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QS Edizioni - giovedì 18 aprile 2024

Regioni e Asl - Umbria

Covid. Lavori d’aula, Tesei: “Fase diversa. Cerchiamo di prevenire il più possibile il ricorso agli ospedali”. Le opposizioni: “Umbria all’ultimo posto per il potenziamento delle terapie intensive”

di Lorenzo Proia
immagine 28 ottobre - Coletto: “Abbiamo 97 terapie intensive e arriveremo a 124 entro breve. Abbiamo soddisfatto i limiti imposti dal ministero. Attendiamo l’autorizzazione di Arcuri sui nuovi lavori sia per i Ps che le Terapie intensive” al momento i posti sono “occupati”. Per le opposizioni si sarebbero dovuti spendere i 25 mln del Governo “come hanno fatto Emilia Romagna e Veneto”. Si lavora a un accordo con le farmacie per i test rapidi.
Nell’ultima seduta del consiglio regionale umbro (27 ottobre) dopo la sessione dedicata al Question time la presidente della Regione, Donatella Tesei, ha illustrato all’Assemblea legislativa la situazione relativa all’epidemia Covid-19, coadiuvata dall’assessore alla sanità Luca Coletto. Dopo il suo intervento il portavoce della minoranza, Fabio Paparelli, ha esposto la posizione della minoranza.

I numeri. La Presidente Tesei ha illustrato come i casi positivi fossero “4558, ricoveri 270, 29 in terapia intensiva, isolati domiciliari 5596. Numeri che fanno comprendere come la seconda fase di questa emergenza sia completamente diversa dalla fase 1: superati già i contagi, a un ritmo giornaliero mai visto, come in tutte le altre Regioni. Una velocità di propagazione mai vista, numeri che nella fase 1 si sono sviluppati in mesi, ora in 10 giorni. Un attacco quattro volte più forte del precedente e senza la presenza di focolai, ma massivo e diffuso”, dobbiamo quindi “gestire una fase molto diversa”.

“Guardiamo i numeri relativi agli anziani: fra i ricoverati sono solo il 5 per cento, in terapia intensiva sono anziani lo 0,6 per cento dei contagiati e il 10 per cento dei ricoverati, con indice di letalità del 1,42 per cento. Non possiamo negare che si tratta di un’onda completamente diversa, fatta prevalentemente da sintomatici, è stato isolato un numero maggiore di contagi che in tutta la fase 1. I tamponi sono più che quadruplicati, da 700/1000 a 4500 al giorno”, l’ Umbria è “fra le prime 4 in Italia per numero di tamponi in proporzione agli abitanti. Testiamo il 3 per cento della popolazione complessiva tutte le settimane. Non siamo avulsi da un sistema nazionale dove è saltato il tracciamento proprio a causa dei numeri straordinari in tutte le regioni”.

Le azioni attivate. “Cerchiamo di prevenire il più possibile il ricorso agli ospedali – ha proseguito Tesei -, cerchiamo di implementare il nostro sistema di tracciamento”, anche con un accordo “con l’Università per 150 nuovi tracciatori. I positivi sono il segno che il virus circola ma il tracciamento regge. Ma la velocità e la forza di questa onda, che colpisce altre regioni fra cui noi, si vede dai dati. Con le prime ordinanze abbiamo cercato di abbattere momenti antropici legati a attività non essenziali o che si possono fare da remoto”.

Evitare luoghi dove è facile il contagio. “Ci stiamo muovendo su più livelli – ha proseguito la Presidente -: sulla scuola abbiamo cercato di applicare la didattica a distanza per il 50 per cento degli alunni delle scuole superiori, per l’Università quasi totale, esclusi laboratori. Abbiamo implementato il trasporto pubblico locale scendendo al di sotto della percentuale di riempimento indicata, il 60 per cento, che si unisce al meno 50 per cento di presenze nelle scuole superiori, per tutelare studenti e gli utilizzatori dei mezzi pubblici. Non è una cosa fatta tanto per fare, comporta impiego di risorse e progetti che gli assessorati hanno svolto. Oltre a ciò, seguo i tavoli con Prefettura e Questura per i controlli. Le ordinanze mostrano effetti dopo 15 giorni, ma serve anche il controllo”.

Per la Presidente occorre “individuare i luoghi di aggregazioni, stazioni dei pullman, esterni delle scuole, per evitare che i ragazzi tolgano la mascherina. Il contagio poi passa alle famiglie, dove ci sono gli anziani da tutelare. Serve grande senso di responsabilità da parte di tutti. Nel contempo, abbiamo rinforzato la capacità di risposta dei nostri ospedali, proteggendo chi ci lavora. Ho fatto richieste di ulteriori strumenti di difesa”.

