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Piemonte. Tumore del collo dell'utero, attivo in 8 Dipartimenti su 9 il nuovo screening primario con test HPV

Lo screening con test HPV permette di ridurre del 60%-70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero rispetto allo screening con Pap test. Nel 2015 il programma piemontese di screening ha invitato a fare il test HPV il 45% delle donne dei distretti attivi. Il test sarà offerto a tutte le donne in età indicata entro il 2018.

20 NOV - Appuntamento lunedì, 23 novembre 2015, dalle ore 8,30 alle 16,40, presso l’Aula Magna A.M. Dogliotti dell’ospedale Molinette di Torino, per fare il punto sui risultati del programma di screening della Regione Piemonte per il tumore del collo dell’utero. Il Workshop è organizzato dal Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO) della Città della Salute di Torino e sarà incentrato, in particolare, sui risultati e l’implementazione dello screening del tumore del collo dell’utero con il test HPV come test primario.

“Lo screening con test HPV – spiega la nota che annuncia l’evento - va progressivamente a sostituire lo screening con Pap test per le donne di età compresa fra i 30 e i 64 anni. Ad oggi è stato attivato in 8 su 9 Dipartimenti di screening piemontesi. Finora, nel corso del 2015, il programma piemontese di screening Prevenzione Serena ha invitato a fare il test HPV il 45% delle donne dei distretti attivi. Il passaggio al test HPV, iniziato nel 2014, sarà effettuato nell’arco di cinque anni”.

“Il piano di implementazione sta procedendo come previsto ed entro il 2018 a tutte le donne in età indicata sarà offerto il test HPV. Prevenzione Serena è uno dei primi programmi di screening ad attuare il passaggio al test HPV come test primario per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, non solo in Italia ma nel mondo” ha dichiarato il dottor Nereo Segnan, responsabile del coordinamento regionale del programma di screening Prevenzione Serena.

Il test per la ricerca del DNA di HPV oncogeni (test HPV) serve a rilevare l’eventuale presenza del DNA dei ceppi del virus HPV ad alto rischio per lo sviluppo del tumore del collo dell’utero. “Lo screening con test HPV – spiega ancora la nota - permette di ridurre del 60% - 70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero rispetto allo screening con Pap test. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet, con il titolo Efficacy of HPV-based Screening for Preventing invasive Cervical Cancer: follow-up of four European randomised controlled trials, che ha valutato su larga scala l’effetto dello screening basato sul test HPV rispetto a quello basato sul Pap test nel prevenire tumori invasivi. Lo studio, che per la prima volta definisce i protocolli più appropriati per il test, è opera di un’équipe internazionale di ricercatori guidata dal dottor Guglielmo Ronco del CPO ed è stato condotto all’interno dei programmi di screening organizzati in Europa, tra cui quello di Torino”.

Ma il Pap test, sottolinea la nota, “non perde completamente la sua validità. Nelle donne più giovani in età da screening (25-29 anni) il test HPV rileva molte lesioni destinate a regredire spontaneamente, con un elevato rischio di esami e trattamenti inutili. Pertanto le donne con meno di 30 anni continueranno a fare il Pap test”. Ogni anno attraverso lo screening vengono individuate circa 450 lesioni pre-invasive. Nella quasi totalità di questi casi il trattamento è limitato alla sola asportazione della lesione, usualmente in ambulatorio di colposcopia, con conservazione della capacità riproduttiva. “Il programma di screening – conclude la nota - ha dimostrato di fornire una protezione molto elevata. Il rischio di tumore invasivo del collo dell’utero è risultato ridotto dell’80% nelle aderenti all’invito rispetto alle non aderenti, benché una parte rilevante di queste ultime facesse comunque il test al di fuori di Prevenzione Serena”.

20 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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