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Campobasso. Dalla Fondazione Giovanni Paolo II trattamenti radioterapici avanzati per i tumori del testa-collo

Il lavoro scientifico che riporta la fattibilità di questa complessa strategia è stato pubblicato sulla rivista British Journal of Radiology. Soltanto recentemente si è compreso che la prevalenza di questo disturbo è stata per lungo tempo sottovalutata e che esso dovrebbe essere considerato una delle tossicità che limitano la dose della radiochemioterapia per l’impatto negativo sulla qualità della vita del paziente.

06 APR - Una ricerca condotta dalle Unità Operativa di Fisica Sanitaria e Radioterapia Oncologica della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso ha mostrato importanti risultati nell’ambito della ottimizzazione dei trattamenti radioterapici avanzati per i tumori del testa-collo. Il lavoro scientifico che riporta la fattibilità di questa complessa strategia è stato pubblicato sulla rivista British Journal of Radiology.

“ Negli ultimi anni - spiega Savino Cilla, primo autore del lavoro e responsabile della U.O. di Fisica Sanitaria - l’intensificazione dell’uso della radioterapia per il trattamento dei tumori del testa-collo, mediante l’utilizzo di frazionamenti non convenzionali e/o chemioterapia concomitante, si è tradotta in un miglioramento del controllo locoregionale del tumore e del rateo di sopravvivenza, ma al costo di più elevati ratei di tossicità legata al trattamento. In particolare, l’incidenza della disfagia radioindotta (cioè la difficoltà a deglutire, un danno grave che può rendere necessaria l’alimentazione attraverso una gastrostomia) è considerevolmente aumentata, come riportato dalla letteratura internazionale”. Soltanto recentemente si è compreso che la prevalenza di questo disturbo è stata per lungo tempo sottovalutata e che esso dovrebbe essere considerato una delle tossicità che limitano la dose della radiochemioterapia per l’impatto negativo sulla qualità della vita del paziente sia per i rischi associati a complicazioni dovute all’aspirazione.

“Nel nostro Centro – continua Cilla – abbiamo implementato nel corso degli anni le più avanzate tecniche radioterapiche a fasci esterni come la radioterapia ad intensità modulata (IMRT) e poi, nel 2009 primi in Italia, la radioterapia volumetrica modulata ad arco (VMAT). Queste tecniche ci hanno consentito di irradiare neoplasie di qualunque forma complessa ed irregolare, poste in prossimità di organi sensibili, minimizzando tossicità ed effetti collaterali e nel contempo di incrementare la dose somministrata al tumore rispetto alla Radioterapia tradizionale migliorando così l’efficacia terapeutica del trattamento. Tuttavia, nessuno studio scientifico ha esplicitamente mostrato la fattibilità della tecnica VMAT nel ridurre anche la dose alle strutture anatomiche rilevanti coinvolte nella disfagia. In questo studio effettuato su 15 pazienti con tumori del testa-collo, abbiamo esplorato il potenziale della tecnica VMAT nel risparmiare anche gli organi della deglutizione e investigato se l’entità del risparmio di dose nelle strutture legate alla deglutizione (ad esempio, i muscoli della faringe e la laringe) si traducesse in una riduzione significativa dei valori della probabilità di complicanze per la disfagia. I nostri risultati mostrano per la prima volta a livello internazionale che i trattamenti con la tecnica VMAT hanno il potenziale di risparmiare in modo significativo anche le strutture anatomiche legate alla deglutizione, a parità di controllo locale della malattia”.

“La radioterapia oncologica – afferma Francesco Deodato, responsabile della U.O. di Radioterapia – ha oggi ha un ruolo determinante nella gestione dei tumori del testa-collo. I tumori deli testa-collo – categoria della quale fanno parte però anche quelli alla bocca, alla faringe, alla lingua, al naso ecc. - rappresentano il quinto tipo di tumore più diffuso al mondo. Ogni anno in Italia si diagnosticano circa 10.000 – 12.000 nuovi casi. Le nuove sofisticate tecnologie ci consentono ormai di colpire il tumore con radiazioni precise quanto un bisturi. Grazie ai trattamenti avanzati come quelli VMAT, per questo tipo di tumore non solo diminuiscono gli effetti collaterali, ma aumentano anche il controllo locale e i tassi di sopravvivenza come ormai evidenziato dalla letteratura scientifica. Di conseguenza, la qualità di vita dei pazienti che si sottopongono alla terapia diventa sempre più una nostra preoccupazione. Oggi siamo in grado di utilizzare la tecnologia più complessa per ottenere trattamenti sempre più mirati e meno tossici, che sono diventati lo standard of care della nostra pratica clinica", conclude.
 

06 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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