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Coronavirus. Asur Marche difende il progetto Covid Center di Civitanova

Il direttore del Dipartimento Emergenza urgenza UO Anestesia e rianimazione, Giuseppe Tappatà, evidenzia la necessità di farsi trovare impreparati di fronte alla fase di recrudescenza attesa, ma anche l’importanza che la struttura riveste per riportare gradualmente alle normali funzioni gli altri ospedali. Ma “i professionisti sanitari che saranno chiamati a lavorare in questa struttura dovranno essere adeguati per numero e preparazione e avere un riconoscimento economico particolare in ragione del loro impegno”.

22 APR - Il direttore del Dipartimento Emergenza urgenza UO Anestesia e rianimazione Asur Marche, Giuseppe Tappatà, interviene sulle polemiche inerenti la realizzazione dell’ospedale Covid di Civitanova difendendo il progetto. La scelta dell’ospedale di Civitanova, afferma il dottor Tappatà, “ha due motivazioni incontestabili: una recrudescenza non ci troverà impreparati; la struttura permetterà di riportare gradualmente alle normali funzioni gli ospedali Covid”.
 
 La nota dell’Asur Marche ricorda, quindi, alcune dichiarazioni del presidente della Regione, Luca Ceriscioli, sull’importanza di “far respirare gli ospedali per l'attività ordinaria. C'è un grande bisogno di tornare a dare una risposta a tutti i malati. Per un paio di mesi è stata sospesa tutta l'attività programmata, mantenendo solo gli interventi urgenti. Tutti gli ospedali vorrebbero tornare domani mattina a svolgere la propria attività”, ha detto il governatore.
 
L’Asur evidenzia, inoltre, come rispetto alle strutture tradizionali, l’ospedale avrà “una capacità di gestione molto più efficace in termini di capienza ed efficienza, che nessun'altra struttura presente nella regione è in grado di assolvere”.
 
“Nel contesto del momento che stiamo vivendo – aggiunge Tappatà - tutte le opinioni sono accettabili, anche in ragione del fatto che non c’è una verità che possa guidare le nostre azioni. Ci sono tanti esperti che elaborano ipotesi e studiano possibili soluzioni sia in campo scientifico che in campo politico organizzativo. Tutte potrebbero essere valide finché non ci si avvicina a una possibile verità. Ma c’è bisogno di un tempo che non possiamo non utilizzare in modo non costruttivo. Da clinico mi permetto due raccomandazioni: che il ritorno alla normalità di questi ospedali sia veramente graduale, non ci deve essere fretta perché le necessità sono ancora vive; che i sanitari che saranno chiamati a lavorare in questa struttura siano adeguati per numero e preparazione e che abbiano anche un riconoscimento economico particolare in ragione del loro impegno, che sarà intenso e continuativo, all’interno di questa struttura”.

22 aprile 2020
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