“Vorrei sottolineare – ha spiegato l’assessore alla Sanità Luca Coletto - che stiamo potenziando i ‘Covid hotel’, primo è il Melody, con 52 camere per assistere persone che si trovano in zona grigia. In itinere c’è l’accordo con Federalberghi. C’è anche l’ordinanza Prociv per il reperimento di 2000 figure a supporto delle Regioni per il contact tracing, all’Umbria spettano 22 elementi per il contact tracing e 7 per le attività amministrative e di data entry. Da notare che 14 regioni su 20 avevano interrotto il contact tracing. Portiamo avanti un accordo con Mmg e Pediatri per la sorveglianza su casi positivi asintomatici. Nella fase 1 ottenemmo grandi risultati, vogliamo potenziare. Nelle Usca con 100 medici in più”.

“Lavoriamo – ha proseguito l’assessore - anche a un accordo con le farmacie per test rapidi per rilevare la presenza anticorpi”. Sui test antigienici, quindi “con la proroga dello stato di emergenza abbiamo incaricato Umbria salute dell’approvvigionamento di tali test, con l’acquisto di 90mila test e di 2 macchinari in service. Nel magazzino della Protezione civile nazionale”, abbiamo “1900mila mascherine chirurgiche 340mila mascherine FFP2, 16mila FFP3, 55mila camici, 116mila guanti in vinile, 17mila tamponi, 29 mila test rapidi”.

Ma il portavoce delle opposizioni Papardelli: “l’Umbria, anche in virtù di un sistema sanitario pubblico di grande qualità, basato sull’integrazione tra specialità, eccellenze e medicina territoriale è stata tra le Regioni italiane con il maggior grado di reattività rispetto all’emergenza. Ricordo” però “gli attacchi al Governo per le chiusure. Ricordo slogan della Lega, in cui si gridava: ‘no alle stabilizzazioni, ma concorsi aperti a tutti’, peccato che le regioni vicine iniziavano a stabilizzare anche i nostri precari utilizzando tutti gli spazi normativi per incrementare il personale sanitario. Con la crescita della curva del contagio servono misure per arrestare la diffusione del virus, serve potenziare e mettere in sicurezza il sistema sanitario pubblico e calmierare la crisi dei settori economici più colpiti”.

“Serve – lamentano le opposizioni - una visione e una strategia per il futuro, programmazione”.

Le terapie intensive
Per Papardelli: “l’Umbria è all’ultimo posto tra le regioni d’Italia per il potenziamento delle terapie intensive, il punto è che il potenziamento prevedeva che, grazie ai fondi nazionali avremmo già dovuto avere attive almeno 129 terapie intensive, oltre ai ventilatori che ancora ci risultano imballati, insieme ai dispositivi” che il governo regionale non avrebbe “acquistato per tempo, a partire dai vaccini per l’influenza per i pazienti a rischio, che sono finiti, con grave responsabilità” della Regione.

La maggioranza non avrebbe alcun “piano sanitario e nessun piano pandemico dopo un anno di governo, sono responsabilità politiche gravi e non solo politiche. Non sono stati spesi i 25 milioni di euro messi a disposizione dal Governo per rafforzare la sanità con dotazioni strumentali e personale. Cosa che hanno fatto Regioni come Emilia Romagna e Veneto. Bastava potenziare le terapie intensive. Vorremmo capire, nel dettaglio, qual è il livello attuale di saturazione delle terapie intensive, visto che risultano diversi i pazienti con sintomatologia gravi in attesa di ospedalizzazione per mancanza di posti. Chiediamo di sapere in quali tempi saranno disponibili tutti i nuovi posti di TI, e in quali ospedali verranno allocati”.

Ha spiegato però Coletto: “noi abbiamo 97 terapie intensive e arriveremo a 124 entro breve. Abbiamo soddisfatto i limiti imposti dal ministero. A luglio, ricordo che quest’Aula ha dato parere favorevole sulle misure intraprese, poi approvato da Ministero e Corte dei Conti. L’Umbria è allineata con gli altri sulle misure da erogare e non ha nulla da invidiare a altre regioni. Attendiamo per i primi giorni di novembre l’autorizzazione del commissario Arcuri sui nuovi lavoro sia per i Pronto soccorso che le terapie intensive. Ma, date le circostanze, serve attenzione particolare per fare i lavori. Probabilmente saranno prorogati tempi di intervento perché al momento, come sapete, sia le terapie intensive che i Ps sono occupati”.

