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QS Edizioni - venerdì 29 marzo 2024

Regioni e Asl - Veneto

Vaccini Covid. Zaia: “Per farli non ci vuole la laurea”. Insorgono gli Omceo del Veneto: “Non è una banale iniezione”

di Endrius Salvalaggio
immagine 6 aprile - Il presidente del coordinamento degli Omceo del Veneto interviene sulle parole del governatore Zaia, che per accelerare sulla campagna vaccinale chiede più vaccinatori, anche non medici. Noce ribadisce come i vaccini abbiano seguito un rigoroso iter di approvazione, ma evidenzia come l’iniezione sia “una piccola parte di un processo ben più ampio che è competenza esclusiva del medico” e richiede la presenza di “personale capace di fare il un primo intervento rianimatorio”. Per Noce il vero problema non è la mancanza di vaccinatori, “ma di dosi e di un’organizzazione efficace”.
“A breve entreremo nel vivo delle vaccinazioni anti Covid e, come Federazione regionale degli OMCeO veneti, teniamo a precisare che questo tipo di vaccino non è come tanti altri, anzi; conosciamo molti degli effetti che può provocare, ma molti altri no. Pertanto, per evitare equivoci che possano portare anche a delle conseguenze gravi, a nome dei sette Ordini dei Medici del Veneto evidenziamo che non stiamo parlando di semplici iniezioni”. A dirlo è il Presidente Francesco Noce FROMCeO Veneto, la federazione regionale degli ordoni dei medici, che risponde così alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi, nel corso del consueto punto stampa, dal presidente della Regione, Luca Zaia.

Per Zaia “nel Paese diciamo tutti i giorni che per fare le iniezioni non ci vuole una laurea”. Per questo, secondo il governatore, “anche il dibattito contro i farmacisti non è corretto in questa fase. Il medico può fregiarsi di conoscenze che il semplice cittadino che fa le iniezioni non ha, però quello è un fatto meccanico e in altri Paesi il tema iniezioni è affrontato in modo molto più veloce che qui in Italia. Quando arriveranno tanti vaccini - secondo Zaia - bisognerà fare così. Non dico andare dalla vicina a fare la puntura, ma quasi”.

Parole, quelle di Zaia, che per gli Ordini dei Medici del Veneto necessitano di importanti precisazioni. "Non si tratta di fare polemica”, spiega il presidente del coordinamento degli Omceo Veneti, Francesco Noce, secondo il quale, se la Regione Veneto ha ritenuto opportuno coinvolgere come vaccinatori anche professionisti non medici, ognuno si prenderà le proprie responsabilità. Per Noce è necessario che all’atto della vaccinazione sia sempre presente almeno un medico. Questo perché, sempre secondo FROMCeO, la cosiddetta “iniezione” anti Covid risulta essere “una piccola parte di un processo ben più ampio" che, in questo caso, oltre ad essere di competenza esclusiva del medico, si suddivide in ben 5 fasi:  

1) Anamnesi o storia clinica del paziente, di competenza esclusivamente medica, il cui corretto apprendimento, che consegue allo studio della clinica e patologia medica, è anche oggetto di esame durante il corso di laurea in medicina e chirurgia.  

2) Acquisizione del consenso informato sul foglio prevaccinazione, anch’essa di esclusiva competenza medica (e su cui si sono impiegati fiumi di inchiostro in particolare durante i procedimenti penali a carico dei medici) dopo adeguato colloquio informativo tra medico e paziente.

3) Preparazione del vaccino, disinfezione, puntura intramuscolare sul deltoide della spalla in modalità sterile, medicazione di copertura sede di inoculazione a carico di infermiere o medico.   

4) Osservazione del paziente per possibili eventi avversi quali idiosincrasie, allergie, reazioni anomale, sintomatologia legata allo stato di ansia con eventuale ed adeguato intervento rianimatorio in casi estremi se necessario.

5) Registrazione e consegna del certificato di avvenuta vaccinazione firmato da operatore sanitario abilitato.

“Dobbiamo dire le cose come stanno – dichiara il presidente del coordinamento degli Omceo del Veneto – e dobbiamo essere trasparenti. Punto primo: a chi si vaccinerà, bisognerà spiegare gli effetti collaterali che conosciamo ma anche quelli che non conosciamo e che stiamo apprendendo attraverso la farmaco vigilanza. Punto secondo: se qualche paziente ha uno shock anafilattico, nel luogo in cui si farà il vaccino ci dovrà essere tutta l’attrezzatura per intervenire, compreso un defibrillatore. Punto terzo: laddove si vaccinerà ci dovrà a nostro avviso essere del personale capace di fare il un primo intervento rianimatorio”.

“Noto che ad oggi abbiamo a disposizione per i vaccini oltre 2000 medici disponibili, molti e molti infermieri e altrettanti MMG – dice Noce -. Non possiamo pensare, e tanto meno dire, che chiunque può fare un vaccino visto che si tratta di un vaccino nuovo, appena immesso in circolazione e di cui non conosciamo tutti gli effetti collaterali tanto è vero che si sta facendo ancora della farmaco vigilanza. A nostro avviso, pertanto, medici, infermieri ed MMG restano le figure idonee a tutto il processo vaccinale. La campagna vaccinale secondo noi potrebbe anche complicarsi se non venisse fatta, da chi ne ha le competenze, un pronto intervento a portata di mano. Questo per garantire la sicurezza delle persone, e noi sappiamo che ogni individuo può avere reazioni diverse e inaspettate nei confronti di qualsiasi farmaco o sostanza, dovesse essere anche 1 su 1 mille o su un milione”.  

Gli Ordini dei Medici veneti ribadiscono, infine, come i vaccini prima di essere messi a disposizione hanno seguito un iter molto rigoroso per la loro approvazione da parte delle istituzioni preposte, che ne hanno valutato l’efficacia e la sicurezza, restando ad oggi, l’unica terapia per prevenire il contagio o almeno le conseguenze più pericolose della malattia. “Se vogliamo uscire presto da quest’incubo il vaccino resta il presidio più importante. Bisogna però che l’atto vaccinale avvenga in sicurezza secondo le modalità espresse. Allo stato, mancano i vaccini ed una adeguata ed efficace organizzazione non mancano certo i vaccinatori”, conclude Noce.

Endrius Salvalaggio
 

 
6 aprile 2021
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