21 FEB - Durante l’emergenza Ebola, a cavallo tra il 2014 e il 2015, la Asl 1 seppe parlare più lingue, dall’arabo all’albanese, per chiedere e avere informazioni, per assicurare le cure, a profughi e richiedenti asilo che venivano sottoposti, all’ospedale di L’Aquila, alla prima visita. Nacque allora, sull’onda dell’emergenza Ebola, un servizio di mediazione culturale che la Asl ha successivamente strutturato e che oggi svolge un ruolo decisivo nell’accesso ai servizi sanitari, non solo di extracomunitari ma di chiunque, proveniente dai paesi più disparati, ha diritto per legge alle prestazioni sanitarie. La direzione Asl ha istituito così il servizio di mediazione e integrazione culturale delle popolazioni straniere e di immigrati, articolandolo in diverse modalità. C’è un manuale, intitolato ‘salute senza frontiere’, scritto in 5 lingue (russo, inglese, francese, arabo e albanese, disponibile sul sito Asl 1 alla voce ‘Carta dei servizi’).
Questo manuale è una guida minuziosa per orientare stranieri e immigrati all’interno della multiforme galassia dei servizi offerti dalla Asl. Punto per punto viene spiegato come, dove, quando accedere ai diversi servizi, dall’ospedale alle altre strutture sanitarie del territorio. Oltre a questo prontuario-guida, esiste un servizio di intervento, sia per le urgenze sia per i casi ordinari, in cui è prevista la presenza fisica (in ospedale o in altre strutture della Asl) del mediatore culturale nella specifica lingua. Il mediatore, in sostanza, fa da interprete tra i medici e l’utente straniero e immigrato, rendendo possibile o agevolando la prestazione sanitaria da erogare. Per garantire questo servizio essenziale la Asl, dal 2014, si avvale dell’associazione femminile immigrate per le pari opportunità che fornisce, al bisogno, 7 operatori come interpreti dei vari idiomi.
Direttore generale
Ernesto Rodriquez