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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Regioni e Asl - Veneto

Infermiere di famiglia. In Veneto già 441 professionisti in campo. Vallicella (Opi Verona): “Importante opportunità per i cittadini”

di Endrius Salvalaggio
immagine 5 ottobre - Il presidente dell’Opi evidenzia la tempestività della Regione Veneto che, ancora prima che il Decreto Rilancio diventasse legge, ha approvato una delibera regionale che stabiliva l’assunzione 8 infermieri di famiglia e di comunità ogni 50mila abitanti. “E’ una funzione nuova che prima non esisteva, aggiungendo opportunità  importanti ai cittadini e non togliendo nulla ad altri professionisti già tradizionalmente presenti sul territorio”.
La figura dell’infermiere di famiglia e comunità, annunciato nel patto per la salute del 2019/2021, prende forma grazie al DL 34,“decreto rilancio”,  che prevede l’assunzione di 9600 infermieri da parte delle regioni, che dovranno declinare questa funzione in seno all’organizzazione dei servizi sanitari territoriali regionali. La Regione Veneto, ancor prima che il decreto rilancio diventasse legge, con delibera regionale nr 782 del 16 giugno stabiliva l’assunzione 8 infermieri di famiglia e di comunità ogni 50mila abitanti.  

“Possiamo sicuramente dire – spiega Franco Vallicella, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Verona - che la regione Veneto si è mossa con tempestività e che ancora prima che il DL 34 fosse convertito in legge, ha deliberato un potenziamento dell’assistenza territoriale con l’attivazione di 441 nuove collaborazioni di infermieri di famiglia e comunità da inserire nel territorio. L’infermiere di famiglia veniva annunciato già nel patto della salute 2019-2021, con una novità importante che risponde all’esigenza di un altrettanto importante rafforzamento dell’assistenza sul territorio sia per far fronte ad eventuali altre situazioni critiche legate alla pandemia, che per prevenire la loro insorgenza e migliorare l’assistenza ai pazienti con patologie croniche”.

L’infermiere di famiglia e di comunità è una figura che ben risponde alle esigenze di una emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo in questo momento, ma non solo, considerato che molti della categoria delle professioni infermieristiche la stavano evocando da anni.

“L’infermiere di famiglia e comunità – continua Vallicella -  è il professionista responsabile dei processi infermieristici in ambito familiare e di comunità, in possesso di conoscenze e competenze specialistiche nell’area infermieristica, delle cure primarie e sanità pubblica. Eroga cure infermieristiche che includono: la promozione della salute, la prevenzione delle malattie e la presa in carico infermieristica in caso di pazienti con patologie croniche. È inserito nell’ambito del distretto e collabora integrandosi con le altre figure professionali che sono presenti e necessarie per dare una risposta complessiva ai bisogni di salute del cittadino vita”.

Fino ad ora abbiamo visto quali sono le mansioni previste per questa nuova figura professionale. Per non confondere però con altre figure, già presenti nel territorio che si occupano di assistenza domiciliare, va specificato anche quello che l’infermiere di famiglia e di prossimità è chiamato a non fare.   “Certamente, non è né l’infermiere di uno studio medico, né l’infermiere che garantisce solo ed esclusivamente prestazioni in assistenza domiciliare integrata. L’infermiere di famiglia e comunità eroga un’assistenza di iniziativa. Collabora, partecipa ed educa a nuovi stili di vita i pazienti in cura. E’ una funzione nuova che prima non esisteva, aggiungendo opportunità  importanti ai cittadini e non togliendo nulla ad altri professionisti già tradizionalmente presenti sul territorio”. Conclude OPI Verona

Endrius Salvalaggio
5 ottobre 2020
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