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Covid e scuole chiuse. Anaao Marche scrive alla Regione: “I figli degli operatori sanitari devono tornare subito in classe”

Il segretario regionale Anaao evidenzia come la lotta al Covid si possa combattere solo con gli operatori sanitari al lavoro: “Siamo davvero disposti ad assumerci la responsabilità di chiedere a questa intera categoria di scegliere tra i propri obblighi professionali e quelli genitoriali?”, è la domanda che pone Marcante. Appello alla Regione perché sensibilizzi il Governo e il Parlamento sulla necessità che i figli dei medici ed operatori sanitari possano frequentare la scuola in presenza. LA LETTERA

15 MAR - Il sindacato di medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed Marche scrive al presidente della regione, Francesco Acquaroli, e all’assessore alla Salute, Filippo Saltamartini, per sensibilizzare rispetto alla chiusura delle scuole e alla didattica a distanza anche per i figli degli operatori sanitari. “Da oltre un anno questa categoria si sta prestando generosamente a svolgere la propria indispensabile opera professionale al servizio dei malati, colpiti da questa terribile pandemia” ma quelli che abbiamo definito “Angeli” sono, “oltre che professionisti coscienziosi e infaticabili, anche delle mamme e dei papà”, osserva il segretario del sindacato Oriano Mercante, nella lettera.

Ora, nelle zone rosse, le scuole sono chiuse anche per i loro figli. E sono “moltissimi”, spiega Mercante, “coloro che non sanno a chi affidare i propri figli minorenni che la mattina devono svolgere lezioni scolastiche a casa e non nelle aule”.
 
Per questo l’Anaao Marghe chiede al governo regionale di “sensibilizzare” il Presidente del Consiglio Mario Draghi, il Ministro della Salute, Roberto Speranza e anche le Forze Parlamentari affinché “venga consentito ai figli dei medici ed operatori sanitari di rientrare in classe assieme alle categorie speciali già ammesse, almeno per i ragazzi e ragazze delle scuole primarie di primo e secondo grado".
 
L’auspicio è che Acquaroli e Saltamartini si attivino “immediatamente” per fare il possibile per “risolvere una situazione non sostenibile e che rischia di avere conseguenze disastrose perché il malcontento dei colleghi lo percepiamo distintamente. Siamo davvero disposti ad assumerci la responsabilità di chiedere a questa intera categoria di scegliere tra i propri obblighi professionali e quelli genitoriali?”, domanda Marcante.

15 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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