospedale fiorentino lasciano il posto a causa dei carichi di lavoro insostenibili a fronte di scarsi o nulli riconoscimenti. E la situazione del Careggi non è isolata. Lo Smi Toscana chiede “soluzioni idonee per evitare la continua fuga dei sanitari dal Ssn e il giusto riconoscimento a chi come i Medici del Pronto Soccorso e del 118 da mesi combatte il virus, in condizioni di lavoro precarie”.
"I medici dei PS sono sempre di meno e sempre più stanchi, il loro carico di lavoro continuamente in crescita, la presa in carico di malati con bisogni  assistenziali sempre più complessi da parte di un numero di medici con un’età media sempre più elevata e sempre meno medici rispetto al fabbisogno costretti a fronteggiare una carenza cronica di posti letto”. Lo dichiara Antonella Covelli, Medico di Pronto Soccorso e sindacalista del SMI Dirigenza presso l’Ospedale di Massa, commentando la notizia pubblicata da La Nazione in merito a sei medici del Pronto Soccorso di Careggi che si sarebbero licenziati per andare a fare  il medico di famiglia. “E i motivi della scelta sono: il lavoro troppo pesante, weekend quasi tutti lavorativi, scarsa o nulla premialità per il lavoro svolto”, evidenzia Covelli.

Per descrivere la situazione vissuta da un medico di Pronto soccorso, la sindacalista sostiene che “è grasso che cola se riesce ad avere un fine settimana libero al mese, deve fare almeno cinque notti al mese, di non essere quasi mai libero nelle festività come Pasqua e Natale”.

E il problema non è solo del Careggi. la situazione dei PS in Toscana, spiega Covelli, "è veramente grave; infatti nell' Azienda Usl Toscana nord ovest mancano 114 medici. Si tratta di carenze croniche che in 10 anni tra pensionamenti, cambio di reparto e mancate assunzioni, hanno portato a questa situazione, ovvero ad una media di 8-10 medici in meno per ogni pronto soccorso. Un po' più rosea - continua la sindacalista SMI Dirigenza - la situazione nella Azienda Usl Toscana Centro e nell’ Azienda Usl Toscana Sud est anche se anch’esse con carenze importanti. Bisogna ricordare, allo stesso tempo,  che il personale medico dei PS ha un età media superiore ai 55 anni e che nei prossimi anni anche questi lasceranno il posto di lavoro aggravando le carenze di organico esistenti”.

Una conseguenza del Covid? No, per Covelli. Che spiega: “In Toscana l'emergenza Covid ha solo messo in evidenza un nervo scoperto da tempo, unitamente al fatto di come le proposte della Regione Toscana per risolvere questa carenza cronica di personale medico nei pronto soccorsi non hanno funzionato. Tutto questo determina per il personale medico un aggravio di lavoro e per il cittadino un aumento dei tempi di attesa. A nulla è valsa la messa "sul mercato di neolaureati", con tutta la buona volontà di questi giovani colleghi, che danno una mano ma per i codici minori, colleghi che sono in attesa di trovare la loro strada”.

Per Covelli è inoltre “paradossale che il lavoro dei medici di Pronto Soccorso non venga riconosciuto come usurante, non preveda incentivi economici per il lavoro particolarmente gravoso che svolgiamo, che non vengano riconosciuti i 15 giorni di riposo obbligatorio per decantare il burnout analogamente a quanto viene fatto per i radiologi per il rischio radiologico che corrono.
Non solo, aggiunge Covelli, la Regione e lo Stato dovrebbero investire sulla emergenza sanitaria territoriale che costituisce il trait d’union indispensabile tra territorio ed ospedale, mettendo mano ad una riorganizzazione complessiva ed integrata del Sistema di Emergenza Urgenza”.

Lo Smi Toscana chiede quindi alla Regione che “si abbandoni la dannosa strategia al ribasso sulle competenze messa in pratica negli ultimi anni e che si ricerchino soluzioni idonee per evitare la continua fuga dei sanitari dal SSN e il giusto riconoscimento a chi come i Medici del Pronto Soccorso e del 118 da mesi combatte il virus, in condizioni di lavoro precarie. La maggior parte dei medici di Pronto Soccorso che lavorano nell’emergenza urgenza sono attualmente donne, inoltre, per cui è indispensabile che la sanità evolva verso una declinazione di ritmi e organizzazione del lavoro mettendo in pratica tutela di genere e scelte che puntino alle pari opportunità”.

“La Dirigenza Medica che lavora nei Pronto Soccorso - conclude Covelli - non può continuare ad accettare che la grave carenza di personale venga costantemente surrogata da un eccessivo ricorso a deroghe sull’orario di lavoro. Non si possono risolvere i problemi organizzativi delle Aziende disponendo “ad libitum” della vita lavorativa e anche familiare dei sanitari del SSN divenuti , oramai, quasi “ostaggio” all’interno delle proprie strutture ospedaliere. Nel nuovo contratto si dovranno inserire maggiori tutele della salute psico-fisica dei sanitari anche a garanzia della sicurezza dei pazienti”.
21 settembre 2021
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