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QS Edizioni - giovedì 18 aprile 2024

Regioni e Asl - Veneto

Piano sociosanitario. Ok della commissione. Per Coletto “Ottimo lavoro”, ma il Pd resta critico

immagine 14 novembre - Il provvedimento passa ora all’esame della commissione Bilancio. Sinigaglia (Pd) parla di un Piano che “mette in seria difficoltà l’integrazione socio sanitaria” e “non affronta né risolve i veri problemi, in primis la carenza di medici”, ma ammette anche che “è stato compiuto un lavoro importante”. Coletto: “Ci sarà tempo e modo di discutere e affinare tutto”.
La Quinta Commissione Sanità del Consiglio regionale del Veneto ha dato il via libera ieri all’articolato, all’allegato e alla parte emendativa del Progetto di Legge della Giunta n. 357 ‘Piano Socio Sanitario Regionale 2019- 2023. Il PSSR andrà ora in Prima Commissione per la parte finanziaria e tornerà in Quinta Commissione la settimana prossima per la definitiva approvazione, per poi passare all’Aula.

Il presidente della commissione Fabrizio Boron (ZP) ha parlato di un dibattito “franco, a volte anche duro, ma costruttivo”, che “si è protratto per diverse settimane e sedute della Commissione. Abbiamo audito oltre 80 soggetti portatori di interesse, ma credo che il risultato raggiunto sia importante per la salute dei cittadini veneti nei prossimi cinque anni. Con il Piano, viene infatti definita la programmazione socio sanitaria regionale del prossimo quinquennio. Il tema principale legato al nuovo PSSR è quello dell’autonomia del Veneto, quella importante riforma istituzionale che darà maggiori risorse e capacità d’azione a una grande Regione come è il Veneto, di eccellenza soprattutto in ambito sanitario”.

Boron ha spiegato come “in base alla Legge 5 maggio 2009, n. 42, ‘Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione’, l’integrale applicazione dei costi standard, grazie all’autonomia, potrebbe liberare più di un miliardo di euro da investire in infrastrutture e tecnologie, ma soprattutto per l’assunzione di personale medico e infermieristico, in modo da garantire ai cittadini veneti servizi socio sanitari sempre migliori. E’, altresì, importante ricordare che l’autonomia potrà finalmente risolvere il problema della carenza di medici, causata dal blocco del turnover che perdura dal 2004, attraverso l’assunzione diretta, estesa ai giovani laureati che saranno stipendiati e si specializzeranno lavorando nei nostri ospedali. Questo, in accordo con le Università, per risolvere soprattutto la carenza di specializzandi presente in determinate branche”.

Di diverso avviso, Claudio Sinigaglia (PD): “Il Piano approvato oggi si pone in discontinuità con il precedente e mette in seria difficoltà l’integrazione socio sanitaria. Nel PSSR non vengono affrontati e risolti i veri problemi, in primis la carenza di medici, in ordine alla quale noi avevamo proposto il finanziamento di almeno 300 Borse di Studio specialistiche, ma non abbiamo avuto riscontro. Altro tema fondamentale che il nuovo Piano non risolve è quello della cronicità e della non autosufficienza. Dal 2001 attendiamo la riforma delle IPAB e il Veneto è l’unica regione inadempiente. La riforma delle Case di Riposo viene continuamente rimandata e intanto le famiglie venete pagano costi insostenibili per ospitare i propri cari nelle diverse strutture. Per non parlare del Super Ticket che non viene rimodulato e così risulta più conveniente rivolgersi alle strutture private per ottenere prestazioni sanitarie. E poi, le liste di attesa, che continuano a essere un macigno che la Regione Veneto non è riuscita a smaltire, neppure con le aperture serali. Restiamo quindi in attesa di risposte e soluzioni concrete”.

Anche per Sinigaglia, “ad ogni modo, è stato compiuto un lavoro importante in Commissione e il nostro contributo è stato significativo, dato che circa una quindicina dei nostri obiettivi prioritari, sui ventidue proposti, sono stati recepiti. Certo, non sono stati risolti i problemi più gravi, che porteremo in aula consiliare per trovare una soluzione”.
 