Tesei ha parlato di una risposta che “passa per un piano modulare ma non poteva che essere così, perché quando la fase 1 è venuta meno, dando respiro alle comunità, abbiamo cercato di riattivare tutto quello che era possibile per poter dare risposte alle liste di attesa. Se tutto questo non viene preso in considerazione, non si è corretti intellettualmente, non dimentichiamo da dove siamo partiti. Appena arrivati abbiamo trovato 59 terapie intensive più 10 posti in sala operatoria. In quella fase è stato fatto un miracolo: 124 posti di terapia intensiva, di cui utilizzati al massimo 104. A maggio, con la fase 1 attenuata, abbiamo ridotto i posti di terapia intensiva per il Covid, mantenendone 77. Appena ripreso il virus, in maniera furiosa, abbiamo ripreso il riallestimento, come tutti gli altri”.

Liste d’attesa
“Sul problema del recupero delle liste d’attesa e del mantenimento dell’operatività – ha detto ancora la governatrice - stiamo cercando di garantirli attraverso un allestimento modulare e portando avanti l’accordo quadro con le cliniche private, con nostro personale sanitario, per evitare ritardi e recuperare il più possibile le altre tipologie di cure”.

Ma per le opposizioni: “non si prendono prenotazioni ai CUP per il 2021 e per il personale di Umbria Salute ci si limita a proroghe che scadranno a giugno senza un disegna chiaro. Da mesi i Cup funzionano a singhiozzo ed ora viene disposta anche la sospensione delle prenotazioni a 30-180 giorni”.

Le proposte della minoranza
La proposta di risoluzione della minoranza, bocciata 8 voti a favore e 12 contro, impegnava la Giunta regionale “ad attivare immediatamente la mobilità interregionale per trasferire nelle regioni limitrofe i pazienti che necessitano di terapia intensiva e sub intensiva attivando contemporaneamente postazioni aggiuntive in Umbria; ad avviare il monitoraggio all'interno delle Rsa e ad individuare ed utilizzare gli hotel per distanzianti e quarantene; ad accelerare l’assunzione del personale sanitario, attivare convenzioni con le associazioni socio - assistenziali per il potenziamento dei numero verdi e dei triage e dei trasporti sanitari e a prevedere il richiamo in servizio, se disponibili, di infermieri e medici in pensione”.

Si chiedeva inoltre “di provvedere al potenziamento dei Dipartimenti di prevenzione per il tracciamento dei casi positivi, dei laboratori per la capacità di testare i contatti e la Sanità territoriale per il trattamento dei pazienti, a partire da un ruolo chiaro delle Usca (Unità speciali continuità assistenziale) e l’integrazione con la Medicina generale e le Aft (Aggregazioni funzionali territoriali); all’attivazione di protocolli di telemedicina ed a predisporre linee guida per assistere i malati a casa, dotandoli di dispositivi, farmaci, saturimetri per limitare i ricoveri”.

Si sollecita l’apertura, infine, di “un tavolo tecnico con professionisti ed esperti in materia per impostare la gestione dell’emergenza sanitaria”.

La manifestazione
Prima dei lavori c’è stato un incontro con tre esponenti del Consiglio comunale spoletino (Mario Mancini, capogruppo lista civica “Laboratorio”, Camilla Laureti per il Partito Democratico e il consigliere di Forza Italia Filippo Ugolini) in rappresentanza di alcune decine di cittadini che hanno manifestato fuori da Palazzo Cesaroni per la decisione di trasformare in “Covid hospital” il nosocomio “S. Matteo degli Infermi” di Spoleto.

I consiglieri comunali hanno criticato la scelta di trasformare l’ospedale in interamente Covid perché questo comporterebbe lo smantellamento del Pronto soccorso e il blocco delle chirurgie, con grave danno per i malati non Covid che, pur provenienti da zone già disagiate e complesse per altri motivi, come la Valnerina, dovranno recarsi in altri nosocomi con ulteriori allungamenti nei tempi, talvolta decisivi per la salvezza o la guarigione dei malati. Preoccupazione hanno espresso anche per il dopo-Covid, per un ritorno alla normalità che potrebbe non esserci, ad esempio per Ostetricia e punto nascita, lamentando la mancanza di concertazione sulle decisioni e chiesto un tavolo di confronto al fine di garantire risposte anche ai malati non Covid.

In Aula Tesei ha dichiarato a riguardo: “Era necessario prendere quella decisione, con la garanzia che finita l’emergenza l’ospedale tornerà a fare quello che ha fatto fino ad oggi. Su Spoleto dico e ho detto loro di far parte come tutti dell’Umbria e di fare uno sforzo comune”.

La presidente ha anche annunciato l’allestimento di un ospedale da campo “entro la metà di novembre”.

Lorenzo Proia
28 ottobre 2020
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