Di “buon lavoro” in commissione parla l’Assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, che in una nota ringrazia “tutti i consiglieri per la concretezza e la tempestività. Adesso appuntamento in aula per fissare la road map della sanità veneta del futuro”.

“Ci sarà tempo e modo di discutere e affinare tutto in aula”, aggiunge Coletto, che vuole però segnalare “alcuni capisaldi fondamentali” già messi nero su bianco: “Come abbiamo sempre garantito nessun ospedale sarà chiuso o ridimensionato; c'è un notevole rafforzamento della medicina territoriale con gli ospedali di comunità e i distretti; potenzieremo attenzioni e servizi per le categorie più deboli come anziani e bambini; si conferma la scelta degli investimenti tecnologici e della superspecializzazione delle strutture, pur continuando a sostenere la qualità diffusa su tutti gli ospedali e non solo su quelli principali”.
 
Si uniscono a Sinigaglia alla soddisfazione per l’accoglimento di “gran parte delle nostre proposte” anche i consiglieri del Pd Alessandra Moretti, Bruno Pigozzo e Orietta Salemi.

“Avevamo presentato una poderosa manovra con 22 obiettivi prioritari per attualizzare, aggiornare e migliorare il Pssr 2019/2013 e abbiamo avuto riscontri positivi”, affermano in una nota, elencando poi le proposte accolte:

1) aumento delle strutture intermedie, in particolare nelle zone con specificità, da riportare nelle schede territoriali;

2) attivazione del piano straordinario distrettuale per l’assistenza domiciliare;

3) operazione trasparenza per sapere ogni anno  chi sono i privati che sono stati  finanziati e quanto hanno ricevuto;

4) recepimento dell’accordo con i sindacati per aumentare l’attività ispettiva dello Spisal e garantire maggior sicurezza nei posti di lavoro;

5) fascicolo sanitario elettronico e attivazione della tessera sanitaria elettronica entro il 2019;

6) inserimento del capitolo disabilità, con registro in ogni Ulss delle liste d’attesa per inserimento delle persone con disabilità nei centri diurni e nelle comunità residenziali, oltre carta servizi per disabili;

7) possibilità di attivare le fondazioni di comunità e/o di partecipazione per il ‘Dopo di noi’;

8) attivazione nei pronti soccorso di spazi dedicati alle persone disabili o non autosufficienti;

9) attivazione tessera elettronica per i celiaci;

10) diagnosi precoce e centri regionali di riferimento per l’autismo;

11) promozione della cultura della donazione (sangue, midollo, organi) anche con una giornata regionale dedicata;

12) recepimento direttiva europea per l’attività dei veterinari con il nuovo regolamento UE 625/17;

13) percorso di rete e preventivo per il virus West Nile;

14) estensione dei servizi farmaceutici, prevenzione e monitoraggio del funzionamento del sistema sanitario e possibile attivazione della distribuzione per conto al posto della diretta ospedaliera;

15) riconoscimento della specificità di Belluno, Laguna e Polesine;  

16) attivazione del 70% delle medicine di gruppo  nel prossimo biennio;

17) inserimento del capitolo Umanizzazione delle cure e dei servizi;

18) programmazione triennale degli investimenti in sanità da parte del Consiglio regionale;

19) cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale in sanità, superando la logica di emergenza per consolidare soprattutto nell’Africa subsahariana costruzioni di strutture ospedaliere monitorate negli anni.

“Nonostante ciò - sottolineano ancora gli esponenti democratici - problemi fondamentali restano sul tavolo. Su non autosufficienza, con la perenne attesa della riforma delle Ipab e cronicità, la Regione continua a non dare risposte, così come sul personale. Mancano tanti, troppi medici: avevamo proposto il finanziamento di almeno 300 borse di studio specialistiche, ma da parte della maggioranza non c’è stato alcun riscontro. Anche sulle liste di attesa non è stata trovata alcuna soluzione, così come è rimasto il superticket che di fatto rende più conveniente agli utenti rivolgersi alle strutture private per ottenere prestazioni sanitarie. Riporteremo le nostre proposte in Consiglio convinti che questo Piano debba essere migliorato: l’integrazione sociosanitaria è a rischio, non possiamo permettere che le venga messa sopra una pietra tombale”.
14 novembre 2018
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